UnBreakFast è un’associazione che riunisce alte professionalità temporaneamente fuori dal mercato del lavoro. Può raccontare?
UnBreakFast è nata ufficialmente poco più di un anno fa (abbiamo costituito l’associazione a marzo 2007). In realtà i primi incontri che abbiamo fatto sono stati all’insegna del "quattro amici al bar”. E’ stato lì che abbiamo cominciato a condividere i nostri problemi, ovvero la difficoltà di cercare un lavoro, ma soprattutto la presa d’atto che i network che avevamo, in un modo o nell’altro, erano limitati, quando invece il passaparola resta ancora un elemento fondamentale in queste situazioni. L’idea di mettere in piedi questa associazione è nata un po’ così, con l’obiettivo, a quel punto, di aiutarci a ritrovare un lavoro, che non vuol dire solo rientrare in azienda, ma anche, perché no, costruire e inventarsi dei nuovi progetti, delle società nuove e da lì poi ripartire.
Ma l’associazione non aiuta solo a questo livello. Uno dei primi bisogni che tutti noi abbiamo sentito è stato quello di non essere soli. Quando succede, la fuoriuscita dal mercato del lavoro, per quanto temporanea, è sempre abbastanza traumatica. Allora il fatto di avere un gruppo di persone che in qualche modo condivide questa condizione è importantissimo. L’altro aspetto rilevante, come dicevo, è la condivisione delle informazioni che permette un risparmio di tempo notevole perché avere la lista delle associazioni o società di outplacement, piuttosto che di social network, in maniera immediata rappresenta una grossa risorsa. In questo senso lo scopo dell’associazione è innanzitutto quello di fare network, ossia di mettere in condivisione le nostre relazioni.
UnBreakFast poi ha un target di riferimento molto preciso che sono le cosiddette "alte professionalità”. Abbiamo deciso di "specializzarci” convinti che agire a 360° avrebbe voluto dire non riuscire ad aiutare nessuno.
Ora, noi partiamo dalla convinzione che le competenze e le esperienze sono del know how prezioso. L’esperienza che uno ha accumulato lavorando 30 anni in un’azienda non può essere presa e buttata via, come se a quel punto le sue competenze non valessero più nulla…
Secondo me bisognerebbe addirittura trovare il modo di monetizzare la competenza e la professionalità che uno ha dato. Questi dati potrebbero anche essere messi in asset sulle aziende. In fondo Basilea 2 prevede che se esiste in azienda un certo tipo di management si riescono a ottenere anche degli sconti sul costo del denaro. Quindi comunque parliamo di competenze valorizzabili anche proprio sul piano economico.
Purtroppo oggi nel mondo del lavoro, la competenza non viene presa più di tanto in considerazione e una volta che sei fuori, sei fuori.
Poi c’è la questione dell’età: oltre i 40 anni il mercato dice che siamo "bolliti”. Eppure tutti noi sappiamo che non è affatto così, qui c’è tutta gente che ha voglia di fare, che tutto pensa tranne che mettersi in pantofole!
Su questo c’è proprio una contraddizione sistemica: lo Stato sta allontanando, ogni anno di più, quello che è il punto d’arrivo, cioè la pensione, con quote minime di contribuzione di 35 anni. Ora, i dati ci dicono che più o meno il periodo medio di assunzione nelle aziende è di 12 anni, questo vuol dire che restano "fuori” 23 anni per cui dobbiamo entrare nell’ottica che il precariato non è più precariato, è la norma.
Qui subentra un ulteriore elemento di difficoltà. Le persone di cui stiamo parlando hanno comunque superato i 40 anni, quindi appartengono a una generazione in cui eravamo abituati ad avere il posto fisso fino alla pensione. Insomma, è un vero stravolgimento e non è facile abituarsi. Probabilmente i nostri figli saranno in grado di gestirsi meglio in questo nuovo sistema.
Comunque questa è la realtà e occorrerà adeguarsi. In particolare bisognerà accettare di essere assunti con contratti brevi, essere disponibili a trasferirsi, essere disponibili ad andare in giro. L’Italia è un mercato piccolissimo, l’orizzonte sarà sempre più quello europeo. Noi su questo siamo indietro e quindi cominciamo a diventare un problema… cioè dopo i 40 anni non è facile ricominciare.
Cosa si intende per "alta professionalità”?
Parliamo di dirigenti, quadri o liberi professionisti con almeno 15 anni di esperienza lavorativa, p ...[continua]
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