Da Lampedusa al Brennero - page 38

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Dopo l’Euromediterranea e la consegna del
Premio a Borderline-Sicilia nel luglio 2014,
ho avviato con la Fondazione Langer e al-
tre associazioni “euroregionali” un’azione
di monitoraggio e informazione lungo l’asse
ferroviario Bolzano-Brennero.
Si dice comunemente che la costruzione
dell’Europa come spazio di “libertà, sicurez-
za e giustizia” e la creazione della Schengen
hanno spostato i controlli dai confini interni
ai confini esterni dell’Europa. Uno sguardo
sul e dal confine italo-austriaco del Brenne-
ro permette di esaminare e contrastare si-
mili affermazioni e, contemporaneamente,
di avanzare alcune riflessioni sull’Europa di
oggi; permette inoltre di interrogarsi sulle
responsabilità -abilità di risposta- di fronte
alle persone che fuggono da violenze e cer-
cano libertà, sicurezza e giustizia all’interno
dell’Europa.
Da settembre 2014 abbiamo iniziato a mo-
nitorare la situazione dei profughi respinti
al Brennero, spostando poi il monitoraggio
anche a Bolzano, e abbiamo cercato di pro-
muovere una più forte collaborazione tran-
sfrontaliera dal basso. Sbaglia chi pensa che
dal 1998 il Brennero non è più un confine: i
controlli non sono stati aboliti, ma con ac-
cordi italo-austriaci, che risalgono proprio
al 1998, sono stati trasformati in cosiddetti
“controlli mobili non aventi carattere conti-
nuativo”, con lo scopo di impedire l’ingresso
e il soggiorno di persone che non soddisfano
i requisiti e di riammetterli nel paese dal
quale sono entrati. Inoltre, chi immagina il
confine come una linea deve sapere che sem-
pre più spesso il primo confine italo-austria-
co per persone in viaggio senza documenti
validi è proprio a Bolzano, il capoluogo di
provincia, 80 km distante dal confine. Da
novembre 2014, infatti, pattuglie di polizia
Da Lampedusa al Brennero
Cooperazioni lungo un confine europeo interno e mobile
di
Monika Weissensteiner
italiana-austriaca-tedesca effettuano insie-
me controlli di documenti sui treni interna-
zionali. È proprio qui che alcuni dei profu-
ghi arrivati via mare in Italia vivono per la
prima volta un confine europeo: un confine
che per loro -non per i cittadini europei- esi-
ste e incorpora significati diversi. Ma faccia-
mo un passo indietro.
Dal Brennero alla “rotta del Brennero”
Nel contesto storico-politico di “Mare No-
strum” (con circa 171.000 persone arriva-
te via mare, che si sono tradotte in circa
65.000 domande di protezione internaziona-
le in Italia nel 2014), il Brennero ha ricevu-
to visibilità in quanto “frontiera/passaggio”
lungo una delle rotte principali (la “rotta
del Brennero”) per le persone che volevano
lasciare l’Italia per presentare una doman-
da di protezione internazionale in un paese
del Nord-Europa, nonostante l’obbligo del
Regolamento Dublino III di presentare la
domanda di asilo nel primo paese membro
d’arrivo.
La maggior parte degli sbarchi in Italia sono
di siriani, eritrei, somali, mentre le doman-
de presentate nel nostro paese sono perlo-
più di persone scappate da Nigeria, Mali,
Gambia. Chi scappa da Siria ed Eritrea ha
spesso provato a chiedere protezione inter-
nazionale non in Italia, ma in un altro stato
membro, varcando anche il Brennero. L’an-
no 2014 ha segnato non solo un apice delle
domande di protezione presentate in tutta
l’UE, ma anche delle cosiddette “riammis-
sioni passive”, accolte dal Commissariato di
Polizia di Frontiera al Brennero, di persone
rintracciate nella fascia o nelle retrovie del-
la frontiera sul territorio tirolese-austriaco
e riportate dalla polizia austriaca sul lato
italiano del Brennero. Sono state 4.408 per-
sone nel 2014, rispetto a 2.118 nel 2013 e
580 nel 2012, in maggioranza appunto di
nazionalità siriana ed eritrea. Queste non
sono “riammissioni Dublino” e vengono ef-
fettuate senza tener conto di alcune clausole
di tutela previste invece per richiedenti asi-
lo nel regolamento Dublino o stabilite nella
recente sentenza della Corte Europea dei
Diritti dell’Uomo “Tarakhel vs Svizzera”.
