Prima degli atti di governo sono state le audizioni al Senato degli Stati Uniti a rendere noti al pubblico i ministri del Governo Trump. Ma molte audizioni, quelle dei ministri più vicini al nucleo duro del potere, all’uso della forza (sicurezza, difesa, interni, esteri), sono state smussate, rese sorde, dalla impossibilità, ovvia, di esprimere, di rendere pubbliche, le specificità di pratiche, più che di programmi, che i senatori sono chiamati a giudicare.
Michael Flynn, nominato presidente del Comitato per la sicurezza, si è dimesso per i documenti che i servizi segreti avevano raccolto sui suoi colloqui con funzionari russi sui temi del suo futuro ufficio quando era ancora un privato, e per averlo nascosto ai senatori, e quindi anche a chi legge o ascolta le audizioni. È inutile sperare che trapelasse qualcosa dalle risposte.
Di James Mattis, soprannominato "mad dog”, cioè cane rabbioso, si trovano divertenti e raggelanti citazioni ad apertura di pagina (vedi primo link), un po’ da caserma, che è inutile tradurre. Nulla di più approfondito risulta dalla discussione, anche perché, come è giusto, dato il tema, alcuni senatori che lo interrogavano sono ex-militari. Si ricava solo la conferma della unità degli United Sates marine.
Di Rex Tillerson, Segretario di Stato, colpisce la risposta alla domanda sulla sua philosophy: "My philosphy is to make money.” Senz’altro vero per il suo passato; forse non esauriente per la sua attività futura, ma non in contrasto col passato e con le prospettive di Trump, anche in politica estera. Cosa chiedono gli Usa agli alleati nella Nato? Che paghino! Cosa si chiede alla politica? Che non costi! Non scandalizziamoci!
L’audizione di Jeff Sessions, Ministro della Giustizia, è stata resa vivace, tanto da fare notizia anche sui giornali italiani, dall’intervento critico di Elizabeth Warren, zittita e poi rimandata al posto ("the Senator takes her seat”, ha ordinato il Presidente interrompendo la replica della Warren) dalla Presidenza, in base ad una norma (Rule 19) che proibisce ai senatori di offendere i loro colleghi. La norma fu approvata ad inizio novecento in seguito ad una lite tra senatori degenerata in una rissa da bar ed è praticamente caduta in disuso. Che fosse applicabile in questo caso è difficile da sostenere.
La Warren, che non è una comparsa sulla scena politica americana, criticando le posizioni di Sessions in tema di diritti civili, ha citato una lettera di Coretta Scott King, vedova di Luther King, scritta durante una analoga discussione di conferma, nel 1986. Sessions, nato a Selma, e Attorney del Southern District dell’Alabama, era stato nominato giudice federale dello stesso Southern District, ma, in seguito alle critiche, non fu confermato. La lettera è conservata negli archivi del Senato. La parte citata dalla Warren dice: "Sessions ha usato i grandi poteri del suo ufficio in goffi tentativi di intimidire e spaventare vecchi elettori neri. Non dovrebbe essere premiato per questa riprovevole condotta con una nomina a giudice federale”. Da qui la mozione, l’interruzione, la mandata a posto (vedi ultimo link). Non si capisce come possa essere vietata una citazione del genere, specifica, pertinente, durante una audizione di conferma. Ma i repubblicani hanno la maggioranza e la presidenza nella Commissione Giustizia; e il Presidente decide. Si può immaginare cosa sia stata la discussione alla Camera e al Senato, sull’Obamacare.
L’audizione più interessante e vivace è stata quella della DeVos, nominata all’Istruzione, e poi confermata solo grazia al voto, insolito, del Vicepresidente Mike Pence, perché c’era parità assoluta, 50 a 50, dato che due dei senatori repubblicani, che sono 52, avevano votato contro.
L’interesse deriva dalla reale esistenza di due correnti di opinione nel Senato tra favorevoli e contrari alle idee della nominata e dalla sovrapposizione tra conflitto di idee e opposizione alla persona di Betsy DeVos; alla ricchezza sua, della sua famiglia, di suo marito; agli smisurati finanziamenti della sua famiglia al Partito Repubblicano.
La domanda di Barry Sanders alla nominata "È vero che la sua famiglia, negli anni ha contribuito 200 milioni di dollari al Partito Repubblicano?” (vedi sesto link) e la risposta " Non lo so con esattezza, ma la cifra può essere dell’ordine dei 300.milioni di dollari” hanno rappresentato il punto più diretto del confronto, ma non lo hanno esaurito. Infatti alla successiva domanda: "Non vor ...[continua]

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