15 maggio. Rinnovabili
Nel 2013 si è speso meno per le energie rinnovabili, ma il dato è positivo perché la diminuzione è dovuta a un crollo del prezzo degli impianti solari. Andamento inverso per l’eolico: meno impianti e più soldi spesi, ma perché sono stati fatti grandi e costosi impianti off shore. La notizia è che ormai in molti paesi solare ed eolico vengono installati anche in assenza di incentivi. Ad oggi le rinnovabili coprono il 18,5% dell’elettricità mondiale contro il 7,8% del 2012. Nel frattempo il primato degli investimenti è passato dall’Europa alla Cina. (Le scienze)

16 maggio. L’Uruguay e la Philip Morris
Il gigante del tabacco, Philip Morris International, ha chiesto all’Uruguay 25 milioni di dollari di danni. Ne ha parlato recentemente Lancet. La storia è iniziata nel 2006, quando il presidente Tabaré Vázquez, oncologo, emanò una serie di provvedimenti per scoraggiare il fumo. Ad aver dato fastidio alla multinazionale del tabacco, pare non sia stata solo la proibizione di fumare nei luoghi pubblici, l’aumento dei prezzi e la proibizione di pubblicità di sigarette nei media, ma soprattutto l’obbligo di tappezzare i pacchetti di sigarette fino all’80% dello spazio con messaggi minacciosi. Già il "Financial Times” lo scorso anno aveva mostrato l’evoluzione delle politiche antitabacco dell’Uruguay attraverso la quota di allarmi presenti nei pacchetti con un’immagine molto efficace.

20 maggio. Computer nella nebbia
Christopher Mims, sul "Wall Street Journal” spiega perché il futuro dei computer non è nel "cloud”. Da più parti si dice che a breve sarà tutto nella nuvola e ci sono già diverse agenzie che vendono questa possibilità. In realtà le cose non stanno proprio così: la verità è che mettere e prendere la roba dalla nuvola è più difficile di quanto si voglia ammettere.
Il cuore del problema sta nella larghezza della banda. Ora che stiamo entrando nell’epoca dell’Internet delle cose (cioè di una massiccia ed attiva presenza in Rete non solo di umani ma anche di oggetti) e che ciò che ci circonda (dai cellulari agli elettrodomestici) diventa più intelligente (smart) e connesso alla rete, i limiti della banda e quindi la lentezza stanno diventando un handicap grave. D’altra parte il traffico è ormai davvero notevole. Basti pensare, spiega Mims, che oggi quasi ogni pezzetto del Boeing 747 è connesso alla rete e che in un singolo volt ogni motore genera mezzo Tera, cioè un milione di megabytes, di dati (questo permette alla General Electric di controllare lo stato di salute dei componenti).
Fortunatamente, rassicura Mims, una soluzione c’è, ed è di mollare la nuvola per la nebbia. La nuvola è qualcosa lassù nel cielo, lontana e astratta. La nebbia invece è vicina alla terra, vicina a noi e ai nostri dispositivi. Non più quindi grandi e potentissimi server lontani, ma piccoli computer dispersi e collegati tra di loro e soprattutto vicini. Si tratta insomma di cambiare lo scenario: non più data center al centro e noi e i nostri dispositivi ai bordi della rete, ma una rete orizzontale dove ad esempio uno smartphone potrà scaricare un software da un altro dispositivo senza passare per la nuvola e un semaforo potrà calcolare in frazioni di secondo come reagire, in base al numero di autovetture, bici e pedoni in procinto di attraversamento senza trovare tutti quegli "imbuti” che oggi restringono la banda.

22 maggio. La scorta
La scorta negata a Marco Biagi e quella data in prestito alla moglie di Matacena. Un paese ripugnante.

