Il problema dei trasporti è ormai all’ordine del giorno di tutte le amministrazioni comunali, delle province, delle regioni e dei governi statali. Le Alpi però hanno una peculiarità che rende la loro salvaguardia particolarmente delicata e necessaria...
Le Alpi sono un territorio estremamente sensibile dove ormai è più che provato da molti studi scientifici che gli effetti di azioni umane e di emissioni di inquinanti risultano peggiori che non in zone di pianura. Questo è un dato abbastanza logico e comprensibile: un bosco danneggiato mette a repentaglio la stabilità dei pendii, e conseguentemente anche la sicurezza dei fondo valle, pregiudicando così tutta la vivibilità del territorio alpino. Poi qui si verificano fenomeni atmosferici piuttosto interessanti. Nelle Alpi d’inverno si verificano situazioni d’inversione termica, per cui l’aria più fredda si deposita nel fondovalle, e strati d’aria calda si spostano più in alto, per cui non c’è miscelazione d’aria. Noi sappiamo infatti che l’aria calda è più leggera e tende a salire, se invece la situazione è inversa, tutti gli inquinanti che metto nel fondovalle tendono a rimanere lì. Così noi d’inverno ci troviamo con altissime concentrazioni di inquinanti nelle vallate alpine, paragonabili a quelle delle città dove però quando scatta l’allarme smog, si circola a targhe alterne. Invece nelle Alpi nessuno vuole rilevare queste cose, anche perché essendo le Alpi una meta turistica importante, potrebbe risultare abbastanza controproducente pubblicare dati sull’inquinamento atmosferico.
E poi abbiamo il problema della diffusione del suono, dei rumori. Nelle valli abbiamo effetti di echi, di rimbombi tali che molto spesso, a distanza di uno, due chilometri ci sono ancora dei livelli sonori abbastanza alti, che invece in pianura decrescono in fretta. In pianura, a un distanza di un centinaio di metri, riesco già ad abbattere il livello sonoro di moltissimo. In montagna, invece, molto spesso sui versanti a distanza di due o tre chilometri dalla fonte sonora, quindi in questo caso da una strada o da una ferrovia, percepisco ancora in maniera molto forte i rumori.
Ecco, questi sono i due aspetti tipicamente alpini o se vogliamo montani, perché questo discorso vale poi per tutte le zone montane, dove il traffico è particolarmente problematico.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento vorrei chiarire che da un’indagine fatta è emerso che nel territorio alpino sul traffico prodotto dalle automobili abbiamo circa un 70% di traffico interno, prodotto da chi vive nelle Alpi -nelle Alpi vivono circa 11 milioni di persone-, poi abbiamo un 20-25% di traffico prodotto dai turisti e infine c’è una quota che va da un 5 a un 10% di traffico di transito. Per il trasporto delle merci la cosa non è molto diversa: abbiamo circa un 70% di trasporto interno e un 30% di traffico di transito.
Ora qualcuno potrebbe dire che allora il problema è tutto interno alle Alpi, perché il traffico in transito, che tanto viene demonizzato, numericamente incide relativamente poco, come quello per i passeggeri. Questo è senz’altro vero, visto globalmente: per ridurre questo consumo bisogna fare un grosso sforzo innanzitutto sulla popolazione alpina, sulla mobilità interna delle Alpi.
Tuttavia, il traffico in transito e quello turistico in realtà sono importanti perché si concentrano sia temporalmente, nelle stagioni turistiche invernali ed estive (e in quelle stagioni soprattutto nei fine settimana) e poi interessano soprattutto alcuni assi principali attraverso le Alpi, con la conseguente situazione di fortissimo inquinamento.
Per questo noi lavoriamo molto sul problema del traffico in transito delle merci sul traffico anche turistico, anche se percentualmente non incidono, perché costituiscono un nodo problematico dal punto di vista dell’inquinamento acustico, atmosferico e della capacità delle infrastrutture.
Mi limiterò qui a fare un quadro della situazione del traffico merci che è molto pesante. Nel 1970 attraverso le Alpi venivano trasportate 27,8 milioni di tonnellate, di cui 21,7 (78%) su ferrovia e solo i rimanenti 6,1 (22%) milioni di tonnellate, su strada. Dal ’70 in poi sono state aperte le grande arterie autostradali, pensiamo al Brennero, il Tarvisio è stato aperto successivamente verso l ...[continua]
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