In questi giorni c’è un signore anziano che se ne sta in un angolo all’entrata di un centro commerciale a cantare Acapulco; ai suoi piedi c’è un berretto, e vecchie canzoni folk, canti di lavoro, musica andata perduta. Canta, e una flotta di gente va avanti e indietro fra negozi di intimo a buon mercato e giocattoli, di borse che cadono a pezzi dopo qualche settimana e di ninnoli luccicanti. In pochi gettano qualche monetina nel suo berretto, e lui continua a cantare anche se gli altri sono quasi tutti ben vestiti. Ci sono giorni che sembra di assistere al mondo di ieri che bussa alla porta di quello di oggi, con la differenza che il mondo di oggi, sovreccitato per nient’altro che un pot-pourri, sta cedendo il passo al mondo di ieri, in cui il passato e il futuro si riconnettono sul baratro tra chi ha e chi non ha nulla. È un baratro destinato ad allargarsi ancora di più a causa di segrete politiche "affettatrici”. Sempre che...
Quando leggerete queste righe, la funambolica corsa alle elezioni sarà finita. Il mio paese si sveglierà angosciato al pensiero di altri cinque anni di comunità ridotte all’osso, o al suono delle proteste contro coloro che non vedono l’ora di mietere i benefici di un’ulteriore privatizzazione dell’Nhs; o augurandosi per altri cinque anni che anche chi sta ai gradini più bassi possa ricevere ascolto. Non so, mentre scrivo, se i prossimi giorni saranno segnati da tristi patteggiamenti, dalla vendita di promesse -vuote o meno- o magari dalla visione di un paese migliore. So solo che, malgrado il fatalismo e la rabbia della gente verso i politici -che non si sono dimostrati degni di fiducia- i due vecchi pilastri del nostro sistema politico si stanno spostando, e così seguiamo nuove rotte e, come accadde in passato, è un tipo di magia compiuta della gente messasi insieme dal basso.
Conosceremo l’esito dell’appello che Russell Brand ha rivolto ai giovani affinché votino per Ed Miliband: perché lui almeno ascolterà. Brand, su Twitter, ha dieci milioni di "follower”. Le campagne elettorali mirate, come quella per salvare l’Nhs, faranno aumentare le crocette nella parte sinistra delle caselle di centro. Sappiamo che esiste un forte movimento propagandistico popolare di supporto, e anche se sono in molti a ritenere che Miliband non sia collocato abbastanza a sinistra, la mia fervente preghiera è che quella forza possa portare al cambiamento, se non altro.
Siamo in recupero. Altri paesi se la cavano benissimo con le coalizioni e i governi di minoranza, e tutti conoscono "Borgen-Il Potere", l’avvincente serie televisiva danese che vede i partiti l’uno contro l’altro in un toccante valzer sulla politica. Non che questa situazione sia sconosciuta al Regno Unito: è solo che abbiamo dimenticato la nostra stessa storia, o magari ci serviamo studiatamente di un mosaico di fatti adattati a certe narrative politiche, senza badare al contesto. Della ventina di governi che furono formati nel Ventesimo secolo, metà erano coalizioni o governi di minoranza, e almeno uno, tra il 1885 e il 1914, godette della presenza dei nazionalisti irlandesi in lotta per l’autonomia.
Durante questa campagna elettorale è emerso con chiarezza che nonostante le campagne popolari per la giustizia sociale e fiscale siano solide e decise, altre non lo sono. Nel raccogliere firme per una petizione volta a salvare l’Nhs, sono rimasta scioccata dal numero di persone che hanno risposto d’istinto: "Non serve a niente”. Altre mi schivavano come se stessi vendendo loro un marca di sottaceti di dubbia qualità. Altri provavano un odio viscerale per i politici professionisti. In molti erano dell’opinione che tutti i politici siano dei bugiardi. È dunque un bene salvare le nostre storie politiche e sociali perdute collegandole all’odierna lotta per un Regno Unito migliore che includa, come sempre nei suoi periodi migliori, anche la gente. È un’epoca in cui un giornalista si reca in una cittadina del nord e chiede a un ventitreenne se sa chi è il primo ministro, e il giovanotto in questione non ne ha la benché minima idea. Ma dove è stato con la testa? È imbarazzante, è urgente che tutti siamo meglio informati.
Dalle cose vecchie nascono le nuove, ed ecco spuntare un nuovo partito politico con radici di tutto rispetto. È un partito per la parità delle donne fondato, tra gli altri, da Sandi Toksvig, attrice comica e presentatrice di "The News Quiz”, trasmissione radiofonica della Bbc 4. Il partito conta di me ...[continua]
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