Adriana Pegoretti, ex insegnante, è presidente dell’associazione Veronettamica, Anna Lona, è insegnante all’istituto Duca D’Aosta di Verona, Valerio Goattin, educatore, ha coordinato il progetto "Duke’s Band”.

Che cos’è Veronettamica?
Adriana Pegoretti. Veronettamica è un’associazione nata a Verona nel 2006, costituita da un gruppo di cittadini, tra cui alcune ex insegnanti e persone attive nel mondo del volontariato da anni. Quando siamo nati, la prima cosa che abbiamo fatto è stato cercare una casa nel quartiere perché alcuni di noi abitano e sono ben radicati nel territorio. Per qualche tempo l’affitto l’abbiamo pagato noi. Da qualche mese ci è stato affidato un appartamento in cui gestiamo un centro diurno per ragazzi, uno spazio extra-scolastico pensato come luogo di accoglienza, ma anche di mediazione tra il mondo della cura parentale, i servizi sociali e le istituzioni scolastiche.
Attualmente il centro è frequentato da otto ragazzi delle medie, quindi dagli undici ai quattordici anni. Qui trovano un ambiente familiare: fanno i compiti, ma c’è pure la cucina, per cui mangiano anche. All’inizio avevamo anche degli italiani, oggi il centro vede praticamente solo ragazzi e ragazze extracomunitari. È un peccato perché noi avremmo preferito che ci fosse maggiore mescolanza. I ragazzi, che ci vengono segnalati dai servizi sociali, senza entrare nel dettaglio, perlopiù hanno situazioni di assenza del padre, di famiglia mononucleare, con la madre che fa fatica a trovare un lavoro. Una delle ragazzine ha raggiunto il padre in Italia e si è trovata un’altra famiglia con dei figli piccoli rischiando di doversene occupare lei. Ecco, qui è libera di essere una ragazzina. Un altro ragazzo, ad esempio, era depresso, non voleva saperne della scuola. Noi allora avevamo istituito dei turni per andare a suonare al suo campanello alle sette mezza del mattino, alla fine abbiamo delegato un suo compagno ed ha funzionato. Alcuni hanno bisogno di essere accompagnati per affrontare gli esami di terza media. Devo dire che i nostri volontari in più di un’occasione si sono resi disponibili anche alla domenica per chi aveva bisogno. Alla fine si tratta di una piccola rete, fatta di gesti anche molto spontanei.
Da tre anni siamo convenzionati con il servizio civile e abbiamo anche assunto un’educatore. Il mio ruolo ora è più di retroguardia. E poi ci sono i volontari giovani, e gli educatori, come Cesare e Gregorio, che hanno un linguaggio di mediazione rispetto agli adulti, quindi entrano più in confidenza, sono sensori di stati d’animo. Ci sono giornate un po’ difficili per i ragazzi. Qui però c’è sempre un’accoglienza familiare per cui trovano un ambiente sereno, quasi da dimenticare le situazioni difficili che hanno dietro.
Con il centro abbiamo organizzato tante esperienze, sia all’interno della casa, sia all’esterno, legandoci con altre realtà vicine. Per esempio, con il Cai, da tre anni abbiamo il progetto "Educare vivendo l’ambiente”: facciamo una gita in montagna ogni mese e poi due vacanze all’anno in montagna. Altre attività sono più legate alla vita del quartiere, per esempio recentemente abbiamo partecipato a un evento dal titolo "Sulle orme dei padri alla scoperta del quartiere” nell’ambito del quale abbiamo fatto una passeggiata con gli abitanti.
Il contatto con le famiglie è costante. In occasione delle varie iniziative, o quando c’è una gita, a volte i ragazzi non vogliono svegliarsi presto la mattina, lo sentono come una fatica, preferiscono divertirsi in altro modo, allora noi ci attacchiamo al telefono e alla fine riusciamo sempre a convincerli. C’è dunque una buona partecipazione, anche sollecitata dall’arpia, che sarei io. Alle riunioni, insisto sempre talmente tanto, sottolineando la necessità di condivisione, che alla fine vengono tutti.
Che quartiere è Veronetta?
Anna Lona. Veronetta è stato la meta delle prime ondate migratorie, quello che, data l’alta percentuale di popolazione straniera, si è caratterizzato da subito come quartiere ghetto. È anche il quartiere della zona universitaria, infatti le case degli studenti sono diventate poi le case degli immigrati. Negli anni alcune zone sono state oggetto di ristrutturazioni anche molto consistenti e ora, tranne qualche area, direi che non c’è una presenza di immigrati maggiore di altre realtà della città. Oggi Veronetta è anche un quartiere di passaggio, nel senso che molti stranieri che magari all’inizio si fermano qui perché le case n ...[continua]

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