Alessandro Messina è il dirigente dell’unità organizzativa Autopromozione Sociale del Comune di Roma.

Ci puoi parlare degli incubatori sostenuti da Autopromozione Sociale a Roma?
La storia degli incubatori è abbastanza recente. Infatti “Autopromozione Sociale”, l’ufficio del Comune di Roma che si occupa della gestione dei fondi messi a disposizione dal Ministero delle attività produttive per lo sviluppo delle piccole imprese nelle aree di degrado urbano e sociale delle grandi città, è del 1999. Nel caso di Roma parliamo sostanzialmente di periferie.
All’inizio il Comune distribuiva questi fondi alle imprese attraverso bandi, con quelli che vengono definiti interventi “a pioggia”, col tempo, invece, si è capito che, oltre a contributi finanziari, le imprese hanno bisogno di servizi e infrastrutture materiali; altrimenti soprattutto quelle piccole, e ancor più quelle periferiche, le più fragili, non hanno alcuna prospettiva.
A tale scopo è stata varata una serie di interventi, tra cui gli incubatori. Nel 2002 è partito quello di Cinecittà, dedicato alle imprese dell’audiovisivo; l’anno dopo, nel 2003, è partito quello di Corviale. Tra poco dovrebbero partire anche l’incubatore delle imprese sociali e quello dello spettacolo (sono in atto proprio ora le selezioni delle imprese), che appartengono entrambi ad una nuova generazione di tali strumenti. Infine abbiamo in programma un’altra piccola sperimentazione che riguarda le imprese informatiche che lavorano con software libero. Quest’ultima iniziativa, se tutto va bene, dovrebbe essere inaugurata a inizio 2006.
Ancora non abbiamo raccolto molti dati per riuscire a capire l’efficacia e anche il grado di impatto di questi incubatori. Di sicuro, nella nostra breve esperienza, abbiamo preso atto di tutti gli errori commessi in modo da non doverli ripetere.
Abbiamo anche casi di successo. Alcune imprese -un paio che sono dentro Cinecittà e almeno una a Corviale- vanno bene e si stanno preparando ad uscire dall’incubatore con buone prospettive. Altre esperienze, invece, sono state meno fortunate, e qui cercheremo di capire, caso per caso, da cosa è dipeso l’insuccesso.
Va premesso che l’incubatore, come strumento, può essere interpretato in tanti modi diversi. Non è una nostra invenzione, esiste da tanto tempo in Europa, e anche in Italia. “Sviluppo Italia”, l’agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa e l’attrazione d’investimenti, ne gestisce diverse decine.
La peculiarità che noi cerchiamo di dare ai nostri incubatori è quella di essere molto legati al territorio in cui si inseriscono e di essere concepiti proprio per valorizzare il lavoro di rete. Un incubatore, cioè, inteso non tanto come mero servizio materiale o immateriale all’impresa -quindi ti fornisco lo spazio, le scrivanie, le consulenze specialistiche, ecc.-, ma un qualcosa in più, con l’obiettivo di costituire il fulcro di sviluppo sociale ed economico del quartiere dov’è situato. Quello che chiediamo all’incubatore è di diventare un polo d’attrazione del territorio, anche per materie che non siano strettamente economiche. Può benissimo essere un luogo in cui si fanno riunioni di comitati di quartiere, piuttosto che iniziative culturali, purché lì intorno giri la vita della comunità. Solo così, secondo noi, l’impresa ospitata all’interno dell’incubatore un giorno potrà uscire dall’incubatore e insediarsi con successo in quel territorio. Non a caso parliamo di “politiche economiche di prossimità”, proprio perché è diverso se a far politica economia è un ministero o un comune, pur grande come quello di Roma. Si può comunque lavorare con una “filosofia” diversa da quella propria dell’approccio centralizzato: i territori li conosci, hai la possibilità di entrarci dentro, capirne le specificità e su quella misurarne gli interventi. Poi, nel nostro modo di operare, ogni incubatore ha una sua particolare natura, una sua precisa vocazione. Ad esempio, l’incubatore di Corviale è quello più tipicamente territoriale, nel senso che è legato proprio a un progetto di sviluppo che riguarda quel quartiere. E quindi si interseca con il lavoro più ampio che l’amministrazione comunale, sempre a Corviale, ha svolto nei confronti del centro polifunzionale, della biblioteca comunale, del centro di formazione professionale, del laboratorio territoriale: tutti presidi dell’amministrazione sul territorio, che sono diventati funzioni vitali per il territorio stesso (tra l’altro alcuni funzionano molto bene ...[continua]

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