Da Lampedusa al Brennero - page 29

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Per i richiedenti asilo dalla data della loro
richiesta all’audizione con la commissione
territoriale possono trascorrere anche 10,
12, 18 mesi. In tutto questo tempo i rifugia-
ti e i migranti, oltre ad avere problemi di
sussistenza se non ci sono posti disponibili
in un centro d’accoglienza, restano sospesi
in attesa di sapere cosa potranno e non po-
tranno fare della propria vita. Ma anche per
coloro che stanno nel Cara di Pian del Lago
la situazione è difficile, perché l’ente gesto-
re non si è impegnato come avrebbe dovuto
a organizzare in modo adeguato lo studio
dell’italiano e le attività formative.
Il caso di molti richiedenti asilo accolti negli
Sprar gestiti dai Girasoli è significativo: ar-
rivati nell’ottobre 2013, alcuni saranno sen-
tititi dalla commissione di Trapani nell’otto-
bre 2014 e altri a gennaio del 2015. E anche
dopo l’audizione i tempi per conoscere la
decisione della Commissione sono general-
mente lunghi e imprecisi.
A Caltanissetta ci sono molti stranie-
ri e diverse iniziative. Qual è il ruolo
dello
Sportello migranti
di Caltanis-
setta? Come lavorate in rete con altre
organizzazioni attive nell’accoglienza
ai migranti?
A Caltanissetta c’è un centro polifunziona-
le (il Centro di Pian del Lago) che riunisce
in uno stesso perimetro le tre tipologie di
centri per immigrati irregolari, come defi-
niti dal Ministero degli Interni (Centro di
accoglienza -Cda; Centro di accoglienza per
richiedenti asilo -Cara e il Centro d’identifi-
cazione ed espulsione -Cie). Il centro è stato
istituito nel 1998 dopo l’approvazione della
legge Turco-Napolitano.
La maggioranza dei richiedenti asilo pre-
senti a Caltanissetta è arrivata attraverso
il Mediterraneo; alla richiesta di asilo segue
un permesso di soggiorno (trimestrale o se-
mestrale) in attesa della definizione della
pratica. Ma c’è anche un grandissimo nume-
ro di persone che arriva attraversando Iran,
Turchia e Grecia sui mezzi più disparati, si
tratta perlopiù di giovani afghani o pakista-
ni anch’essi richiedenti asilo.
Lo sportello migranti di Caltanissetta non
è nato con i Girasoli, è stato creato nel 2005
in modo volontario da un piccolo gruppo di
persone, qualcuno già componente dei Gira-
soli, e da un avvocato da sempre impegnato
in questo ambito, nel tentativo di alleviare i
disagi connessi alla condizione di straniero,
contrastare i fenomeni di razzismo, fornire
un’informazione corretta e dare una lettura
diversa e non allarmistica sulla realtà de-
gli stranieri presenti a Caltanissetta. A tale
scopo abbiamo elaborato un “piccolo libro
bianco”,
Polvere sotto il tappeto
.
Adesso collaborano allo sportello anche al-
cune delle persone che precedentemente
sono state accolte nello Sprar, come me-
diatori linguistici e culturali. Lo sportello è
aperto il venerdì pomeriggio dalle 16.00 alle
18.00 in via Re d’Italia 14 e funziona sulla
base di un accordo informale con il Comune.
Le persone vengono allo sportello per chie-
dere informazioni e farsi aiutare a esple-
tare delle pratiche burocratiche. L’attività
principale è l’attribuzione di un indirizzo di
domicilio ai richiedenti asilo senza dimora
fissa che devono rinnovare il permesso di
soggiorno e che, altrimenti, senza un domi-
cilio, non potrebbero rinnovarlo. Tra l’altro,
questo ha anche permesso di combattere un
vero e proprio mercato nero delle “dichia-
razioni d’ospitalità”, il cui prezzo oscillava
tra i 300 e i 900 euro. Lo sportello è diven-
tato un punto di riferimento importante
per i richiedenti asilo e i rifugiati e meta di
giornalisti e universitari per visionarne il
funzionamento.
La collaborazione con le altre organizzazio-
ni presenti nell’area di Caltanissetta è im-
portante e necessario. Ad esempio qualche
mese fa è stato fondamentale l’impegno co-
mune con Borderline Sicilia nel monitorag-
gio degli accampamenti spontanei al di fuori
del Centro di Pian del Lago. Grazie alla mo-
bilitazione di varie organizzazioni, e soprat-
tutto alla collaborazione con le istituzioni, si
sono potute trovare delle soluzioni e adesso,
dalle 250 persone presenti a ottobre nell’ac-
campamento spontaneo, si è passati a una
media di 35. Insieme abbiamo fatto pressio-
ne sulle istituzioni perché si assumessero le
responsabilità di loro competenza.