29 maggio. Carcere
Quasi un detenuto su cinque è in carcere senza aver subito un processo. Sono in tale condizione 10.389 reclusi, il 17% dell'intera popolazione carceraria (59.683, secondo i dati aggiornati all’aprile scorso). Un fenomeno che incide sul sovraffollamento, ha costi umani e anche economici per il Paese. L’Aiga, l’Associazione italiana giovani avvocati, nel giorno della scadenza dell'aut aut europeo all'Italia sul sovraffollamento carcerario, ha calcolato quanto costa al Paese la carcerazione preventiva. Usando i dati del Ministero e moltiplicando il numero dei detenuti sottoposti al carcere preventivo a quello che lo Stato spende al giorno per ogni singolo recluso (circa 125 euro) è arrivata alla cifra di circa 1,3 milioni di euro. (Ansa)
29 maggio. Morire di carcere
Un detenuto di 28 anni, Alessandro Simone, in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio e la persona, si è suicidato impiccandosi nel carcere di Bari. Dall’inizio dell'anno sono sei i suicidi avvenuti in Puglia e otto i tentativi di suicidio sventati.
(Ristretti orizzonti)

29 maggio. Donne e arte
Brian Sewell, grande critico d’arte britannico, ha suscitato molte controversie quando nel luglio del 2008, in un’intervista all'"Independent”, ha affermato: "Solo gli uomini sono capaci di grandezza estetica”. Eppure le gallerie di tutto il mondo sembrano perfettamente allineate a questa dichiarazione. Nel 1989, il gruppo femminista Guerrilla Girls aveva svolto una ricerca sulle opere della sezione moderna del Metropolitan Museum di New York: meno del 5% dei quadri esposti erano di artiste, mentre raffiguravano donne ben l’85% dei nudi. Ne ha scritto Amanda Vickery sul "Guardian” del 16 maggio scorso. Da quello studio sono trascorsi 25 anni ma, scrive la Vickery, ancora oggi bisogna girare ore nei musei per trovare esposte una o due opere d’arte realizzate da donne. Gli Uffizi hanno cominciato a esporre "Giuditta che decapita Oloferne” di Artemisia Gentileschi (1613) solo nel 2000; dei 1.700 quadri esposti nel corridoio del Vasari, che collega Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti, solo il 7% è opera di donne; eppure, secondo uno studio della Advancing Women Artists Foundation, sarebbero 1.500 le opere di artiste conservate nei depositi del capoluogo toscano. Non è detto che tra queste si trovi l’opera femminile che potrebbe mettere in discussione la controversa dichiarazione di Sewell; di certo, afferma Jane Fortune, presidentessa della Awaf, queste opere andrebbero almeno viste!

6 giugno. Il papa davanti al Muro
Sono passate due settimane dalla visita del Papa in Terra Santa, ma dovendoci ripensare oggi -o domani, oppure fra un anno- sapreste dire quale immagine vi ha colpito di più? Probabilmente, una delle centinaia di foto di Francesco raccolto in preghiera davanti al Muro che divide Israele dalla West Bank. Lo ha scritto Matthew Kalman su "Haaretz”: se la recente visita del Papa a Gerusalemme e Betlemme fosse stata una mano nella "partita a poker della propaganda” tra Israele e Palestina, il punto sarebbe andato a quest’ultima. E, per questo regalo inaspettato, i palestinesi dovrebbero ringraziare gli addetti al protocollo israeliano.
Nei giorni precedenti alla visita, il Vaticano aveva preannunciato il viaggio come pellegrinaggio privo di connotazioni politiche. Naturalmente non è stato così: le centinaia di foto che ritraggono il Papa in preghiera davanti al Muro più "graffitato” del mondo (dopo quello di Berlino), in prossimità di una scritta che associa la piaga di Betlemme al Ghetto di Varsavia, hanno colpito l’immaginario di tutti.
Secondo Kalman, la decisione dell’ultimo minuto sarebbe giunta per compensare un pit-stop che gli addetti al protocollo israeliano hanno cominciato a imporre a tutte le personalità estere in visita: la deposizione di fiori alla tomba di Theodor Herzl, il fondatore del sionismo. Il Muro, scrive Kalman, avrà anche prodotto l’effetto sperato -fermare gli attentatori suicidi, rendendo la vita impossibile ai pendolari palestinesi- ma è costato carissimo in termini diplomatici: è diventata la tavolozza a cielo aperto più grande del mondo, dove si combatte la guerra della street art, quella che i palestinesi stanno vincendo. Mentre la sofferenza israeliana dovrebbe essere rappresentata dalla tomba di uno scrittore ebreo ungherese morto 110 anni or sono o dal ricordo delle atrocità nazi-fasciste di 70 anni fa, i palestinesi hanno un luogo, il Muro, che comunica al mondo la sofferenza del qui-e-ora.

