Il guaio è che dentro il loro finiscono -perché non reagiscono, perché non denunciano, non si dissociano abbastanza- milioni di persone, residenti qui, credenti e non credenti nell’Islam, perché per l’origine propria o familiare, per i costumi, per l’aspetto, sono riconducibili al soggetto violento e potente che vorremmo sconfiggere, giudicare e punire.
I poteri politici e la forza militare e poliziesca del nostro paese e dei paesi simili dovrebbero costituirsi in iustus iudex ultionis e annientare loro, liberarci dal male. Ma sostenere che le nostre società siano fondate sulla libertà, l’uguaglianza, la fraternità, è una atroce menzogna. Le nostre società sono diventate ecosistemi detritici, discariche sociali in cui uguaglianza è diventata una bestemmia, alla fraternità pensano solo un vecchio papa e non moltissimi uomini di buona volontà, e libertà è diventata il diritto dei ricchi di fare ciò che vogliono dei loro soldi, e di chi può accedere a una tribuna di insultare chi vuole e come vuole. È diventata libertà da tutti i doveri sociali e personali che tengono insieme una società.
Le colpe
Parlerò soprattutto di cause sociali della violenza nei nostri paesi. Sento perciò il bisogno di chiarire che non penso affatto che le cause sociali spieghino, tanto meno giustifichino, la violenza, gli omicidi, le stragi. Non penso che nessuno sia veramente colpevole di nulla se segue la corrente.
Esistono milioni di persone che, nelle stesse società, non uccidono; che, se debbono e possono, lottano per migliorare le proprie condizioni senza uccidere; che, dove sono costretti a schierarsi a difesa in una guerra in atto, combattono per la propria libertà senza usare e pubblicizzare il terrore. Scelte diverse, personali e collettive sono dunque possibili. Anche nel Medio Oriente lacerato da guerre multiple intrecciate ci sono esempi di civiltà, forse di eroismo.
Ma le potenze europee bombardano il Medio Oriente da almeno un secolo, per esercitare il proprio potere, come la Francia, potenza mandataria che bombardò Damasco negli anni Venti con l’artiglieria dopo una rivolta drusa; come i britannici in Afghanistan, per controllare i confini dell’Impero; come gli Stati Uniti in Iraq e Iran; come Israele in Libano o a Gaza. Non ne discende il diritto per i simpatizzanti della rivolta araba di uccidere cittadini europei a caso. Non ne discende neppure che sia legittimo e opportuno continuare a bombardare il Medio Oriente perché loro, o i nostri concittadini sobillati da loro, hanno ucciso qui. Anzi, chi continua a bombardare, o reprime oltre i limiti della legge, senza responsabilità individuali dimostrate, chi proviene da paesi considerati pericolosi, accetta totalmente la logica degli assassini, ne realizza gli scopi. Lo Stato Islamico non è una potenza industriale o militare. È una potenza ideologica. Le idee non si sconfiggono con le bombe.
Stati veri e Stati presunti
Ma bisognerà pure difendersi dalle aggressioni, portare la sicurezza nelle nostre città. È vero. La polizia e i giudici ci sono per quello. Ma non verremo a capo della rivolta omicida di singoli o piccoli gruppi, legati o no a centrali in Medio Oriente, se gli Stati europei non smetteranno di fingere di ignorare che la forza, militare, ma anche culturale, di Al Qaida prima, dello Stato islamico oggi, discende dall’appoggio di Stati veri, potenti, di cui l’Unione europea è alleata. L’Arabia Saudita, fonte dell’ideologia guerriera e fondamentalista di molti terroristi in Asia, in Africa, in Europa, è il cardine del sistema americano in Medio Oriente da quando Roosevelt incontrò Ibn Saud subito dopo Yalta. La Turchia ha l’esercito più potente della Nato dopo quello americano, e ora, dopo il tentativo di golpe fallito, si avvia a diventare espl ...[continua]
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