Mariantonia Dell’Aquila è morta di tumore a fine febbraio di quest’anno. Aveva 61 anni. Era una giornalista ma soprattutto una donna speciale. In sua memoria un gruppo di amici ha fondato un’associazione che porta il suo nome e che, come prima azione, ha inventato un premio per aiutare la gente a sognare. Di Mariantonia e dell’associazione parliamo con le sue due figlie, Laura e Giovanna Rosa, di 28 e 26 anni.

La mamma era una donna profondamente pugliese. Anche se dalla Puglia è venuta via bambina e poi ci siamo tornate insieme la prima volta solo cinque anni fa, aveva una generosità, un calore che le venivano dal suo essere di quella regione. La nostra casa era sempre aperta, piena di gente, di amici, di sconosciuti che lei incontrava e che dopo due giorni l’adoravano. L’apertura della casa ruotava anche intorno al culto del cibo, all’importanza sociale della buona cucina. La domenica lei cucinava per tutti e anche per tutta la settimana, per lasciare a noi qualcosa di pronto. Da settembre a novembre si passavano i sabato pomeriggio a pulire i funghi, la mamma adorava i funghi. Le ricette della mamma sono storiche, di tutte però forse il suo pezzo forte era la pasta e fagioli, una pasta e fagioli così non l’abbiamo mai mangiata in vita nostra. Fare una buona pasta e fagioli per gli amici le dava la stessa soddisfazione che fare un buon numero di Doppiovù, di Amica o di Bravacasa. Ma della mamma giornalista magari parliamo dopo. La mamma era davvero come una grande madre, non solo madre nostra, il suo era un atteggiamento materno nei confronti di tutti; aveva un senso materno cosmico. Era una donna minuta ma emanava un forza interiore che veniva subito recepita da tutti. Quanti amici nostri conoscevano la mamma e dopo arrivavano qui tutti i giorni a raccontarle i loro problemi in famiglia. La mamma era una psicologa naturale, tanto è vero che una sua amica l’aveva soprannominata “Lucy un dollaro all’ora”. Era come se lei avesse la capacità di riportare le persone in vita. Vedevi degli amici arrivare qui a pezzi e li vedevi uscire dopo qualche ora come rinati. Anche, sai com’è nell’età adolescenziale, ecco magari veniva un nostro amico o un’amica in crisi, e a noi neanche ci guardavano, si mettevano a parlare con la mamma ed era come se lei li stendesse su un lettino e li rimettesse in equilibrio. Lei stessa non si spiegava come mai tutti le raccontassero i propri problemi. A noi sembrava una mamma assolutamente normale. Solo con il tempo ci siamo rese conto che era speciale, parlando con i nostri amici del rapporto che avevano con i loro genitori o, quando ha cominciato a stare male, sentendo i suoi amici parlare di lei.
A proposito della mamma che ascolta tutti, ti raccontiamo un episodio divertente. Quando la mamma era direttrice di Doppiovù, uno dei primi giornali per giovani, un giornale che era della Mondadori ma decisamente schierato a sinistra, ricevette una telefonata di minacce da un sedicente appartenente delle Br che l’accusava di fare un giornale che si dichiarava favorevole ai movimenti di sinistra dei giovani ma che in realtà nascondeva un progetto di distruzione del movimento. Te lo diciamo così, le parole precise non le ricordiamo, eravamo bambine. La mamma fa finta di niente, ma le minacce si ripetono e allora chiama la Digos. Era il ’77 o il ’78, anni in cui non si scherzava. La Digos è un po’ perplessa ma comunque preoccupata, tanto è vero che mettono sotto scorta la mamma e anche noi bambine e dicono alla mamma che quando questo chiama deve farlo parlare il più possibile. Lui chiama e la mamma lo fa parlare. Succede più volte e le telefonate diventano sempre più confidenziali. Sai cosa è successo alla fine? Che a un certo punto durante una telefonata più lunga ed evidentemente più profonda delle altre questo qui scoppia a piangere, le dice che lui non c’entra niente con le Br, è solo un povero disgraziato, un piccolo delinquente e che è stato pagato da una collega invidiosa che la voleva spaventare. Ti rendi conto, la mamma è riuscita a farlo confessare. E non ha mai detto il nome della collega.
La mamma era una donna che tendeva a proteggere tutti. E lo si è visto anche durante la malattia. Ha saputo di avere un tumore a marzo del 98 ed è morta a fine febbraio del 99. E’ stata malata per poco meno di un anno. Fino a dicembre è andata a lavorare, eppure aveva dolori fortissimi alla schiena. Ma non te lo faceva mai pesare. Persino con il suo medico curante è riuscita a f ...[continua]

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