9 giugno. Malnutrizione in Pennsylvania
Nella Contea di Allegheny, nello Stato della Pennsylvania, le vacanze estive produrranno un effetto indesiderato: esporre migliaia di bambini al rischio malnutrizione. Lo scrive Matt Nussbaum sulla "Pittsbuthg Post-Gazette”. Nella contea di Allegheny ci sono solo 81 enti no profit che distribuiscono cibo in sostituzione al servizio attivo durante l’anno scolastico. Questi 81 distributori lavoreranno quattro ore al giorno per cinque giorni alla settimana. Lo ha denunciato il centro di ricerca nazionale Food Research and Action Center.
Il problema è che le condizioni per operare nella distribuzione alimentare non sono allettanti: i fondi disponibili coprono solo i pasti effettivamente consumati, non quelli preparati. Se, per esempio, vengono preparati 4.000 pasti, ma solo 3.000 bambini si presentano a richiederli, il programma federale rimborserà solo i pasti effettivamente consumati. Con un tasso di rimborso più alto, si potrebbero coinvolgere più enti no profit e attivare un numero maggiore di punti di distribuzione.

10 giugno. Ketamina e depressione
Come molti antidolorifici poi diventati popolari per l’uso ricreativo, il primo impiego della Ketamina è stato sui campi di battaglia (Vietnam); da decenni è in uso come sedativo pre-operatorio, anche se ai più questa sostanza evoca alla mente scenari di eccessi da debosciati punk-a-bestia. Ora, i ricercatori della University of New South Wales hanno scoperto un possibile uso della "Special K”, il nome affibbiato alla ketamina dagli estimatori del suo uso nei rave party nel trattamento della depressione. Ne ha parlato la televisione pubblica australiana Abc.
"Solitamente i trattamenti antidepressivi richiedono settimane di somministrazione. Non ho mai visto un’efficacia tanto rapida come con la ketamina”.
A parlare è la professoressa Colleen Loo, a capo del team che ha appena concluso una prima fase di sperimentazione clinica su diciannove pazienti. Una di questi è Cheryl Hobbs: dopo essere entrata in menopausa, aver trascorso un brutto periodo sul lavoro e aver sperimentato la fuoriuscita di casa dei figli, è entrata in depressione. "Mi sentivo sempre ‘pesante’, come se indossassi stivali di piombo”. Dopo un primo, "tradizionale”, ciclo di trattamenti con antidepressivi che non avevano sortito effetti apprezzabili, Cheryl si è sottoposta alla terapia elettroconvulsivante (Ect). Un primo miglioramento lo aveva avuto, ma appena sei mesi dopo era arrivata una pesante ricaduta e allora ecco la decisione di proporsi al team della professoressa Loo per il trattamento sperimentale. "Non potevo crederci! Il giorno dopo l’iniezione mi sentivo finalmente stimolata, positiva”. Sono trascorsi sei mesi dalla sua ultima assunzione di ketamina. Oggi Cheryl intanto non segue più trattamenti farmacologici, ma soprattutto sta bene, prende lezioni di cucina e si è iscritta in palestra, dove segue un corso di zumba.
La ketamina, il cui abuso può compromettere le funzioni cardiache, respiratorie e mnemoniche, nonché danneggiare gli organi interni, occupa la sesta posizione nella classifica stilata nel 2007 dalla rivista "Lancet” delle sostanze tossiche più pericolose, sopra Ecstasy, tabacco ed Lsd.
 
