Mario Satta, farmacista, 41 anni, è sindaco di Perfugas (Sassari).

Da un anno sei sindaco di Perfugas, il primo sindaco del movimento indipendentista iRS, indipendèntzia Repùbrica de Sardigna. Puoi raccontare?
Mi sono sempre interessato di politica, ma da esterno, non mi sono mai voluto mettere in gioco. In un paese piccolo mettersi in politica è pericoloso, per via delle inimicizie, dei malumori; io poi sono il farmacista del paese e quindi ho un ruolo delicato. Tant’è vero che all’inizio sono andato un po’ contro la volontà di mio padre, che temeva, appunto, le ripercussioni negative. Io però penso anche, da sempre, che uno non può criticare quello che fanno gli altri se poi non prova a migliorare le cose in prima persona.
Perfugas veniva da dieci anni della stessa amministrazione, della stessa classe politica, che secondo me non ha lavorato male dal punto di vista economico, perché ha portato qualche soldo in paese, sono state realizzate diverse opere pubbliche. Ha tralasciato però tante cose: l’ambiente, il verde pubblico, insomma, vedevo il paese molto abbandonato.
Devo anche dire che circa un anno e mezzo fa, sei mesi prima delle elezioni, avevo iniziato ad appassionarmi alla questione dell’indipendentismo. Intendiamoci, non avevo nessuna idea di candidarmi, anche perché non ho alcuna esperienza politica, non sapevo neanche cosa fosse una delibera. Il mio impegno è sempre stato più sociale, da vent’anni faccio l’autista dell’ambulanza per il 118.
Un giorno però venne a casa questo nostro amico, il braccio destro di Gavino Sale, il leader dell’iRS, per dirmi che cercavano una persona che potesse mettere assieme diversi gruppi politici, una persona fuori dai giochi. Ho così partecipato ad alcuni incontri sia col centrodestra che col centrosinistra. Tutti mi dicevano la stessa cosa: "Non hai esperienza, sei giovane, vieni con noi in lista, ti candidi come vicesindaco o assessore, ti fai cinque anni e poi ne parliamo”. Sinceramente io ero anche disposto, ma la base politica non ha voluto. Hanno detto: "Noi vogliamo te o una persona come te”. Così fino a una settimana prima della chiusura delle liste, c’erano tre liste: la nostra di iRS con il centrodestra e persone che non hanno mai fatto politica come me, la lista dell’ex sindaco e quella del centrosinistra, con cui noi peraltro avevamo fatto incontri ma non si riusciva a trovare un accordo. Cinque giorni prima, la lista del centro sinistra si è spaccata e quattro o cinque persone hanno chiesto di entrare con noi. Così, è nata una lista con iRS, il centrodestra e il centrosinistra, una cosa storica in paese.
Dicevi che anche la campagna elettorale è stata particolare...
Nel nostro programma non c’erano grandi cose: attenzione al sociale, al verde pubblico, al decoro del paese, alla pulizia, le cose della vita quotidiana. L’altra cosa che ho imposto al mio gruppo di lavoro è che non si parlasse male della lista avversaria.
Erano almeno vent’anni che non si facevano comizi vecchio stile qui in in paese. Si facevano sempre le finte, il venerdì prima delle elezioni si prenotava la piazza dalle undici a mezzanotte, ma giusto per bloccare la lista avversaria. Invece noi abbiamo fatto richiesta e poi però ci siamo presentati in piazza. C’erano seicento persone, Perfugas conta duemilacinquecento abitanti. Ho chiuso il comizio facendo gli auguri al mio avversario, l’ex sindaco, che era seduto in prima fila, spiazzandolo completamente. È stata una serata bellissima.
Alle elezioni ho vinto con il 62%.
Siete un giunta giovane e pragmatica...
Io ho 41 anni e sono praticamente il più anziano (solo l’assessore al sociale ha un anno più di me). È una squadra di giovanissimi. All’inizio infatti a suscitare critiche o preoccupazione era l’inesperienza. Pensa che nessuno aveva mai messo piede in un ufficio comunale!
I primi mesi li abbiamo passati a studiare com’era fatta una delibera, un consiglio comunale. Il mio primo consiglio comunale è stato quello del mio insediamento in cui ero pure il presidente!
Questi primi sei mesi ci siamo ritrovati a lavorare quattordici ore al giorno, e non bastavano. La mattina ho lasciato completamente il mio lavoro, è mio padre che mi sostituisce tant’è vero che non fa che ripetermi: "Tu hai vinto e io ho perso”.
Io però sono molto contento proprio perché ho una squadra molto valida: gli assessori stanno lavorando forse più di me e anche la gente sta rispondendo molto bene.
Cerchiamo di coinvolgere la popo ...[continua]

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