Assente su ambi i lati del confine attività di
consulenza legale.
Quale risposta dare alla situazione del
Brennero che, per esempio, a ottobre vedeva
una cinquantina di profughi respinti ogni
giorno al confine, inclusi famiglie, anziani,
minori non accompagnati, fermi per ore sot-
to la prima neve a temperature gelide nella
stazione del Brennero?
A livello locale, la società civile si è organiz-
zata per fornire aiuti umanitari: tè caldo,
vestiti, un minimo di orientamento legale.
Dopo alcune iniziative di informazione e
denuncia, a fine 2014 è poi stato aperto un
servizio di aiuto umanitario diurno, trami-
te un intervento della Provincia di Bolzano,
dei servizi sociali di distretto e di una co-
operativa che lavora in ambito accoglienza
profughi. Ma la situazione al Brennero si
intreccia con dinamiche più ampie, che ri-
guardano le politiche e le pratiche di asilo e
di accoglienza in Europa.
“Qui ci vuole una risposta da Bruxelles,
dall’Europa”. Lo dicono (anche) alcuni po-
liziotti -italiani, austriaci, tedeschi- che dal
novembre 2014 eseguono i controlli trilate-
rali sui treni EC diretti dall’Italia verso Mo-
naco.
La risposta politica c’è stata. Non a livello
europeo, ma proprio tramite accordi bila-
terali in materia di cooperazione di polizia,
firmati da il ministro dell’interno italiano
Angelino Alfano, dal suo omologo tedesco,
Nel 2014 il Brennero ha ricevuto visibilità a livello europeo in quanto frontiera/passaggio lungo una delle rotte per le persone che vor-
rebbero lasciare l’Italia principalmente per porre una domanda di protezione internazionale in un paese del Nord-Europa e a volte per
ricongiungersi con i propri familiari già presenti in un altro paese membro.
Nell’anno 2014 circa 5.000 persone -di nazionalità soprattutto siriana, eritrea, somala- sono state respinte al confine italo-austriaco e
consegnate dalla Bundespolizei Tirol austriaca alla Polizia italiana di Frontiera al Brennero.
Chi viene respinto sono in maggioranza persone arrivate da poco via mare che non hanno avviato la domanda di asilo in Italia; persone
che da settimane o mesi si trovavano dentro il sistema d’accoglienza italiano, ma che cercano di scappare da condizioni poco dignitose
e prospettive future difficili in Italia. Una piccola minoranza ha un permesso regolare in Italia, ma non il permesso per l’espatrio e per
trovarsi legalmente un lavoro in Nord-Europa. Frequente è anche il respingimento di minori non accompagnati.
Queste cosiddette “riammissioni” trovano la loro base in un accordo bilaterale tra l’Italia e l’Austria (1998) che riguarda persone che
non soddisfanno le condizioni di ingresso o di soggiorno.
Nel 2014 i ministri dell’interno italiano, austriaco e tedesco hanno firmato accordi per rinforzare la cooperazione transfrontaliera di
polizia, con effetti tangibili per quanto riguarda le pattuglie trilaterali lungo la “rotta del Brennero”. Da novembre 2014 sono state
rinforzate, ma anche “riconcettualizzate”, queste pattuglie sui treni internazionali (esistenti dal 2000) con l’obiettivo di contenere la
“migrazione clandestina”. I controlli vengono effettuati esclusivamente in territorio italiano.
Da settembre 2014 l’iniziativa “Brenner/o Border Monitoring” realizza una presenza di monitoraggio attivo al Brennero e dal 2015
anche a Bolzano, nell’ottica dei corpi civili di pace e di mediazione, attraverso il dialogo con tutti gli attori coinvolti (presenza, osserva-
zione, orientamento legale, supporto umanitario quando necessario, lavoro di rete). È una forma di impegno civile e volontario, con il
sostegno principale della Fondazione Alexander Langer Stiftung e dell’Organizzazione per un Mondo Solidale (Oew).
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