Quest’anno sarà la XX edizione del Suq Festival al Porto Antico di Genova. Suq vuol dire quartiere del mercato nelle città arabe. Ma al Suq di Genova, non c’è solo il mondo arabo e non c’è solo mercato, ma teatro, danza, musica e cultura sul tema dell’incontro tra popoli e le loro culture, incontro che riguarda tutti i sensi: l’olfatto, il tatto, il gusto, l’udito, la vista, ma anche il pensiero e lo spirito. Il tutto in una città che ha una cospicua popolazione di immigrati da tutti i continenti della terra. Mi piacerebbe che tu la raccontassi partendo da quando hai cominciato, e come mai un’attrice di teatro come te si è messa a fare l’imprenditrice di un’iniziativa di questo tipo.
È stato un gesto di ribellione al teatro, o meglio, a un certo tipo di teatro convenzionale, chiuso nelle sale con poltroncine rosse e pubblico solo "bianco”, un po’ congelato. Continuo a pensare che il teatro sia uno strumento meraviglioso di rappresentazione del mondo, di incontro tra pubblico e artisti, di evoluzione anche, di rappresentazione della realtà e del nostro vissuto, del nostro immaginario. Ma avvertivo un certo scollamento con la realtà, si dialogava con un’élite, non con tutti. Agli spettacoli per ragazzi si cominciavano a vedere classi meticce, ma per il resto nessun contatto con la popolazione che si incontrava girando per le strade e i caruggi di Genova. Con Valentina Arcuri avevamo fatto un corso per animatori interculturali, organizzato dalla Provincia, e per il saggio finale era maturata con gli allievi l’idea di un luogo che potesse contenere uno spazio diverso di interazione tra culture, uno spazio nuovo, teatrale nell’impianto ma ispirato ai suq preislamici in cui c’era, oltre all’offerta di merci, anche offerta di letteratura, di poesia.
L’evoluzione è stata chiedere a Luca Antonucci, architetto scenografo, un modellino e portarlo all’assessore alla cultura del Comune, Carlo Repetti. Lui si è appassionato, abbiamo avuto un contributo e il progetto Suq è stato inserito nella Rassegna di arti mediterranee dell’estate genovese. Era il luglio del 1999, abbiamo allestito il primo festival alla Loggia della mercanzia, in piazza Banchi, più ridotto di come è adesso, operando una piccola rivoluzione culturale, mescolando lezioni di danza del ventre e cucine diverse, spettacoli teatrali e incontri di approfondimento, artigianato e intellettuali. Mi ricordo che uno dei primi ospiti è stato Ferzan Ozpetek, puntavamo ad avere artisti riconosciuti, del cinema e del teatro. Ma lo spazio degli incontri era immerso nei profumi di spezie e cous cous. Abbiamo osato: proviamo, vediamo come va. Ha avuto un successo clamoroso. Nel senso che noi non riuscivamo a contenere la gente, si vedevano finalmente tutte facce diverse. Una sera è arrivato Nour Eddine, grande cantante marocchino, molto noto, forse uno dei principali artisti stranieri in Italia, per un concerto di musica araba… i bambini marocchini erano lì, seduti davanti a tutti, chi per terra, chi sui cuscini; ho visto come guardavano i loro coetanei italiani, con un orgoglio negli occhi… come a dire, questa è la nostra cultura. Io e Valentina avevamo i brividi dall’emozione, ci siamo dette: non può finire qui, dobbiamo portarlo avanti. Qualche volta penso che non sia un caso che sia io che lei di formazione proveniamo dalla scuola del teatro Stabile ma anche dalla Facoltà di Scienze politiche, ci interessava il risvolto sociale, educativo della creazione artistica. Poi c’è chi ha cominciato a scrivere, l’antropologo Marco Aime in un articolo aveva commentato "che bella invenzione, se la parola suq è usata in modo spregiativo, diciamogli che è vero, mischiarsi con gli altri è il solo modo di fare umanità”. Nel 2004 Genova era capitale europea della cultura e l’amministrazione ci ha chiesto di ampliarlo, di allestirlo a Piazza delle Feste, al Porto antico. Si è ingrandito, sono arrivati i patrocini della Commissione italiana Unesco, dei Ministeri degli Esteri, dell’Ambiente, dell’Integrazione. È arrivato il riconoscimento nel 2014 di best practice d’Europa per il dialogo tra culture e la promozione della diversità. Poi il Ministero delle Attiv ...[continua]
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