Cosa pensate della situazione attuale e
dell’aumento degli arrivi via Mediter-
raneo?
I confini territoriali non fermano le perso-
ne in fuga da guerre, persecuzioni e fame. I
confini e le politiche di confine servono uni-
camente a incrementare il traffico di esseri
umani e ad arricchire una oramai vasta or-
ganizzazione criminale di trafficanti. L’at-
tuale situazione catastrofica in molti paesi
africani e asiatici spinge e spingerà inevi-
tabilmente molti a raggiungere l’Europa, la
fortezza Europa. E nonostante ciò sia chiaro
ed evidente a tutti da tempo, in Italia si con-
tinua a lavorare su una base emergenziale.
In quest’ultimo periodo è stato creato un si-
stema di accoglienza parallelo sempre allo
Sprar gestito dalle prefetture. E allo stesso
tempo i fondi per l’allargamento dello Sprar
sono erogati a rilento, nonostante tutto il la-
voro realizzato da comuni e enti gestori per
preparare i nuovi progetti Sprar, valutarli
e rendere disponibile il cofinanziamento. è
stata privilegiata ancora una volta la mobi-
litazione di hotel e di organismi insufficien-
temente preparati per l’accoglienza.
Certo, lo Sprar è stato fino ad ora un gioielli-
no, con 30-40 progetti e il suo allargamento
non sarà necessariamente facile. In effet-
ti, molti degli enti gestori che sono entrati
adesso nel sistema hanno negli anni passati
gestito dei Cara, applicando quindi dei cri-
teri di qualità molto più bassi di quelli dello
Sprar e con un approccio spesso clientelare.
Anche il monitoraggio a livello nazionale
non sarà così facile da realizzare, visto che
fino ad ora l’organico del servizio centrale
sembra essere rimasto com’era.
Per far fronte a breve termine a questi nuovi
arrivi bisogna trovare delle soluzioni inter-
medie, con i Cara che dovrebbero svolgere
un ruolo di prima accoglienza. In un secon-
do tempo è importante favorire l’accoglienza
diffusa come quella dello Sprar, perché se
c’è troppa centralizzazione (come succede
adesso nei Cara) le persone si perdono e
non riescono ad avanzare. Secondo la nostra
esperienza, l’accoglienza non è un proble-
ma di risorse, ma di buona gestione delle
risorse. Si può fare molta più accoglienza
e di migliore qualità a un costo inferiore di
quello attuale dei Cara e del sistema gestito
dalle prefetture, in cui si è creato un vero e
proprio business dell’accoglienza. E questo è
particolarmente evidente in Sicilia.
Sono 25.000 i minori registrati dall’inizio del 2014 sulle coste italiane. Circa il 65% sono minori stranieri non accompagnati. L’incre-
mento delle presenze nei centri nel 2014 rispetto al 31/12/2013 è stato del 42,44%.
I minori non accompagnati che sbarcano sulle coste italiane hanno avuto in passato generalmente un’età compresa tra i 15 e i 17 anni.
Nel 2014 si è assistito ad un incremento della presenza di minori stranieri non accompagnati di età inferiore.
Oltre 3.700 sono stati i Minori Stranieri non Accompagnati scomparsi nel 2014 dai Centri di Accoglienza. Su 14.243 scompare il 26%;
1 su 4, una volta arrivato in Italia, fa perdere le proprie tracce. Solo in Sicilia i minori stranieri non accompagnati scomparsi dai centri
sono 1.882 su 4.628 registrati.
i confini territoriali
non fermano le persone in fuga
da guerre, persecuzioni e fame
l’accoglienza non è un problema
di risorse, ma di buona gestione
delle risorse
Principio di non-refoulement
Nessun stato può espellere o respingere
una persona, chiunque sia, in un altro
stato qualora vi siano possibilità che
in tale stato la persona rischi di essere
sottoposta a tortura, maltrattamento o
punizioni disumane.
Riferimenti: Convenzione di Ginevra sul-
lo Statuto dei Rifugiati (1951, art. 33), il
relativo Protocollo (1976) e il principio di
non-refoulement; Convenzione contro la
tortura ed altre pene o trattamenti crude-
li, disumani o degradanti (UNCAT 1984,
art. 3.1); Convenzione internazionale
sui diritti civili e politici (ICCPR, 1966,
art. 7); Convenzione Europea dei Diritti
dell’Uomo (ECHR, 1950, art. 3) come in-
terpretata dalla Corte Europea del Diritti
Umani (ECtHR) nel caso Soering v. Uni-
ted Kingdom (Judgment of 7 July 1989,
Series A no. 161).
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