11 giugno. Rapimenti
Si torna a parlare del fenomeno dei sequestri di persona in Nigeria. Un mese fa il Paese era finito sotto i riflettori per il rapimento delle 276 studentesse nigeriane da parte del gruppo estremista Boko Haram; ieri, 10 giugno, i ribelli integralisti sono tornati a colpire, sequestrando altre venti ragazze. Ma il fenomeno è in aumento in tutto il Paese: secondo le statistiche della società di consulenza alla sicurezza Control Risks, nel 2013 la Nigeria si è classificata al terzo posto nel mondo per i rapimenti, dopo Messico e India. Ne ha parlato Bloomberg Businnessweek. Ormai si rapisce ovunque, in Nigeria, e il fenomeno non riguarda più in larga parte gli stranieri: se nel 2007 i sequestri di persona nella zona del Delta del Niger coinvolgevano per metà cittadini di altri Stati, l’anno scorso, nella stessa zona, l’84% delle vittime era nigeriano.
Rapire uno straniero è diventato troppo problematico. Si rischia di dover affrontare lunghe trattative con governi esteri che riducono l’entità del riscatto e costringono i rapitori a tenere a lungo in vita le vittime: "Quando invece si sequestra un nigeriano ricco, si tratta direttamente con la famiglia; i parenti pagano subito, senza nemmeno avvisare le autorità”, ha detto Peter Sharwood-Smith, responsabile per l’Africa del gruppo di consulenza alla sicurezza Drum Cussac, che presta servizi alle grandi imprese che operano nel Paese. In più, gli stranieri sono sempre più protetti dalle compagnie per cui lavorano. Tom Newell svolge un ruolo simile per la Control Risks. Secondo lui "il crimine è in aumento assieme alle disparità economiche: nigeriani sempre più poveri convivono con nigeriani relativamente ricchi”. "Ricchi” come Antony Akatakpo, che conduce uno show mattutino sulla stazione radio Wazobia Fm a Port Harcourt, nel Delta del Niger. Antony è stato prelevato da uomini armati direttamente a casa sua. Dopo avergli sparato in una gamba lo hanno trascinato in un nascondiglio nella foresta, e hanno richiesto un riscatto di 10 milioni di naira (circa 62.000 dollari). Alla fine, però, si sono accontentati della metà della somma, rilasciandolo dopo una settimana. Il tasso di disoccupazione nella regione del Delta del Niger raggiunge il 40%. Secondo Ryan Cummings, che segue l’Africa per un’altra società di consulenza alla sicurezza, la Red24, se non si risolveranno le questioni legate a povertà, disoccupazione, corruzione e mancanza di sicurezza nelle regioni del nord e del Delta, la Nigeria continuerà a essere funestata dalla piaga dei rapimenti.

11 giugno
Il ministro Padoan ha detto di aver una fiducia totale nella Guardia di Finanza. Vorremmo condividere, certo. Ma per fugare ogni dubbio un modo certo c’è: che i finanzieri applichino a tutti i loro sottoufficiali e ufficiali quel redditometro che usano sugli altri cittadini.

12 giugno. Stateless
Steven vive in Gran Bretagna, dove non può avere un lavoro, un conto in banca, la patente, o sposarsi. Ma non può nemmeno andarsene. La sua storia è curiosa: tre anni fa si presentò a una Stazione di Polizia di Cardiff e chiese di essere arrestato. Almeno in una cella avrebbe avuto un posto dove stare. Ma i poliziotti rifiutarono. Steven non sa nemmeno bene dov’è nato, 32 anni fa, suppone in Zimbabwe o in Mozambico. La madre, che faceva la commerciante viaggiando tra vari paesi, è sparita quando aveva 18 anni e il non avere un certificato di nascita si è rivelata una maledizione: senza infatti non è possibile ottenere un qualsiasi documento d’identità. Scappato dallo Zimbabwe perché aderente a un movimento di opposizione al presidente Mugabe, Steven è arrivato a Londra con un passaporto falso. La sua richiesta d’asilo non è andata a buon fine, ma senza documenti non poteva essere espulso, così si è trasferito a Cardiff dove ha fatto dei lavoretti, si è innamorato di una giovane ugandese e ha avuto un figlio.
"Era una vita normale”, ricorda, fino a quando la sua fidanzata, finiti gli studi, è dovuta rientrare in Uganda, ovviamente con la figlia. A quel punto è stato un precipitare degli eventi: a un controllo è risultato ovviamente non in regola sul lavoro ed è stato lasciato a casa, per di più da solo. Le Nazioni Unite stimano che ci siano circa 12 milioni di persone "Stateless”, cioè senza stato, nel mondo. L’ha ricordato Emma Batha ne "L’Independent”, raccontando la storia di uno di loro, Steven appunto, il cui sogno oggi è una carta d’identità con una sua foto: "Non ne ho mai avuto una”.
(independent.co.uk)

