10 agosto. Il consenso
Quest’estate è stata lanciata l’app We-Consent, affinché i ragazzi possano documentare il loro mutuo consenso ad avere un rapporto sessuale. Esisteva già Good2Go, poi rimossa dal negozio di Apple per contenuti inappropriati. In pratica i ragazzi dovrebbero registrarsi mentre recitano i loro nomi, il luogo e l’ora in cui danno il loro consenso. Sarà un segno dei tempi, ma l’iniziativa resta aperta a varie obiezioni. Intanto perché nulla vieta che uno dei due cambi idea un secondo dopo aver fatto la registrazione. Poi c’è qualcuno che sostiene che il problema non riguarda i ragazzi, ma la generazione precedente.
C’è infine chi si chiede se ha senso che i campus siano invasi da contratti e "kit” del consenso (perfino a Oxford e Cambridge sono obbligatori i workshop sul consenso); se davvero abbiamo bisogno che qualcuno ci insegni a distinguere un sì da un no. Nosheen Iqbal, l’autrice dell’articolo, a questo proposito fa notare che fino a quando un terzo delle studentesse dei college denunciano episodi di abuso e si moltiplicano i casi in cui le stesse istituzioni coprono casi di stupro, la questione del consenso, del "yes means yes”, non è affatto così scontata. (theguardian.com)

15 agosto. Vendite
Tra fine luglio e metà agosto i giornali italiani hanno riferito di due cambi di proprietà importanti per l’informazione mondiale. Il 23 luglio è stata annunciata la vendita della quota di controllo del "Financial Times”, per 844 milioni di sterline, da Pearson, importante editore britannico che ne era proprietario dal 1957, a Nikkei, importantissimo editore giapponese. Il 12 agosto l’Economist ha annunciato un importante cambiamento nella sua struttura proprietaria, che ha commentato nel numero a stampa del 15 agosto: Pearson ha venduto la partecipazione del 50%, non di controllo (non eleggeva la maggioranza del CdA), che deteneva dal 1928. Tre quinti delle azioni vendute sono state acquistate da Exor, la holding degli Agnelli. Due quinti sono stati acquistati dal gruppo Economist. Pearson, che vende libri e giornali per più di 7 miliardi di sterline l’anno, ha venduto perché guadagna di più coi libri scolastici, e il "Financial Times”, malgrado l’autorevolezza e il successo, era in passivo.

20 agosto. Sangue polacco
I polacchi, seconda nazionalità presente nel Regno Unito (dopo gli indiani), in un periodo in cui il tema dell’immigrazione è quanto mai sensibile, hanno deciso di far sentire il loro peso in due modi.
Da una parte è stato indotto uno sciopero di 24 ore. Dall’altro alcuni polacchi hanno pensato di far vedere quanto sono importanti in un modo forse inedito: si sono messi in fila per donare il sangue al Sistema sanitario nazionale inglese.(lemonde.fr)

21 agosto. I sindacati dei pensionati
Quest’estate, su "Il Giorno”, Walter Galbusera ha segnalato l’anomalia di un paese dove "i pensionati sono più della metà degli iscritti in Cgil, attorno al 50% nella Cisl e circa un terzo nella Uil”. In nessun altro paese un pensionato ha uno status pari a quello di un lavoratore attivo iscritto. "In generale le regole dei sindacati europei e americani attribuiscono ai soli lavoratori attivi iscritti al sindacato il potere decisionale. I pensionati partecipano alla vita del sindacato, ma non sono presenti, in quanto struttura organizzata, negli organismi del sindacato confederale”. Galbusera rileva anche che "la maggior parte dei gruppi dirigenti dei pensionati si sono formati nei luoghi di lavoro dall’autunno caldo in poi. La loro cultura sindacale è fortemente conflittuale, talvolta intrisa di residui di antagonismo” e questo rischia di renderli dei difensori della "continuità della tradizione”. La questione è aperta.

