Michele Ranchetti, Verbale
Per molti, in particolare per i 5stelle, la rete è la forma ideale di comunicazione con i cittadini e tra i cittadini. La rete viene vista come una forma neutra, gratuita, rapida, di connessione, che consente di scavalcare burocrazie e gerarchie. Perciò anche i servizi online -dagli acquisti alle consegne a domicilio, alle corse in taxi prenotate in rete (battezzate da noi, impropriamente, car sharing)- sono spesso considerate forme libere, moderne, agili, di superamento delle lungaggini e delle inefficienze delle corporazioni: un vero mercato che mette in contatto centinaia di migliaia di piccoli lavoratori autonomi a tempo parziale con vantaggio di tutti.
È possibile che, al contrario, i servizi in rete tendano a creare potentissimi monopoli, che fissano unilateralmente i prezzi e le regole dei servizi, la cui esistenza si fonda su masse di poveri disposti a lavorare senza sicurezze e per poco o nulla, secondo regole fissate da altri. Per dirla con Leo Mirani ("Quartz”, vedi link), giornalista di Mumbai, "Non è stata la tecnologia a stimolare l’economia su richiesta. Sono state le masse dei poveri […] l’ingrediente vitale senza cui la nuova economia svanirebbe è la disuguaglianza. Ciò che la tecnologia ha fatto, attraverso gli onnipresenti smartphone, è raccogliere masse di disperati in cerca di lavoro pronti ad accettare qualsiasi cosa”. I poveri guidano, portano le pizze e muovono i pacchi, con l’aiuto di macchine. I ricchi posseggono le reti, le finanziano, le difendono. Quelli in mezzo, finché esistono, pagano i servizi, come facevano anche i loro genitori, con altri mezzi, localmente anziché globalmente.
Il massimo esempio di monopolio, anche più di Amazon, nota per l’efficienza, la rapidità, e il controllo invasivo dei lavoratori, è Uber, che è, o potrebbe essere, la vera, esplosiva novità o la nuova, catastrofica bolla. Su Uber ho raccolto alcune notizie e alcune opinioni.
Cos’è e come funziona Uber negli Stati Uniti
Uber non esiste quasi in Italia. È invece molto importante negli Stati Uniti. Si occupa di logistica. Mette in contatto i clienti con i conducenti connessi, che rispondano a determinati requisiti -possesso di un’auto adeguata, patente, fedina penale pulita, accettazione del codice di rapporti interni che riguarda prestazioni, condotta, sanzioni, eventuale sconnessione (secondo e terzo link)- riceve le prenotazioni, le passa ai conducenti connessi più vicini, indica il luogo e il percorso, riscuote il prezzo della prestazione, trattiene la commissione (in Italia del 20%, come da sito), paga i conducenti. Il carburante e l’usura del mezzo sono a carico dei conducenti. Le regole prevedono l’esclusiva: se sei connesso a Uber non puoi esserlo a Lyft e non puoi prendere corse in proprio. Il prezzo è fissato unilateralmente da Uber. I tempi del pagamento e un recente taglio dei compensi hanno causato di recente controversie giudiziarie e un inizio di organizzazione sindacale dei conducenti (vedi link successivo), come vedremo tra poco.
Uber non è quotata in borsa. È di proprietà dei fondatori. Le viene attribuito un capitale di 62,5 miliardi di dollari (che la collocherebbe subito dopo le grandissime, Apple, Google, Facebook, e prima di General Motors e Ford), che deriva anche da finanziamenti indiretti, attraverso fondi appositi, di grandi banche, come Morgan Stanley, che avrebbero scommesso decine di miliardi in sostanza senza garanzie e puntando sul futuro: capitale di rischio, come si dice (vedi link 5 e 6).
I conducenti connessi a Uber sarebbero 350.000 negli Stati Uniti. A New York sarebbero quasi tutti a tempo pieno, cioè senza altri lavori, e immigrati recenti, come i tassisti. Hanno il Gps, sono perciò sempre rintracciabili. Sono tenuti ad accettare quasi tutti i clienti, pena la sconnessione (tipicamente i rifiuti tollerati sono del 4%) e a effettuare realmente la corsa dopo preso l’impegno. Mentre Uber è una rete internazionale, le regole del trasporto locale dipendono dalle municipalità. Perciò le situazioni a New York, Seattle, Dallas (le città più citate dalle fonti) possono essere molto diverse. Come si vede dai link, ho preso le informazioni dal "New York Times” e da "Quartz”, i cui collaboratori lavorano anche per il "NYT”, il "Washington Post”, e altri quotidiani molto noti.
I rappor ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!