12 giugno. Gli indirizzi sono finiti
In aprile, l’Arin, (American Registry for Internet Numbers) ha annunciato che gli indirizzi IPv4 sono entrati nella fase quattro: restano meno di 17 milioni di IP liberi e non c’è una fase cinque.
L’Asia, l’Europa e il Sudamerica sono più o meno nella stessa situazione. Solo in Africa ci sono ancora indirizzi disponibili.
Ip sta per Internet Protocol, il protocollo di interconnesioni di rete su cui è basato internet. Ci sono voluti solo dieci anni perché anche questo protocollo esaurisse i numeri a disposizione. D’altra parte nel 2000 il Mit aveva più indirizzi IP dell’intera Cina. Già nel 2006, la Cina aveva messo insieme 98 milioni di Ip e oggi è al secondo posto dopo gli Stati Uniti. Se si contano gli abitanti la graduatoria assume però un altro significato: oggi c’è un quarto di indirizzo a testa in Cina e cinque per persona negli Stati Uniti. È giunta dunque l’ora di passare all’IPv6, che aumenterà significativamente il numero di indirizzi a disposizione. (L’IPv4 riserva 32 bit per l’indirizzamento e gestisce 232 indirizzi; l’IPv6 riserva 128 bit per gli indirizzi IP e gestisce 2128 indirizzi). In alcuni paesi il nuovo protocollo è già stato introdotto e anche nella maggior parte dei computer sono già presenti entrambi i protocolli l’IPv4 e l’IPv6. L’IPv6 dovrebbe dunque durare, se non per sempre, per molte decadi. Il problema è che gli utenti del nuovo protocollo non comunicano con quelli del vecchio. La buona notizia è che Internet in qualche modo si è sempre adattata prima che il collasso fosse imminente. Così è successo nel 1980 e anche nel 1990. Insomma,  non c’è troppo da preoccuparsi.
(http://arstechnica.com)

16 giugno. Detroit
La città di Detroit è stata pesantemente colpita dalla crisi del 2008. Un internauta, grazie a Google Street View, ha catalogato metodicamente la trasformazione delle facciate di alcune case. Il risultato è impressionante. Interi quartieri residenziali sono stati abbandonati e in pochi anni si vedono le case assumere l’aspetto di baracche diroccate; talvolta le case scompaiono completamente, inghiottite dalla natura.
Il sito dailygeekshow.com riporta alcune foto scattate dal 2009 a oggi e montate da Alex Alsup, sviluppatore software, nell’ambito del progetto GooBing. Grazie a una funzione di Google maps oggi è possibile andare indietro nel tempo. Le immagini mettono a confronto strade e quartieri del 2009 con quelli di oggi. Le foto non hanno bisogno di commenti.
http://dailygeekshow.com

18 giugno. I problemi e le persone
Sembra proprio che Renzi non riesca, quando parla, a non accusare qualcuno. Per dire che ha una volontà ferrea di cambiare le cose deve aggiungere "dopo vent'anni di chiacchiere”; nel rispondere a una qualche critica spunta immancabilmente la parola "palude” ; se invita le banche a prestare alle imprese aggiunge che "ora non ci sono più alibi”, a sottintendere la loro passata malafede nel cercarne; per accompagnare l’annuncio di un qualche cambiamento dice che "la musica è cambiata” dando a intendere che qualcuno era affezionato a un altro genere musicale; se parla della corruzione, problema ultracentenario dello stato e della società italiana, lui la riduce a un problema di ladri da cacciare a pedate. Sembra che ce l'abbia con le persone prima che con i problemi. Anzi: che le persone siano il problema.

17 giugno. Il nostro libro
Siamo molto contenti. Il libro, da noi pubblicato, delle lettere di Nicola Chiaromonte a Melanie von Nagel, ha avuto una gran risonanza; sono state pubblicate pagine intere su diversi giornali. In Polonia.