Da Lampedusa al Brennero - page 7

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Ebbene, un Tar tedesco ha chiesto una pe-
rizia a Borderline-Europe sulla condizione
di vita, accesso al servizio sanitario, ecc. è
stata fatta una perizia di settanta pagine,
grazie alla quale alcuni Tar hanno deciso di
bloccare il trasferimento in Italia. Borderli-
ne Sicilia collabora inoltre con Asgi (Asso-
ciazione Studi Giuridici sull’Immigrazione)
per aiutare le persone vittime dell’incidente
del 3 ottobre rimaste bloccate a Lampedu-
sa, perché chiamate a testimoniare contro
gli scafisti, insieme al ragazzo siriano che
ha fatto il video. Siamo infine intervenuti
per il ricongiungimento famigliare tra due
persone finite una a Malta e una a Lampe-
dusa. Ma sarebbero molti i casi da raccon-
tare. Abbiamo seguito un caso pilota anche
rispetto ai “respingimenti differiti”, riguar-
dante nello specifico la competenza giuri-
sdizionale dei ricorsi contro i respingimenti
differiti emessi dalla Questura di Agrigento.
Al momento di fare ricorso contro il decreto
di espulsione, a causa di una lacuna legisla-
tiva, succedeva che il giudice ordinario, in
questo caso il Giudice di Pace, si dichiarava
incompetente passando l’incombenza al giu-
dice amministrativo, al Tar, che a sua vol-
ta si dichiarava non competente. Insomma
nessuno era competente. Nell’impossibilità
di stabilire se spettasse al giudice ammi-
nistrativo o a quello ordinario decidere nel
merito, con un avvocato di Torino, Barbara
Cattelan, abbiamo fatto ricorso alla Cassa-
zione che ha infine indicato nel giudice ordi-
nario il giudice competente.
È diventato un precedente importante. Per
noi è stata una grande soddisfazione.
Sull’operazione Mare Nostrum le opinio-
ni sono discordanti. Voi cosa pensate?
Judith.
Secondo me, semplicemente non
puoi contrastare l’immigrazione con la mili-
tarizzazione. Non puoi dire, come ho sentito
fare da un ammiraglio, che è una “operazio-
ne umanitaria contro i trafficanti”. È umani-
taria o contro i trafficanti? Qui il problema è
che si dà così un’immagine per cui i migran-
ti sono qualcosa da contrastare, peraltro con
una macchina da guerra. Allora, riguardo a
Mare Nostrum, la cosa buona è che vengono
salvate delle vite, però davvero l’immagina-
rio è quello di una “Fortezza Europa” ancora
più chiusa; già il verbo “contrastare” dice
proprio che non li vogliamo, che li prendia-
mo giusto perché non possiamo farli morire
lì. Oltretutto è un’operazione estremamente
costosa: la sola Marina militare, da otto-
bre fino a marzo 2014, ha speso, secondo le
nostre informazioni, circa quarantacinque
milioni. Tra l’altro la Guardia costiera era
molto amareggiata per questa decisione.
Per lungo tempo sono stati loro a uscire in
mare a tutte le ore, anche se sapevano che
non venivano loro pagati gli straordinari.
Questa operazione ci mette in difficoltà
anche per un altro motivo. È in corso una
discussione riguardo la presenza di organiz-
zazioni non militari su queste navi. Io non
sono d’accordo perché si avvallerebbe que-
sta militarizzazione. Abbiamo la stessa di-
scussione con Frontex, che è un organismo
europeo. Nello specifico si sta discutendo
della possibilità che Frontex possa fermare
le barche, chiedere di identificarsi ed even-
tualmente riaccompagnarle nel paese da cui
sono partite. Per fare questo è necessario
che ci sia a bordo qualcuno che garantisca
la tutela dei diritti umani e quindi cosa fac-
ciamo? Ci mettiamo uno dell’Alto Commis-
sariato per i rifugiati? Ma sarebbe terribile!
Andremmo a legittimare qualcosa di vera-
mente brutto.
Giovanna.
In questo processo di delocaliz-
zazione delle frontiere, noi non sappiamo
quello che succede su quelle navi. Quando
arrivano in porto sono cariche perché se il
primo giorno ne soccorrono trecento, quei
trecento poi devono aspettare fino a che il
mezzo non si riempie e così intanto passano
anche due, tre giorni buttati sul ponte. Per
non parlare della pratica dell’identificazio-
ne a bordo. Addirittura c’è chi scende già col
decreto di espulsione.
Judith.
Per noi ora è molto importante far
capire cosa sta succedendo, informare. Ho
ricevuto tantissime chiamate di giornalisti
che esordivano: “Mare Nostrum è una bella
cosa, vengono salvate le persone...” e io su-
bito a dire: “Attenzione...”. È molto difficile
spiegare questa contraddizione interna del
connubio salvataggio-militarizzazione. Che
altro dire? Noi ci proviamo.
Dare ora un giudizio sulla mission di Fron-
tex, Triton, è molto più facile: l’agenzia
Frontex opera per il controllo delle frontiere.
Triton non ha lo stesso incarico di Mare No-
strum, non è stato creato per salvare, bensì
per “contrastare l’immigrazione”. Però gli
arrivi continuano e anche le navi che ope-
rano per Frontex vengono chiamate per il
salvataggio, e per le convenzioni internazio-
nali non possono dire di no perché sarebbe
omissione di soccorso. Così il direttore ope-
rativo di Frontex, Klaus Roesler, ha chiesto
allla Capitaneria del Centro di soccorso in
mare a Roma di non chiamare più le navi di
Frontex per il salvataggio -una mostruosità
incredibile.
(a cura di Barbara Bertoncin e Bettina Foa).
Blog:
(versione italiana);
(versione inglese);
(versione tedesca);
borderline-europe:
/
“Triton” non è stato creato
per salvare, bensì per “contrastare
l’immigrazione”
Domanda di protezione internazionale
Una domanda di protezione internazionale può essere presentata nel momento d’ingres-
so nel territorio nazionale presso la Polizia di Frontiera o successivamente nell’Ufficio
Immigrazione presso una Questura italiana. Si struttura in 4 momenti:
1) “fotosegnalamento”;
2) la compilazione del modello C3 -“Modello per il riconoscimento dello status di rifugiato
ai sensi della Convenzione di Ginevra”;
3) l’audizione presso la Commissione Territoriale di competenza, organo preposto al ri-
conoscimento o diniego della domanda d’asilo;
4) l’acquisizione della decisione della Commissione Territoriale. La legge italiana stabi-
lisce che l’audizione si svolga entro 30 giorni dalla presentazione della domanda e che
la Commissione Territoriale decida nei tre giorni successivi. In realtà le persone spesso
aspettano oltre un anno per l’appuntamento in commissione.
Merica Merica
Trenta giorni di macchina a vapore
Nella Merica che semo arrivati/
Non abbiamo trovato né paglia né fien.
Merica, Merica,
Merica, Merica, Merica,
in Merica voglio andar.
Abbiamo dormito sul nudo terreno
come le bestie che van riposar
E la Merica l’è lunga l’è larga
circondata da fiumi e montagne
e con l’aiuto degli altri italiani
abbiano formato paesi e città.
(Canzone popolare)
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