Cari amici,
in un sottopassaggio nel centro di questa città tremola la luce di alcune candele disposte a cerchio intorno a dei fiori appena deposti. È un posto sgradevole, con i muri piastrellati, freddi, completamente ricoperti di macchie, graffiti, firme, grafiche strambe e poster scoloriti di concerti ormai passati. Si sente un puzzo stantio di urina. Gli scolari e gli acquirenti dei negozi ne attraversano le quattro uscite. Durante la mattinata, sui muri è apparso un nuovo messaggio scritto con un pennarello nero: "Assassinato dall’austerità”. Stamattina un giovane senzatetto sulla trentina, noto come Sergio, è morto. La sua dev’essere stata una morte straziante e solitaria. È in corso un’autopsia, e i risultati devono ancora essere pubblicati, ma la polizia non ritiene che si tratti di una morte sospetta. Circolano voci che qualcuno abbia rubato il suo sacco a pelo blu, e che Sergio abbia dormito nello sporco, al freddo, sulla terra inclemente, senza niente che gli tenesse caldo. La morte di Sergio alza il tasso di mortalità che vede i senzatetto morire trent’anni prima dei loro simili con un letto.
Le cifre del 2014 mostrano che a Londra, in una qualsiasi "istantanea” notturna, i senzatetto sono in media 742: una tendenza destinata ad aumentare; solo la punta dell’iceberg. I senzatetto si nascondono, ma il numero di chi non ha una casa aumenta di molto se consideriamo coloro che si avvalgono del sofa-surfing, espressione che indica gli spostamenti dal divano di un amico a quello di un altro quando, di solito, un giovane non può permettersi un posto dove stare. Le stime mostrano che nel Regno Unito un adulto su dieci, a un certo punto della sua vita, si è trovato a vivere senza dimora, per non parlare del fenomeno sempre più diffuso dei giovani che non possono permettersi di allontanarsi dalla casa dei genitori e vivere una vita indipendente e adulta.
Le riforme sociali stanno rapidamente inasprendo la crisi dei senzatetto: la "Bedroom tax” -introdotta nel 2013- che stabilisce un taglio del 14% ai sussidi abitativi per le famiglie che hanno una stanza in più rispetto alle loro necessità; le sanzioni per i disoccupati che prevedono un blocco dei sussidi anche per settimane in caso di ritardo a un appuntamento o per la più insignificante infrazione delle regole; i tagli ai sussidi abitativi in un paese dove gli affitti privati sono catturati in una pazzesca spirale ascendente e la già precaria situazione edilizia sta per essere ulteriormente aggravata. George Osborne progetta di imporre alle cooperative edilizie -molte delle quali sono a scopo benefico- di vendere le case agli affittuari a prezzi molto ridotti. Le autorità locali, per finanziare le vendite, saranno costrette a vendere le loro proprietà più preziose: una promessa elettorale che è una politica di disperazione. Nello stesso momento in cui Sergio muore in un sottopassaggio sporco e anonimo da solo e senza niente che gli tenga caldo, un altro giovane più o meno suo coetaneo ha appena assunto la carica di agente immobiliare per una ricca coppia che si occupa di finanza e produzioni televisive e vive nelle Cotswolds. Si tratta di una bella parte del paese: edifici in pietra color miele, erba folta e curata, querce che uniscono le braccia in un paesaggio di campi verdi e puliti, boschi avvolti nella foschia mattutina e luccicanti di rugiada. Non so con esattezza quanto valga la proprietà della coppia in questione, ma di certo parliamo di milioni. I due hanno intenzione di costruire un alloggio per il giovane agente immobiliare; le fondamenta della sua nuova casa saranno gettate fra qualche mese. Nel frattempo, durante l’ultima notte di Sergio sulla Terra, i due coniugi si sono coricati in una calda casa di legno in stile scandinavo: una casa costruita su un albero all’interno della loro proprietà, una casa vera e propria costruita intorno a un enorme sicomoro. È la capanna sull’albero di una coppia di ricchi bambini, costruita al costo di 25.000 sterline.
Per Sergio, una capanna di 25.000 sterline sarebbe stata il paradiso. Lo sarebbe anche per me e molti degli 11 milioni di locatari privati che spendono il 50% dei loro stipendi in affitti da furto, cifre che in alcune zone salgono ai due terzi dello stipendio medio. Sarebbe stata il paradiso per una delle cinque milioni di famiglie che sono in lista d’attesa per una casa popolare e sognano di potersi permettere un posto in cui vivere. Invece a noi spetta una prome ...[continua]

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