Cari amici,
oggi vi parlo ancora di Hong Kong, perché di nuovo stanno succedendo cose che lasciano più stupiti che mai. Cominciamo dal calcio (ho la vostra attenzione?). Hong Kong ha una squadra che a dire il vero si difende piuttosto bene. Ed è una squadra fatta da giocatori che, per quanto cittadini di Hong Kong, provengono da tutte le parti del mondo. Ora che ci sono gli incontri per qualificarsi per i mondiali, anche qui si gioca fra squadre nazionali e semi-nazionali (come quella di Hong Kong) e di solito, a questo punto delle eliminatorie, Hong Kong riporta sempre belle vittorie. Contro il Bhutan, le Maldive... d’accordo, non il Brasile, ma insomma. E succedono cose per l’appunto stupefacenti: per esempio, la nazionale cinese dovrà incontrare la squadra di Hong Kong in settembre e di nuovo in novembre, e si agita. Tenete presente che i cinesi sono pazzi di calcio, ma davvero scarsi -credo che darebbero il loro intero medagliere olimpico per una sola Coppa del Mondo. Xi Jinping, il Segretario Generale del Partito e Presidente cinese, ha deciso che migliorare nel calcio è una "priorità nazionale”. Di qui l’apertura di centinaia di scuole di calcio nel Paese, mentre l’Associazione Nazionale di Calcio cinese continua a spendere molti milioni per avere vari allenatori internazionali e cercare in qualche modo di insegnare a dare calci al pallone senza fare figuracce.
Di tutto questo non mi accorgerei nemmeno, ma sono successe varie cose che hanno attratto la mia attenzione. L’altro giorno è comparso un cartello sul sito dell’Associazione cinese di calcio che diceva di "stare attenti” all’incontro con la squadra di Hong Kong, perché "nella loro squadra c’è gente con la pelle gialla, la pelle nera e la pelle bianca”.
La squadra di Hong Kong (che ha un allenatore coreano) si è offesa e ha risposto con un altro poster, in cui dice: "Siamo gialli, bianchi e neri. Siamo tutti di Hong Kong. E non siamo razzisti”.
Da allora, la tensione fra Cina e Hong Kong si è spostata anche sul campo da gioco: all’inizio della partita, quando suonano gli inni nazionali, Hong Kong dovrebbe commuoversi o sentirsi inorgoglita da quello cinese -e non lo fa. Anzi, per due partite, giù fischi e sberleffi, tanto che vari funzionari governativi si sono ritrovati a chiedere: "Per favore, non fischiate l’inno nazionale”. Niente da fare. Iniziano le note che dicono che i cinesi devono "alzarsi! alzarsi! alzarsi!” e vai di risate e pernacchie.
Dall’altra parte della frontiera si arrabbiano, e insistono nel dire che la gente di Hong Kong è "viziata” e piena di capricci, neanche fossero bambini. Non è solo che troppi in Cina sono nazionalisti conclamati, da quando sono esplose le tensioni fra il governo centrale e la richiesta di democrazia di Hong Kong, la propaganda nazionale ha deciso che il miglior modo per uscire dall’impasse fosse una ripetitiva e insistente propaganda che vede la cara madre patria maltrattata malgrado dia "tutto” a Hong Kong, in particolare l’acqua: tutti i cinesi sono convinti che Hong Kong sia quotidianamente innaffiata dalla generosità cinese. Hong Kong riceve sì l’acqua dalla Cina, ma la paga, e il prezzo che le viene fatto è circa il doppio di quello nel resto della Cina; ma questo, anche persone relativamente informate non lo sanno, e ogni volta che si parla delle differenze identitarie, ecco che ti tirano fuori la storia dell’acqua regalata per parlare dell’ingratitudine hongkonghese. La propaganda ha davvero un potere fenomenale e, più crescono le tensioni, più le storie sulla stampa cinese riguardanti Hong Kong diventano fantasy.
Nel frattempo, si è conclusa la votazione in Parlamento rispetto alle riforme elettorali proposte da Pechino, così detestate a Hong Kong da portare, lo scorso anno, a Occupy. Il pacchetto prevede che tutti possano votare, ma solo per due, massimo tre candidati pre-selezionati da Pechino; un suffragio universale davvero impresentabile. La votazione si è conclusa in farsa, ancora non me lo spiego: il pacchetto sarebbe stato bocciato, perché i candidati pro-democrazia avevano i numeri per respingerlo, ma i pro-governo ci tenevano molto a far vedere che Pechino proponeva un passo avanti per la democrazia, e a respingerlo erano i "sedicenti democratici”.
Quindi volevano tutti votare e mostrare il loro sdegno. Solo che per un errore di calcolo, una sciocchezza, un abbaglio, trenta parlamentari pro-governo sono usciti a dieci secondi dal voto. E se lo sono persi. Sulle prime ...[continua]

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