23 agosto. Energia alternativa
L’aumento degli americani che vivono soli sta portando con sé l’aumento del numero dei cani. Non è un caso dato che si dice che i cani, a differenza degli umani, sono animali capaci di un amore puro e disinteressato. Così oggi almeno un terzo delle case americane vede tra gli inquilini almeno un cane. La popolarità di questo animale ha però un inconveniente: gli escrementi. Con circa 83 milioni di esemplari in giro per il paese, parliamo di un bel po’ di cacca di cane. Se il 60% viene raccolto e finisce in discarica (dove rilascia metano, un gas serra), il resto rimane come sgradita sorpresa per i pedoni e può contaminare le falde. Il problema è particolarmente grave nelle città, dove "gli spazi verdi sono pochi e le anime solitarie con un cucciolo molte”, sottolineano gli autori del pezzo.
New York vanta oltre 600.000 cani per un totale di 100.000 tonnellate di cacca all’anno. Un’opportunità sprecata secondo Ron Gonen, lo "zar” del riciclo, che ha lanciato il programma "Sparky Power”, per trasformare gli escrementi dei cani in energia. Il progetto pilota partirà per ora in tre parchi: i padroni dei cani saranno invitati a buttare i loro sacchettini in un "digestore” che li trasformerà in gas per alimentare le lampade e altre attrezzature del parco. (economist.com)

2 settembre. Diecimila famiglie islandesi…
"Sono una madre single con un figlio di sei anni… Noi possiamo accogliere un bambino in difficoltà. Sono un’insegnante e potrei insegnargli la lingua… abbiamo vestiti, un letto, giocattoli e tutto ciò di cui un bambino ha bisogno. Ovviamente pagherei io il suo biglietto aereo”.
Dopo che il governo islandese ha annunciato che avrebbe accettato 50 rifugiati siriani, Bryndis Bjorgvinsdottir, scrittrice, ha lanciato una campagna su Facebook per chiamare a raccolta i connazionali disposti a ospitare richiedenti asilo. In 24 ore più di diecimila islandesi hanno dato la loro disponibilità. Tra loro Hekla Stefansdottir, la madre single autrice del post. (telegraph.co.uk)

5 settembre. Benvenuti
"Refugees Welcome”, un gruppo tedesco che mette assieme cittadini disponibili all’ospitalità e richiedenti asilo, non si aspettava un tale successo: appena è partita la piattaforma, 780 tedeschi si sono iscritti per offrire il loro aiuto. Consulenti di pubbliche relazioni, muratori, studenti, coppie sposate e madri single. L’età va dai 21 ai 65 anni.
Ovviamente non manca chi si è preso in casa dei rifugiati di propria iniziativa e in generale le iniziative spontanee sono state superiori alle aspettative delle istituzioni. Tant’è che lo scorso martedì la polizia di Monaco ha fatto appello alla popolazione affinché smettesse di portare doni per i rifugiati perché gli abiti, il cibo e i pannolini portati dalla gente superavano la loro capacità di gestire la distribuzione.
(theguardian.com)

11 settembre. Il problema della Google car
Il mese scorso, durante un test, una delle auto di Google a guida automatica, davanti alle striscie pedonali, ha fatto quello che in effetti si dovrebbe fare, si è fermata. Il problema è che l’auto che la seguiva l’ha tamponata. Gli ideatori della Google car stanno così scoprendo che il maggior problema delle auto senza autista sono le auto con l’autista (umano). Qualche dubbio era già sorto quando, in un test del 2009, la Google car era rimasta paralizzata davanti a una rotatoria: i sensori aspettavano che le auto provenienti dalle altre direzioni si fermassero completamente per poter muoversi. Il fatto è che le auto guidate da umani non si fermano mai completamente in questi casi. D’altra parte la Google car è programmata per seguire la legge alla lettera. E così, per esempio, lascia sempre la distanza di sicurezza prevista, con il risultato che si infila sempre qualche auto nel mezzo!
Il problema insomma è che queste macchine sono "troppo sicure”, troppo caute.
Matt Richtel e Conor Dougherty del "New York Times” hanno dedicato un lungo articolo alla questione. Il problema non si porrebbe se ci fossero solo auto a guida automatica, ma fino a che gli autisti sono misti non sarà facile insegnare alla Google car ad assumere quel minimo di aggressività per riuscire a muoversi in mezzo a macchine guidate da umani. C’è poi un ulteriore problema e cioè che in molti frangenti i guidatori si regolano tra di loro attraverso il contatto visivo, cercando cioè lo sguardo dell’altro per capire cos’ha intenzione di fare. Ecco, come guardare negli occhi una Google car? (nytimes.com)

