A.P. No, non è vero, perché anche se collochiamo Napoli come città di mare, a 50-60 Km abbiamo delle montagne bellissime, in Abruzzo e anche in Campania, oltre a Capri che è una grande palestra di roccia. E il Cai di Napoli è una delle sezioni più vecchie d’Italia, fondata nel 1871.
Fino a pochi anni fa era composta da persone di un certo livello sociale, un gruppo d’élite.
Dal 1982 sono stato eletto presidente e da allora ho cercato con tutte le mie forze di aprire in modo democratico la sezione. Se si sono fatti progressi a livello sociale, molto si deve al gruppo speleologico; in questo gruppo c’è tutta un’attività di grande socializzazione, di grande impegno, e le prime esperienze a livello sociale le ho fatte proprio attraverso il gruppo speleo, avendo a che fare con persone che avevano problemi a livello psicologico, anche ex drogati. Il fatto di stare insieme e di sentirsi responsabili della vita del compagno è stato un modo concreto di socializzazione della sezione.
Nell’attività speleologica c’è stata una diramazione paleontologica e abbiamo anche allestito un museo, dando tutto alla Sovrintendenza. E’ un museo un po’ strano, perché guarda tutta questa raccolta che va da 700.000 anni a 3.000 anni fa sotto l’aspetto naturalistico, ambientale e della cultura quotidiana.
Mi ha colpito quando sono venuto con i miei bambini che è uno dei pochi musei dove è consentito, anzi è auspicato toccare.
Mi piace molto fare un’archeologia “sperimentale”. A volte, certi pezzi di scarto, che non sono da catalogare, li regaliamo ai ragazzi, e per loro è come se questi pezzi, toccati dagli uomini primitivi, trasmettessero un fluido, e da lì cominciano ad appassionarsi. E’ importante che i ragazzi tocchino, devono vivere la preistoria se no è inutile. Bisogna costruire l’ambiente preistorico, costruire una capanna, incendiarla, seppellire qualche cosa. Ultimamente, mentre i ragazzi stavano giocando fuori dalla grotta, sono andato a mettere diversi pezzi, di nascosto, in un grosso strato di terra, li ho messi secondo una certa epoca. Poi ho nascosto alcuni pezzi che non dovevano stare lì, che erano fuori luogo, fuori tempo.
Ho fatto scavare ai ragazzi, e quando una ragazza ha trovato il pezzo sbagliato io gliel’ho regalato come premio per averlo scoperto.
Per tornare alle iniziative del Cai, negli ultimi anni c’è stata questa intensa attività di tipo culturale e didattico nei confronti delle scuole, che però aveva il limite di non toccare quelle che sono le fasce giovanili più in difficoltà, più esposte al disagio della città. Quindi ci siamo posti il problema se si poteva fare un’iniziativa specifica rivolta appunto ai quartieri che sono detti a rischio di cui Napoli è abbastanza ricca, per nostra sfortuna. Allora si è costituito, presso la sezione, un gruppo informale di volontariato con lo scopo di svolgere degli interventi sia nelle scuole che nel territorio, rivolti a dare stimoli, opportunità a questi ragazzi che altrimenti non le avrebbero mai avute. Questo è stato reso possibile anche perché da circa tre anni esiste una legge “per i minori a rischio”, contro il coinvolgimento dei ragazzi in attività criminose.
Quindi abbiamo avuto un finanziamento e da circa due anni abbiamo iniziato questa attività nel rione Traiano, uno dei rioni con forte disagio giovanile anche se non è tra quelli più degradati della città. Ora, questo intervento è stato soprattutto rivolto alle scuole medie del territorio per una ragione semplice: perché non avendo noi sufficienti agganci -veniamo da altre zone della città, ma anche da altri contesti socio-culturali - avevamo qualche difficoltà a raggiungere questi minori a rischio. Quindi l’unico referente certo era la scuola. Questa esperienza ha avuto l’aspetto positivo di farci conoscere il problema, di entrare nella situazione del quartiere, quindi di darci un’idea abbastanza profonda delle condizioni dei ragazzi.
Per dare un’idea delle proporzioni di questo lavoro, grosso modo quanti ragazzi sono stati coinvolti nelle vostre attività?
L’intervento sulle scuole ha coinvolto 4 istituti, in tutto almeno duecento ragazzi, ma non in maniera continuativa. L’intervento si articola in una serie di uscite sul territorio di tipo naturalistico oppure di tipo geologico, in una lettura integrata del territorio sott ...[continua]
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