nell’ultima lettera vi ho lasciati parlando di Venezia e dalla Laguna veneta vi parlo nuovamente oggi, per segnalarvi come le cose stiano peggiorando rapidamente: non è solo il cambiamento dell’amministrazione comunale a preoccuparmi (avvenuto tra l’altro dopo il commissariamento per casi di corruzione), ma soprattutto il dilagare di una mentalità che non si considera razzista e in maniera irrefrenabile propaganda il razzismo e l’odio. Far parte di un social network abusato come Facebook non significa avere il polso della situazione, ma mi impressiona l’aumento del numero di post contro gli immigrati, i profughi, i clandestini, i rom... proprio da parte degli "amici” veneti e veneziani. La vittoria alla Regione del governatore leghista, persino in roccaforti della sinistra come Marghera, assume dimensioni eclatanti, fotografando una regione appiattita su idee di rifiuto e chiusura. Ho aperto il video in cui Zaia viene interrogato dal deputato Khalid Chaouki e risponde chiedendogli dove sia nato, dandogli uno sprezzante "tu” e liquidandolo con l’arroganza dei potenti, di coloro che sanno di avere un consenso monarchico. Chaouki è nato in Marocco. Il Marocco resta una provenienza molto scomoda oggi in Italia, anche per quelli che come il deputato democratico hanno ottenuto la cittadinanza, ma non saranno mai "sdoganati” completamente da parte di una buona fetta di cittadini italiani: quegli stessi che pretendono un riconoscimento "d’origine controllata” nel totale disprezzo dei fondamenti della nostra Costituzione.
Il mio racconto viaggia non a caso da una nazione all’altra, da un continente all’altro, ed è pure nelle piccole vicende quotidiane, in Italia come in Marocco, che si può leggere il presente, un presente avvolgente che globalizza e nello stesso tempo frammenta.
Dal panettiere marocchino torinese ordino il pane nel bel mezzo di una discussione tra un cliente e il commesso: il primo è convinto che il Marocco navighi a fatica in enormi problemi di miseria e si sorprende quando il commesso mi chiede di intervenire e mi permette di raccontare che se in Italia il mercato immobiliare, per fare un esempio, è fermo e gli immobili in parte possono solo essere svenduti, capita invece che a Sidi Moumen, enorme quartiere di Casablanca dove ancora insiste una grande baraccopoli (la stessa da cui provenivano i ragazzi che si fecero esplodere un decennio fa, di cui racconta un libro testimonianza dell’organizzazione Soleterre), il prezzo al metro quadro dei magazzini commerciali può raggiungere la cifra sorprendente di 3.000 euro. Sì, perché ora Sidi Moumen, come ho già avuto modo di raccontarvi, sta esplodendo come quartiere moderno e ricco, pieno di scuole private, di hammam nuovissimi, di moschee, di palazzine per la nuova classe media in espansione (medio-povera, ma con la possibilità di acquisire la prima casa). E a Sidi Moumen arriva il tram, tutt’intorno al suo lungo tragitto fiorisce una ricca economia.
Se il Marocco resiste come meta riconosciuta di molte aziende importanti, tra le quali va segnalato l’interesse di Peugeot/Citroën che hanno deciso di seguire Renault in terra maghrebina (confermando l’importanza del settore automobilistico nell’economia marocchina), le vicende internazionali e in particolare i recenti attentati in Tunisia hanno invece incrinato i successi in campo turistico. È evidente il calo di arrivi e dispiace riscontrare anche in questo caso un difetto di mentalità, peggiorato da certa cattiva campagna stampa, che induce a temere per la sicurezza in un Paese che è invece strutturalmente molto sicuro e controllato e viene assurdamente assimilato a Paesi che vivono vicende storiche affatto differenti.
Sullo scivoloso fronte della lotta all’islamismo estremista, il Marocco è fermo su posizioni intransigenti e ha attivato politiche repressive efficaci ed estreme. Ho già altre volte rilevato come le carceri del Paese siano zeppe di individui accusati di terrorismo spesso senza regolari processi.
Dovendo confrontarsi con una realtà in cui politica e religione viaggiano troppo frequentemente a braccetto, con un grande movimento islamista antimonarchico e un governo di coalizione con una egemonia moderatamente islamista, Mohammed VI è recentemente intervenuto per legiferare nientemeno che sulla separazione tra politica e religione. Lui, che è capo religioso, come la Regina Elisabetta, e monarca assoluto di un Paese che si pretende democratico, ha imposto una norma ...[continua]
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