Nadia Urbinati è Assistant Professor al Department of political Science della Columbia University. Ha recentemente pubblicato Individualismo democratico, Donzelli editore.

La riflessione sull’individualismo, e sui suoi rapporti con la democrazia, fatta in Europa ha seguito vie assai diverse da quella avvenuta in America sullo stesso tema. Qual è la genesi di queste diverse impostazioni?
In Europa l’elaborazione teorica sull’individualismo è stata fatta soprattutto da scrittori antirivoluzionari, come Joseph de Maistre, o sansimoniani e repubblicani, come Pierre Leroux, a partire dalla riflessione sulla modernità, a sua volta vista alla luce della Rivoluzione francese. Pur nella diversità delle intenzioni e delle impostazioni, sia i controrivoluzionari che i sansimoniani dettero all’individualismo una connotazione esclusivamente negativa, basata sull’interpretazione della modernità come epoca di grande incertezza, a caratterizzare la quale erano stati due eventi: la Riforma protestante e l’avvento di quella che era stata chiamata "borghesia industrializzata".
Per de Maistre e per i controrivoluzionari la Riforma protestante ha dato inizio alla modernità con l’atto di disobbedienza di Lutero verso l’autorità papale, un atto che è anche la nascita dell’individualismo moderno. Prima di quell’atto nessuno, di fatto, poteva essere, come individuo, legittimato a opporsi ai dettami di un’autorità che aveva il suo fondamento nella divinità; con quell’atto l’individuo pone se stesso come giudice supremo di ogni verità. Questo, sempre per de Maistre, significa relativismo, sofismo, e soprattutto comporta che l’autorità politica non può più essere identificata in un corpo sovrano, ma si disperde nell’opinione degli individui, la qual cosa significa di fatto la scomparsa della sovranità, perché la sovranità è in tutti, e quindi in nessuno. Che, per inciso, è quanto afferma anche Rousseau: la volontà generale è in tutti e in nessuno.
Per i controrivoluzionari, questo "diluirsi" della sovranità stimolerebbe un individualismo aggressivo che, da un lato, contesta l’autorità, mentre dall’altro, e questo sarà l’elemento su cui insisterà molto Tocqueville, provoca, paradossalmente, uniformità, perché in questo corpo sovrano, dove l’autorità è dispersa in tutti, si avrebbero degli individui che non contano quasi nulla, senza alcuna distinzione individuale.
Il paradosso della modernità -un paradosso che, ad esempio, verrà ripreso anche da Foucault- sarebbe quindi di esaltare l’individuo e di uccidere l’individualità.
L’altra critica alla modernità, quella di Leroux e dei sansimoniani, lega l’individualismo alla società industriale di commercio, alla "borghesia industrializzata", cioè al capitalismo, anche se all’epoca non si usava ancora questa parola. In questo caso l’individualismo viene visto come sinonimo di egoismo, come sinonimo degli interessi privati contro il bene pubblico. E’ questo il fronte su cui insisteranno i sansimoniani, che vedono nell’aspetto commerciale della società industriale la disgregazione dell’unità del corpo sociale negli interessi particolari. Leroux, per esempio, sosteneva che con l’individualismo veniva a cadere l’idea stessa di unità della Repubblica, perché gli interessi degli individui vengono prima del bene della patria.
Nell’Europa dei primi decenni dell’Ottocento, sia a destra che a sinistra, si afferma quindi un’opinione negativa rispetto all’individualismo, ed è su questa base che si inserisce La Democrazia in America di Tocqueville, cioè il libro di un europeo su quell’America delle cui concezioni politiche, di fatto, poco si conosceva. Con le indagini che costituiscono questo libro, Tocqueville mostra che la democrazia è caratterizzata da due elementi fondamentali: la passione egualitaria e il sentimento individualista. Questi due elementi sono per lui potenziali agenti di degenerazione della democrazia in quanto possono portare alla tirannia della maggioranza o al disinteresse per la vita politica, facendo così assumere un peso enorme all’aspetto burocratico dello stato. Quello che Tocqueville sottolinea è che l’individualismo è negativo non perché implichi la disgregazione sociale -lui non vede disgregazione nella società americana, al contrario la vede ben compatta, coesa-, ma perché esso si rivela come aspetto politico costitutivo della democrazia, che in tal modo sarebbe minata alle fondamenta.
Pur in questa accezione critica, tuttavia, Tocqueville distingue l’ind ...[continua]

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