Marta Petrusewicz insegna storia moderna all’Università della Calabria. Costretta all’esilio dalla sua nativa Polonia, ha studiato in Italia e negli Stati Uniti, dove è stata poi docente a Harvard, Princeton e alla City University of New York.

Karol Modzelewski, storico del Medioevo, autore, tra gli altri, di "Europa dei barbari”, socio dell’Accademia Polacca delle Scienze e dell’Accademia Nazionale dei Lincei, è stato un capo storico dell’opposizione polacca e co-fondatore e portavoce di Solidarnosc, il più grande movimento operaio della storia moderna. Condannato nel 1965 a tre anni e mezzo di prigione per aver scritto e diffuso, con Jacek Kuron, una Lettera aperta al Poup, Partito operaio unificato polacco, fu di nuovo imprigionato e condannato a tre anni per aver guidato, con Kuron e Adam Michnik, la rivolta studentesca nel marzo 1968. Nel 1981 venne arrestato per la terza volta, dopo il colpo di stato militare del 13 dicembre, per essere liberato soltanto nel 1984. Eletto senatore nelle prime elezioni semi-libere, nel 1989, ben presto divenne critico della strategia neoliberale del primo governo post-Solidarnosc. Dopo lo scioglimento delle camere nel 1991, gradualmente abbandonò la politica attiva a favore della ricerca e dell’insegnamento universitario. È rimasto tuttavia riferimento critico e intellettuale per diverse generazioni della sinistra polacca.


Chi era Karol Modzelewski?
Si può dire che fosse un rivoluzionario, come lui ha scritto nella sua bellissima autobiografia, la biografia di una generazione, intitolata "Sfiancheremo il ronzino della storia”, da una citazione autoironica dei versi di Vladimir Majakovskij in Marcia di sinistra. A cui aveva aggiunto il sottotitolo: "Confessioni di un cavaliere acciaccato”. Modzelewski infatti vedeva se stesso e i suoi compagni di battaglie come degli "apprendisti stregoni” che, come tanti rivoluzionari prima di loro, avevano cercato di guidare il ronzino della storia. Con esiti ambigui: avevano, sì, cambiato il mondo, ma non nel senso che avevano sognato e per questo ne erano usciti un po’ malconci.
Karol Modzelewski era nato a Mosca. Il suo vero nome era Kiril Budniewicz. La madre, Natalia Wilter, era un’ebrea russa. Poco dopo la sua nascita, il padre biologico, esule comunista a Mosca, era stato arrestato e condannato a otto anni in un campo di lavoro. Erano gli anni delle purghe sovietiche. Natalia aveva poi incontrato l’attivista comunista polacco Zygmunt Modzelewski. Anche Zygmunt aveva conosciuto le prigioni sovietiche. Dopo la sua liberazione, era entrato a far parte dell’Unione dei patrioti polacchi, dal 1944 ambasciatore del Comitato di liberazione nazionale polacco a Mosca e dal 1947 ministro degli Affari esteri della Repubblica popolare polacca. Nel 1941, dopo l’invasione tedesca, Kiril/Karol era stato evacuato insieme ad altri figli di emigrati comunisti nella regione di Gorkowski. Nel 1945 si erano infine trasferiti in Polonia, dove era stato adottato da Zygmunt Modzelewski, prendendo il suo cognome e cambiando il nome in Karol.
Karol aveva vissuto l’infanzia lontano dalla madre. Come molti di questi figli dei Comintern, viveva in una specie di orfanotrofio, una casa dell’infanzia che ospitava orfani e figli di comunisti. Nella biografia, racconta anche del suo primo amore, che era stata Lucetta Negarville, figlia di un comunista italiano, che aveva reincontrato cinquant’anni dopo a Roma.
Era cresciuto come un piccolo comunista di lingua russa; il polacco l’aveva imparato in Polonia. Poi però era diventato un vero patriota polacco, alla sua maniera ovviamente, cioè laica e solidale. Comunque l’interesse della Polonia e dei polacchi gli stava molto a cuore. Lo racconta anche nel libro che citavo. Spero la sua autobiografia sia presto pubblicata anche in italiano perché è straordinaria.
Lui entra nella politica nel ’56, quando aveva circa 19 anni, all’epoca dei grandi scioperi operai.
Il ’56 era anche l’anno del Rapporto Krusciov...
Quello fu ovviamente un evento cruciale però per lui la vera lotta in quel momento era quella contro un socialismo che si era trasformato in un sistema di sfruttamento. Il suo impegno primario era accanto alle rivolte degli operai di Poznan e delle fabbriche di Varsavia, alle quali aveva partecipato; in quelle settimane aveva anche stretto dei legami, delle amicizie che sono durate per tutta la vita. All’epoca, quale membro dell’organizzazione giovanile comunist ...[continua]

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