Vittorio Lodolo D’Oria, medico ematologo, già rappresentante Inpdap del Collegio Medico per l’Inabilità al Lavoro della Asl di Milano, ha pubblicato, tra l’altro, Scuola di follia, Armando Editore, 2005, e Pazzi per la scuola. Il burnout degli insegnanti a 360º. Prevenzione e gestione in 125 casi, Alpes Italia, 2010.

Lei è un medico e da qualche anno si interessa dello stato di salute degli insegnanti. Può raccontarci?
Il mio interesse verso la salute degli insegnanti è sorto in modo del tutto casuale. Nel 1992 divenni componente del collegio medico della Asl di Milano per l’inabilità al lavoro per motivi di salute. Ecco, già fin dalle prime riunioni, con i colleghi constatammo che venivano parecchi insegnanti. Quindi già allora iniziammo a chiederci: "Come mai gli insegnanti stavano così male?”. Le perplessità aumentarono quando, analizzando le motivazioni, e quindi le diagnosi, queste erano per una buona metà di tipo psichiatrico. La domanda che venne fuori, quasi come battuta, fu: "Facendo gli insegnanti si diventa matti o sono matti coloro che fanno gli insegnanti?”. Una domanda che trovò una risposta inequivocabile quando nel 2004 pubblicai uno studio retrospettivo sulla medicina del lavoro, un’analisi comparativa di quattro categorie professionali: colletti blu, colletti bianchi, personale sanitario e insegnanti. I dati rivelarono che gli insegnanti avevano un’incidenza di patologie psichiatriche superiore in modo statisticamente significativo rispetto alle altre professioni. A quel punto andammo a rilevare anche la presenza delle cosiddette psicosi dove l’anamnesi familiare ha sicuramente un ruolo molto importante. Vedemmo che le schizofrenie erano spalmate in modo uguale in tutte e quattro le categorie professionali. Questo smentì definitivamente l’ipotesi che i matti fanno gli insegnanti. Rimaneva valida l’altra: che si diventa matti facendo gli insegnanti.
Ma qual è l’iter che porta un insegnante davanti a un collegio medico?
A tutela del lavoratore esiste l’istituto dell’accertamento medico. Lo statuto dei lavoratori, all’articolo 5 della legge 300 del 1970, prevede che il datore di lavoro possa richiedere l’accertamento medico, cioè la verifica delle condizioni di salute del proprio lavoratore, presso un collegio medico, che oggi è accentrato nel capoluogo regionale e fa capo al Mef, Ministero Economia e Finanze; fino al 2004 a occuparsene erano invece i collegi medici delle Asl dove appunto io operavo come rappresentate delle casse pensioni dell’Inpdap. Il lavoratore può ricorrere a questo istituto anche di propria spontanea volontà.
Qui nasce il primo grosso problema. Nel senso che di cosa sia l’accertamento medico ne sa pochissimo il datore di lavoro -in questo caso il dirigente scolastico- ma non ne sa addirittura niente il lavoratore. Di qui il primo grosso equivoco: il lavoratore mandato d’ufficio all’accertamento medico da parte del proprio dirigente considera questo un atto di mobbing. In questi giorni sto mettendo a punto un corso per dirigenti scolastici sulle loro competenze medico-legali, quindi sui loro obblighi, sugli strumenti che hanno a disposizione e anche sui rischi che corrono
Ecco, uno dei rischi principali è quello della denuncia per mobbing. Qui l’unica strada è informare i propri insegnanti di che cosa sia questo istituto in modo che quando dovesse occorrere nei loro confronti non venga mal interpretato: "Guarda, l’accertamento medico è un atto a tutela della tua salute”. Nel decreto 81, si stabilisce proprio che il neoassunto, o anche colui che viene da un’altra scuola, va formato e informato su quelli che sono i suoi diritti alla salute. Lo strumento principe per la tutela della salute dell’insegnante è proprio l’accertamento medico che, pertanto, va fatto conoscere sia agli insegnanti che al dirigente scolastico.
Purtroppo, il dirigente scolastico raramente sa come ci si comporta con l’accertamento medico. Capita che il dirigente si cimenti addirittura nello scrivere delle diagnosi (e così si becca chiaramente delle denunce). Oppure c’è il dirigente scolastico che non scrive la relazione d’ufficio e così gli vengono rimandati tutti gli atti dalla commissione. L’articolo 15 del Dpr 461/01 obbliga infatti il dirigente scolastico a scrivere una relazione sul perché manda al collegio medico l’insegnante.
Nel 2008, presentammo a Montecitorio l’esito di un’indagine condotta con l’Associazione nazionale presidi su circa 1.500 dirigenti scolastici e i lo ...[continua]

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