ormai sono tutti d’accordo: questa nuova era politica cinese è fra le più restrittive, e quello che era possibile fino a qualche anno fa improvvisamente non lo è più. Anche in modo retroattivo, si direbbe. Da quando vi ho scritto l’ultima volta, infatti, si è verificato qualcosa che a mio giudizio è straordinario, anche se, a pensarci bene, non del tutto inspiegabile.
Sto parlando di un attacco, che fa pensare a decadi molto lontane, fatto a un gruppo di storici, per lo più attivi in università americane ma con un largo seguito anche fra studiosi attivi in Cina e a Taiwan, che avevano coniato per sé stessi il nome di "New Qing History”, ovvero "Nuova storia dei Qing”. I Qing, che erano mancesi, una popolazione in quella che oggi è la Cina del nord-est (in passato chiamata Manciuria) sono l’ultima dinastia imperiale ad aver governato la Cina, fino al 1911, quando il Paese venne scosso dalla rivoluzione Repubblicana (che sarà a sua volta spazzata via, dopo anni di guerra civile e di invasione giapponese, dalla rivoluzione comunista del 1949). Normalmente avrei scritto: "che regnarono dal xxxx al xxxx”. E invece, l’anno di inizio della dinastia dei Qing è uno dei pomi della discordia fra storici "nuovi” e storici "classici” (o "comunisti”?), per cui, se vi avessi detto quello, vi avrei anche detto, in un certo senso, da che parte sto: la data di inizio classica della dinastia dei Qing è il 1644. Questo è l’anno in cui, per domare una ribellione contadina guidata da Li Zicheng, che stava per travolgere la dinastia dei Ming, il generale Wu Sangui chiese alle truppe mancesi di intervenire in sostegno dell’imperatore cinese, Chongzhen. I mancesi non se lo fecero dire due volte, liberarono la capitale dalle truppe di Li, ma invece di ridarla all’erede al trono (l’imperatore, visto che le cose si mettevano male, si era impiccato a un albero dietro la Città Proibita, dopo aver ucciso o fatto suicidare sia l’imperatrice che tutte le sue figlie: per salvare il loro onore, ovviamente), si insediarono nella Città Proibita loro stessi, decretando di essere la dinastia con la maggior legittimità della storia, dato che erano stati invitati a prendere Pechino.
Dunque, gli storici ligi alla versione classica della storia cinese vi diranno che i Qing ebbero inizio nel 1644. Non così i "nuovi” storici Qing: che indicano che la dinastia Qing era già esistente, e che regnava con questo nome dal 1636 in Manciuria. Sottolineando un fatto che la storiografia cinese contemporanea lascia spesso leggermente ambiguo: ovvero che i Qing erano una dinastia di conquista. Come lo erano stati i mongoli prima di loro, durante la dinastia Yuan, o come lo erano stati i Liao, ancor prima, e vari altri. Ovvero, quello che viene lasciato volutamente confuso è che non erano del tutto "cinesi”. Eccoci già nel pantano: la Cina dice di essere una nazione "multietnica”, e che tutti sono "cinesi”, anche se poi possono essere tibetani, uiguri, mancesi, mongoli e via dicendo. Quelli che noi chiamiamo cinesi, in Cina sono chiamati han, e sono la maggioranza della popolazione. Un pantano, per l’appunto. Che cosa costituisce un "gruppo etnico”? Chi lo definisce? Chi decide che lingua parla, che usi ha, che religione, che cultura? Per un governo che non ama nessun tipo di ambiguità, come è quello cinese attuale (ma in questo non è il solo) tutte queste sono questioni oziose, su cui non è necessario soffermarsi. Tanto più che i corollari a queste incertezze sono proprio quello che ha fatto sì che negli ultimi tempi alcune delle pubblicazioni ufficiali più autorevoli della Cina si siano scagliate velenosamente contro la "Nuova Storia Qing”, ridicolizzandola e attaccandola con toni da Rivoluzione Culturale decisamente inquietanti. Il problema è che la storia Qing che è emersa negli ultimi anni -che tiene in conto documenti scritti in mancese, in mongolo, in tunguso, in uiguro, oltre che in cinese- mostra senza ombra di dubbio che l’impero dei Qing era un impero coloniale e di conquista, paragonabile a quello di tante altre civiltà, e in particolare all’impero Ottomano e a quello russo dei Romanov. Furono i Qing a conquistare il Tibet e il Xinjiang, assoggettando popolazioni che di essere "cinesi” avevano forse una voglia relativa, ma che, fintanto che durò l’impero dei Qing, godevano di una grandissima autonomia. Mao, nel 1949, volle per sé tutta la terra che era stata dei Qing, ovvero, la Cina all’epoca della sua massima espansione. Ma d ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!