Maria Cristina Carosi e Teresa Pagano sono docenti dell’Istituto Comprensivo 69° Barbato, Marino Santa Rosa, che opera nei quartieri di Barra e Ponticelli, nella periferia Est di Napoli. Antonia Cuccioli è psicologa e coordinatrice delle attività scolastiche per l’associazione Maestri di strada, Irvin Luca Vairetti è coordinatore pedagogico del polo musicale dell’Associazione Maestri di Strada.

Vorremmo parlare del problema del bullismo a scuola e di come lo affrontate.
Maria Cristina Carosi. Sono docente della secondaria di primo grado e trattiamo una fascia d’età con casi di bullismo abbastanza frequenti. La nostra scuola insiste su un territorio particolare ed è formata da cinque plessi ciascuno con le sue dinamiche. Fortunatamente la nostra preside, Maria Incoronato, essendo sensibile al tema, ci coinvolge in molti progetti che ci sono di grande aiuto per affrontare il problema. In questo momento stiamo lavorando sulla scuola “riparativa”, un’iniziativa che prevede la formazione dei docenti, ma anche dei ragazzi e del personale Ata, centrata sul lavoro di mediazione. 
Nel nostro territorio molti ragazzi hanno situazioni particolari a casa e spesso tendono a portarsi i problemi a scuola; dietro a un atto aggressivo possono esserci varie motivazioni e per noi è importante riuscire a individuarle. Per fare questo occorre mettersi in ascolto, non solo noi, ma i ragazzi stessi, per poi passare a un aiuto concreto nei confronti delle vittime. Stiamo vedendo come questo approccio funzioni: diversi ragazzi ora si espongono e cercano di aiutare il compagno.
Spesso vengono presi di mira i ragazzini e le ragazzine che ancora non hanno chiaro il loro orientamento sessuale. Qui la mediazione è complicata dal fatto che dietro c’è tutta una tradizione familiare, dei preconcetti... serve agire anche sul fronte familiare; noi ci proviamo perché abbiamo un buon rapporto con i genitori, però, insomma, è una fatica…
Teresa Pagano. Io insegno alla primaria. Noi assistiamo alla formazione dei comportamenti nella fase primordiale. Quindi lavoriamo molto sulla sensibilizzazione dei bambini; comportamenti che possono essere aggressivi nella fascia dei 6-7 anni, se non corretti, possono poi sfociare in atti di bullismo vero e proprio.
Il nostro compito è quello di educare questi bambini affinché arrivino alla scuola media e poi alle superiori con una preparazione e degli strumenti adeguati ad affrontare tutto quello che li aspetta. All’emersione di situazioni di criticità, di conflitto, di problematiche varie, noi andiamo ad agire immediatamente. Esempio: bambino nuovo che arriva a ottobre in un gruppo già consolidato. Parliamo di un bambino che è già stato trasferito dai genitori perché aveva problemi comportamentali. 
Si verificano i primi attriti perché questo bimbo tende a comunicare con atteggiamenti violenti. In questi casi io creo delle storie cucite sulla vicenda. All’inizio li guido io, poi, con il tempo, tendiamo a costruirla insieme la favoletta, magari partendo da una storia già presente sul libro di testo, attorno alla quale andiamo a creare dei personaggi. Uno degli stratagemmi per ragionare insieme è quello dell’inversione, per cui il bambino con atteggiamenti aggressivi va a interpretare il bambino che subisce; o meglio, siccome in genere lavoro con degli animaletti, la rana, il topolino, va a rivestire il ruolo dell’animaletto che subisce il torto. Dopodiché ne parliamo. È un modo per andare ad affrontare, sul nascere, le situazioni di criticità, facendo capire ai bambini quali sono i comportamenti giusti e quali quelli sbagliati. Sono cose che al bambino restano impresse.
Dicevate che al verificarsi di un episodio violento, la prima cosa è fermarsi...
Teresa. Ogni volta che c’è un momento di criticità, si ferma la programmazione. Affrontiamo l’episodio come gruppo classe e ci lavoriamo. Anche a me è capitato un bambino che, sebbene avesse solo otto anni, aveva già delle domande sul proprio orientamento sessuale e questo aveva creato del disagio. Come vai a spiegare questa cosa a una classe di bambini e a dei genitori che hanno un certo retaggio culturale. Anche lì ci siamo fermati.
Noi abbiamo la fortuna di avere una dirigente particolarmente sensibile al tema del bullismo, che ci supporta per qualsiasi problematica emerga. Abbiamo anche un “team bullismo” in cui ragioniamo insieme su come agire perché di problematiche se ne possono presentare tantissime nei vari gruppi classe. L’important ...[continua]

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