un autunno estremamente piovoso ha chiuso precipitosamente in Marocco una stagione terribilmente secca. L’annata precedente aveva visto una riduzione del 70% della principale produzione cerealicola. Le piogge di questi ultimi mesi promettono invece una buona annata per l’agricoltura. Nel sud del paese tali piogge inaspettate hanno creato panico e danni, isolando per giorni alcune città, la stessa strategica Layoune nel Sahara Occidentale. Abbiamo potuto vedere le colonne di camion in attesa per giorni e i bivacchi dei passeggeri dei pullman bloccati lungo la strada. Per noi, in viaggio turistico, è stata un’avventura quasi divertente e, per fortuna, senza conseguenze: ci siamo trovati a dover fuggire per la piena improvvisa di un oued (torrente) dell’Anti Atlante, rinunciando alla nostra meta. Sono gli inconvenienti degli spostamenti nel sud, dove ai ponti si preferiscono i guadi e spesso le strade recentemente asfaltate cedono rapidamente alla forza potente delle acque lasciando tracciati di pista nel solco dell’oued, situazioni peggiori di prima…
Dall’Italia negli stessi giorni ricevevamo le telefonate dei parenti preoccupati per le notizie allarmanti sulle manifestazioni di protesta per la morte di un commerciante di pesce ad Al Hoceima. Nessuna notizia invece, né avvisaglia di sommovimenti sociali da queste parti. Piuttosto il costante controllo delle forze dell’ordine per la nostra sicurezza: venivamo continuamente fermati ai posti di blocco, numerosi in questo sud di frontiera. Se i rari controlli in altri periodi erano cagionati dal timore di subire visite non gradite di giornalisti (peggio se spagnoli), in questi giorni erano invece certamente dettati dal timore che ci mettessimo nei pasticci lungo le piste semi montane fradice di pioggia.
D’altronde, pare che a poche settimane dall’uccisione di Mouhcine Fikri sia ormai sedata l’eventuale rivolta, che ricorda piuttosto quel grido di dolore costantemente presente in Marocco: il grido della maggioranza povera della popolazione che difficilmente ha accesso a prospettive per un migliore futuro e si vede angustiata quotidianamente dalle angherie di un potere corrotto a tutti i livelli, anche i più bassi. Una protesta che richiama non a caso alla memoria Fatiha, la venditrice ambulante di pane immolatasi contro le autorità a Kenitra la scorsa primavera.
Il paese sembra viaggiare a due velocità. Da un lato grandi movimenti di denaro e una classe sociale che da ricca diventa ricchissima, con l’esempio di alcuni giovani fortunati che, partendo da una discreta disponibilità di denaro, in pochi anni accumulano abbastanza facilmente fortune impensabili ai più. Dall’altro lato un paese immobile, dove il livello di povertà resta drammatico e solo l’abitudine ad accontentarsi, la rassegnazione in fin dei conti, permette di resistere. Nonostante casi come quello di fine ottobre per cui s’infiammano gli animi ed emerge la protesta.
Persino con qualche successo: indagini più accurate, qualche arresto…
Nello stesso tempo il paese che corre rapido verso un futuro promettente mostra le sue capacità d’irretire il mondo con l’organizzazione, tra l’altro, della Cop22 a Marrakech, la conferenza sul cambiamento climatico. Lo fa con grande dispendio di energie e di denaro per sostenere l’evento e portare il Marocco a sempre maggiore riconoscimento internazionale. Il re, accompagnato dal piccolo principe Moulay Hassan, tredicenne sorprendentemente a suo agio sui palchi di rappresentanza e ben instradato verso l’investitura a succedere al padre, e da Moulay Rachid, poco avvezzo alla responsabilità regale, ormai perennemente anch’egli accanto al fratello sovrano, ha suggellato il sostegno del Marocco a tener duro sulla via della salvaguardia dell’ambiente già promessa con la precedente Conferenza di Parigi. Tutto è stato condotto in pompa magna.
I numerosi visitatori internazionali non hanno certo notato, come il cittadino qualunque, che le transenne di piazza Djamalfna portavano il marchio di un’altra città, lontanissima da Marrakech (826 chilometri): provenivano infatti da Oujda, al confine con l’Algeria e il Mediterraneo. Ci devono essere volute tutte le transenne del Marocco in quei giorni di novembre a Marrakech…
Il cittadino comune, quello povero la cui vita viaggia al rallentatore, s’accorge qualche volta degli enormi sforzi del parallelo paese ricco e volitivo: per esempio quando fa la spesa e deve portarsi una borsa di tela da c ...[continua]
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