Come nasce la simpatia per la Lega in un lavoratore iscritto alla Cgil?
Ortalli. Inizialmente io sono stato attirato soprattutto dalla grinta e dall’ostinazione della Lega nel voler denunciare alcuni mali. Il cavallo di battaglia della Lega è stato fin dall’inizio questo famoso debito pubblico, questo assistenzialismo, questo sud che è un po’ una palla al piede, senza farne una colpa a chi ci abita, però per come è stato gestito... Quindi mi piacevano un po’ le idee di fondo, oltre alla proposta di un federalismo, Bonati dice "solidale", forse io lo vedo un po’ meno solidale, perché purtroppo 50 anni di assistenzialismo esagerato hanno creato un debito incredibile. Ecco il federalismo mi aveva molto colpito, e mi piaceva anche il fatto che la Lega tendesse sempre un po’ a stupire, con le continue uscite di Bossi o di qualcun altro. Quando la Lega è entrata a far parte del governo ho cominciato a cambiare un po’ atteggiamento. Prima ero anche un attivista, nel senso che andavo a volantinare, alle riunioni, davo una mano. Poi la virata fin troppo polemica, sempre volta a stupire, e comunque tendente al violento, anche al razzista, come pure alcune scelte politiche di Bossi, e il modo in cui tratta i suoi collaboratori, vedi il caso Pivetti: una persona che, come dire, è nata con lui, dopo lui l’ha liquidata molto malamente; insomma tutte queste cose non mi sono piaciute. La secessione, infine, per come la vedo io, è una cosa che non sta né in cielo né in terra, sono italiano, e mi piace essere italiano dalla Sicilia alla Lombardia. Io però sono per un federalismo abbastanza forte, queste persone sono state fin troppo, diciamo, "viziate", fin troppo aiutate, anche perché più che un beneficio alle persone, il beneficio l’hanno avuto le amministrazioni locali, i soldi chissà dove sono finiti, le famose "cattedrali nel deserto"...
Bonati. Non sono colpe della gente del posto...
Ortalli. Infatti, la gente del posto ha poca colpa, tutt’al più si può accusarla di essersi un po’ adattata ad un certo assistenzialismo, però le vere colpe sono di chi ha mandato investimenti a pioggia, senza curarsi di dove finissero.
Per quanto riguarda il sindacato della Lega, ricordo che già due anni fa, quando ero il classico leghista che abbraccia al 100% le idee del movimento, ora sono un po’ più critico, era uscita la questione del sindacato padano, che allora aveva un altro nome, il Sal. Io, che stavo nella Cgil, mi ero addirittura tolto, dopo sono stato invitato a riflettere sul fatto che la cosa non aveva prospettive, c’era gente che m’ha detto: guarda che siete in cinque iscritti. Non c’era niente di ufficiale, il programma non era ben chiaro, in parole povere tutto si basava sulla proposta: "Ma perché padroni e operai devono sempre litigare? Cerchiamo i punti in comune e valutiamo quelli". Bella cosa, però spesso bisogna battagliare e se si parte da questo concetto poi lo spazio per contrattare risulta molto ridotto. Io comunque rimango dell’idea che al sindacato attuale, Cgil Cisl e Uil, un po’ di concorrenza farebbe bene, anche se la contesa non può certo essere mandata avanti in questa maniera, bruciando le tessere, i fantocci. In fondo sono nati anche i Cobas, ma sono nati in maniera diversa, non è necessario fare queste azioni... Il fatto è che comunque allo stato attuale non è chiaro il livello di autonomia del sindacato padano, io leggo i giornali e guardo i telegiornali, però ancora non ho visto personaggi e volti rappresentativi di questo sindacato. Certo, qui forse si improvvisa un po’, però io resto convinto che senza questa enfasi, il Sin.pa potrebbe essere una realtà efficace. Ecco, ripeto, un po’ di concorrenza ci vuole. Io sono iscritto alla Cgil, che forse è il sindacato più massiccio, quello che lotta di più. Qualche sbaglio effettivamente c’è stato o forse si è mollato ultimamente anche rispetto alle pensioni. Il sindacato fa sicuramente bene ad abbracciare anche le grandi questioni nazionali, come il welfare, ci mancherebbe altro! Però non vorrei che guardasse troppo le questioni nazionali, trascurando i luoghi di lavoro, perché un sindacalista che venga nelle fabbriche più spesso è proprio la cosa che un po’ manca. Forse manca anche un linguaggio più diretto, che sia di stimolo. Purtroppo se il sindacato ha qualche problema, è anche perché è lo specchio delle p ...[continua]
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