Da Lampedusa al Brennero - page 3

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Da anni sul Sud Italia, e particolarmente
sulla Sicilia, stanno ricadendo le urgenze
(e le inerzie) di più mondi. I drammi dell’A-
frica, del Medio Oriente e dell’Asia, con i
conseguenti flussi di popolazioni in fuga da
guerre, dittature, terrorismo, carestie, ban-
de locali, in cerca di una nuova vita. Il siste-
ma di accoglienza in Italia, ancora bloccato
nella logica dell’emergenza, non può che es-
sere giudicato fallimentare da un punto di
vista umanitario e gravemente inefficiente
relativamente al rapporto costi-efficacia de-
gli interventi. Cieca e sorda appare l’ostina-
zione della Ue, che rifiuta di modificare il
Regolamento di Dublino, secondo cui i pro-
fughi sono costretti a chiedere asilo nel pae-
se d’arrivo, e che di fronte a emergenze come
la guerra civile in Siria e il conseguente eso-
do, esita persino ad attivare procedure per
il riconoscimento di permessi di protezione,
come invece è avvenuto durante le crisi in
Albania, ex Jugoslavia, Kosovo, Libia.
Una delle condizioni indispensabili e preli-
minari per qualsiasi serio intervento è una
sistematica indagine sul campo volta a por-
tare a conoscenza della opinione pubblica e
dei decisori a tutti i livelli, le reali condizioni
dell’intero processo della accoglienza in tut-
te le sue ramificazioni. E diventa cruciale
un’analisi sul ruolo che svolgono le istitu-
zioni pubbliche e la miriade di onlus, asso-
ciazioni, cooperative, che abbracciano realtà
anche molto diverse fra loro. Alcune di loro
si sono trasformate in strutture pletoriche,
verticistiche, burocratizzate, in cui i costi
per mantenere la struttura superano am-
piamente quelli destinati all’aiuto, e dove a
volte i lavoratori e gli utenti sono trattati
come oggetti passivi, privi di voce e di capa-
cità di iniziativa.
Questa capacità di monitoraggio, senza la
quale la parola “trasparenza” è una formu-
la vuota e non sono concepibili politiche e
interventi minimamente adeguati, è ciò che
più caratterizza l’attività di Borderline Sici-
lia e il motivo principale che ci ha indotto a
assegnarle il premio internazionale Alexan-
der Langer 2014.
La capacità di valorizzare e potenziare le
iniziative già presenti sul territorio, con-
sente a BS di promuovere un vasto raggio
di iniziative con una struttura sorprenden-
temente “leggera”, formata attualmente di
sole tre persone più tre collaboratori, tutti
volontari, dentro una rete di relazioni che
BS ha stretto sia con istituzioni e iniziative
italiane ed europee, sia con realtà locali.
Coadiuvata da centri universitari e da
esperti, BS ha partecipato a una ricerca et-
nografica transnazionale sul tema dell’euro-
peizzazione del diritto di asilo e di immigra-
zione in Italia, a Cipro e in Spagna, ricerca
che, accanto ai rapporti sullo stato delle
strutture di accoglienza in Sicilia, offre le
basi per una aperta e seria discussione sul
rapporto controverso fra salvataggio e mili-
tarizzazione, tipico delle operazioni Frontex
e Mare Nostrum.
Lo slogan di BS “esserci dove gli altri non
ci sono” non sta solo a indicare la presenza
di operatori sul campo, fonte di rilevazioni
dirette e rigorose, che di per se stesse sono
una critica alle informazioni distorte e su-
perficiali di gran parte dei mass media su
questi temi, ma è anche ricerca di interlocu-
zione con tutti i livelli istituzionali che con-
tano, senza complessi e senza subalternità,
secondo un principio per cui le regole della
convivenza vanno rispettate, ma i cittadini
hanno il diritto di conoscerle, di discuterle
collettivamente ed eventualmente di par-
tecipare alla loro riscrittura. Facilitare la
partecipazione della società civile italiana
ai processi decisionali delle organizzazioni
e istituzioni nazionali e internazionali, è
accanto al monitoraggio sul campo, il tratto
distintivo del lavoro di BS.
Questo sguardo al di là delle barriere, è for-
se il tratto che Alex Langer avrebbe amato
di più, lui che si muoveva dal parlamento
europeo e dal dibattito internazionale alla
dimensione locale e di base, senza suppo-
nenza verso il primo ambito, senza pater-
nalismi verso il secondo. E che proprio alla
necessità di accogliere le donne algerine in
cerca di rifugio aveva dedicato il suo ultimo
Premio Langer 2014 a Borderline Sicilia
Un ponte fra chi soffre e chi può imparare
a condividere il dolore
discorso al PE il 28 giugno 1995 nel nome
di una nuova fratellanza euromediterranea.
Come quando BS si è fatta carico di combat-
tere con mezzi legali gli attacchi di alcuni
giovani palermitani a due ragazzi tamil, sti-
molando la solidarietà del loro quartiere di
residenza. Come quando si è prodigata per
identificare uno per uno i 17 giovani affoga-
ti vicino alle coste siracusane, mettendo in
contatto le loro famiglie con la popolazione
della zona. Uno per uno vuol dire riconosce-
re alle vittime il diritto alla sepoltura mate-
riale e simbolica che connota l’appartenenza
alla comunità degli umani -e dare alle fami-
glie un luogo per ricordare.
Oggi il richiamo al dovere di memoria è
spesso rituale. Ma la “memoria attiva” di cui
parla BS è altra cosa, punta a promuovere
conoscenza, confronto, cambiamento, esten-
sione di buone pratiche a chi ne è escluso.
Con l’iniziativa di Siracusa, si sono sottratti
quei giovani al destino di “profugo ignoto”
così frequente negli esodi di massa, cercan-
do di oltrepassare il compianto effimero e
impersonale delle celebrazioni ufficiali. Non
ultimo, si è gettato un ponte fra chi soffre e
chi può imparare a condividere il dolore.
(Il premio dotato di 10.000 euro è offerto dalla
Fondazione Cassa di Risparmio-Südtiroler Spar-
kasse di Bolzano/Bozen).
Le deputate della presidenza della Camera, con Laura Boldrini e Marina Sereni, incontrano il 2 luglio
2014 Giovanna Vaccaro, Paola Ottaviano e Elio Tozzi, di Borderline Sicilia, Marianella Sclavi e Bet-
tina Foa, Fondazione Langer (Foto Presidenza Camera).
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