12 settembre. Willkommenskultur
Nell’ultimo numero dell’Economist si parla di accoglienza. All’improvviso i cancelli dell’Europa sono stati aperti da due forze: da una parte la coscienza morale, risvegliata da immagini terribili, e dall’altra il coraggio politico di Angela Merkel che ha chiesto ai suoi concittadini di mettere da parte la paura e mostrare compassione verso i migranti. Così decine di migliaia di richiedenti asilo si sono precipitati in treno, in autobus, a piedi…
E adesso? E adesso, spiega l’Economist, non bisogna considerare queste persone solo come un peso, ma adottare una visione di lungo periodo, ricordando che, ad esempio, ebrei, armeni, i boat-people vietnamiti hanno arricchito i paesi che li hanno ospitati.
Insomma, la Willkommenskultur, la cultura dell’accoglienza tedesca sarebbe giusta, non solo moralmente e politicamente, ma anche economicamente. L’Europa comunque deve ricordare di aver bisogno anche di "migranti economici”, perché le persone in età da lavoro non sono sufficienti a coprire i costi delle pensioni e del welfare. Ovviamente ci sono dei limiti al numero di migranti che si possono accogliere, ma la tolleranza sociale ha dei limiti mobili, che cambiano in base al contesto e anche in base ai leader politici che ci si ritrova (o che si sceglie). (economist.com)

14 settembre. Lo scoop sul Donbass
Fino a fine agosto, ufficialmente, secondo il regime di Putin, non si contavano caduti in Ucraina tra i militari russi. Poi però un sito web ha fatto involontariamente uno scoop: in un articolo sulla paga dei militari russi nel 2015, si poteva leggere, tra l’altro, non solo che le famiglie dei soldati russi morti in Ucraina hanno ricevuto tre milioni di rubli, ma anche che a ricevere gli indennizzi sono state oltre duemila famiglie. L’informazione è stata subito smentita e si è parlato di un intervento di pirateria informatica. Tra parentesi, pare che la paga giornaliera di un soldato russo in Ucraina sia inferiore ai 25 euro al giorno, ma anche questa informazione è stata smentita.
17 settembre. Morire di carcere
Un giovane italiano si è impiccato ieri all’alba nel carcere di Gela, in provincia di Caltanissetta. Gli restavano meno di due anni di pena, relativi a una condanna per detenzione di droga e ricettazione, ma dopo il fallimento di un affidamento in prova ai servizi sociali gli era stata preclusa la possibilità di avere misure alternative al carcere.
Con la sua morte salgono a 31 i detenuti che si sono tolti la vita da inizio 2015, un numero "in linea” con quello degli ultimi anni, mentre si nota un importante abbassamento dell’età dei detenuti che si sono tolti la vita quest’anno: avevano 37 anni di media, rispetto ai 41 registrati nell’ultimo quindicennio dal dossier "Morire di carcere”. Da segnalare anche un aumento dei suicidi tra i detenuti stranieri: nel 2015 sono il 30% del totale, a fronte del 15% registrato nella serie storica e per la prima volta dall’inizio delle nostre rilevazioni il tasso suicidario degli stranieri (che rappresentano il 28% dell’intera popolazione detenuta) supera quello che si registra tra gli italiani.
(Ristretti Orizzonti)

18 settembre. Numeri
Numero dei rifugiati siriani accolti in Medio Oriente. Turchia: 1.800.000. Libano: 1.200.000. Giordania 628.427.  Iraq: 247.861. Egitto 133.000. Arabia Saudita: 0. Kuwait: 0.
Qatar: 0. Emirati Arabi: 0. (ilmfeed.com)

19 settembre. Il battaglione dimenticato
"Dopo il sesto suicidio all’interno del suo vecchio battaglione, quella sera Manny Bojorquez si gettò sul letto, e con accanto un bottiglia vuota di Jim Beam e una pistola in mano scoppiò a piangere”.
Così comincia un lungo e intenso reportage di Dave Philipps del "New York Times” sul destino dei membri del Secondo battaglione del Settimo Marines che nel 2008 rimase otto mesi nella provincia afghana di Helmand, in condizioni estreme. L’ultimo suicidio, quello di Joshua Markel, suo mentore all’epoca, aveva sconvolto Manny. Al ritorno Joshua si era fatto una famiglia, aveva un lavoro, degli hobby, sembrava solido, ma poi una sera, mentre guardava una partita di football con gli amici, è salito in camera e si è sparato. Manny ha iniziato a pensare: se non ce l’ha fatta lui, che chance ho io?
A distanza di sette anni, il suicidio sembra diffondersi come un virus in quel battaglione: su 1200 marines impiegati nell’unità 2/7, ben 13 si sono tolti la vita e quattro solo lo scorso anno. Matt Havniear, all’epoca caporale, spiega che all’inizio queste morti lo facevano arrabbiare, poi hanno cominciato a intristirlo, ma dopo il decimo episodio ha avuto la tremenda percezione che fosse inevitabile.
Abbandonati dalle istituzioni, questi ragazzi, che perlopiù hanno tra i 22 e i 30 anni, hanno pensato di metter su un sistema per monitorare i compagni più in difficoltà ed esser pronti in caso di allarme. Ma non basta. C’è come un’ombra che rimane nelle vite di queste persone e che non se ne va via. E c’è molto da dimenticare e che invece si continua a ricordare. Manny non sa perché è ancora vivo; la sera in cui aveva preso la fatidica decisione è poi collassato sul letto. Qualche giorno dopo era al funerale del suo mentore. La madre di Markel lo ha avvicinato e gli ha intimato: "Promettimi che non farai mai passare tua madre attraverso tutto questo”. E Manny ha promesso. (nytimes.com)

21 settembre. Giornata dell’Alzheimer
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che porta a un deterioramento delle capacità cognitive e conduce gradualmente alla perdita di autonomia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci sono circa 47,5 milioni di persone affette da demenza in tutto il mondo; di queste tra il 60% e il 70% ha la malattia di Alzheimer. In Francia, da 850.000 a 900.000 persone sarebbero interessate dal morbo di Alzheimer e malattie correlate.
In tutto il mondo, il numero dei malati è destinato ad aumentare del 60% entro il 2040 se non verrà trovato qualche trattamento. Pressione alta, livelli elevati di colesterolo e fumo possono accelerare l’insorgenza della malattia, ma il principale fattore di rischio è l’età: dopo gli 85 anni, la percentuale di persone affette da questa patologia è stimata tra il 20% e il  40%. (www.europe1.fr)

22 settembre. Pile di giornali
Il problema delle riviste che si accumulano da qualche parte in casa senza essere state aperte o di cui si è letto giusto il sommario è noto, con grande cruccio e frustrazione degli abbonati. Il "New Yorker” non è mai stato una lettura veloce, oggi però la situazione è peggiorata e pare non sia mai il momento di mettersi in poltrona e leggersi l’ultimo numero in santa pace. Di qui l’idea di una newsletter "The New Yorker Minute”, che in sostanza recensisce, anche criticamente, i vecchi articoli, così che la gente sia invogliata a riprendere in mano le riviste messe da parte.
La formula sembra funzionare, tant’è che gli iscritti alla newsletter aumentano. Anche La "New York Review of Books” e "The Economist” stanno pensando a qualcosa di analogo. Ciò che ha colpito i quattro autori della newsletter (che vogliono rimanere anonimi) è che il commento più frequente dei lettori che hanno aderito al servizio è: "Finalmente non mi sento più in colpa!”.
(niemanlab.org)

23 settembre. Le regole
Chissà cosa si staranno dicendo i greci, ricordando la maestra inflessibile che andava avanti e indietro con la bacchetta in mano mentre loro erano costretti a tenere le palme sui banchi e il loro capoclasse a stare alla lavagna per ore a scrivere: "regole, regole, regole”.