i militanti del movimento Hirak sono rimasti probabilmente delusi, nonostante alcuni di loro siano stati graziati dal re in occasione della Festa del trono a fine luglio. Eppure non perdono la speranza le famiglie dei detenuti, che tutte le settimane affrontano un viaggio pesantissimo per fare visita ai loro cari in carcere a Casablanca, nella prigione di Ain Sebaa. Seicento chilometri e dodici ore di pullman affollato per chi non può permettersi un più comodo trasferimento in auto privata. Partono da Al Hoceima, dai villaggi vicini, in particolare dal centro della rivolta, Imzouren. Arrivano in tarda mattinata alla prigione di Oukacha a Casablanca. Il pullman è messo loro a disposizione dal Consiglio Nazionale dei Diritti dell’Uomo. Partono la sera prima. Nella tarda mattinata c’è la visita in carcere, da cui i primi escono verso l’ora di pranzo. Questo è offerto nella sede di un’associazione femminile di solidarietà dal comitato di sostegno ad Hirak, poco distante dal carcere: si approfitta del pasto insieme per scambiarsi informazioni sulle condizioni dei detenuti.
Tra i parenti che accorrono tutte le settimane c’è Ahmed Zefzafi, padre di Nasser, leader della protesta. Appare sereno, confida nella saggezza del figlio: "Nasser si sta comportando bene. Quello che desidera è un processo giusto e di poter dire quanto sente di dover dire”.
Tanti commentano con ottimismo la situazione, sperando in una rapida e giusta soluzione. Qualcuno lamenta l’ingiusta incarcerazione del figlio. Molte famiglie hanno perso in carcere chi procurava il sostentamento e sono in difficoltà: interviene per questo il comitato di sostegno, che sta raccogliendo fondi per i bambini dei detenuti che si accingono ad iniziare il nuovo anno scolastico.
Dopo il pranzo, il gruppo riparte alla volta di Al Hoceima: altre dodici ore di viaggio, altri seicento chilometri di strada, così tutte le settimane…
Una lunga calda estate di feste, tra cui le più importanti Aid Srghir e Aid Kebir, festa piccola di fine Ramadan e festa grande del sacrificio, sta terminando. I marocchini sono reduci dagli intensi festeggiamenti dell’Aid Al Adha, dai banchetti di carne di montone consumata nei giorni successivi il sacrificio. Come d’abitudine le feste sono state occasione per la concessione di centinaia di provvedimenti di grazia da parte del sovrano. Pochi, quelli per i militanti di Hirak: le accuse pesanti e i processi ancora in corso impedivano un intervento regale in molti dei casi. In compenso, il movimento potrebbe aver avuto una certa soddisfazione per uno dei più aggressivi e duri discorsi reali, quello in occasione del diciottesimo anniversario della sua intronizzazione, quando Mohammed VI ha attaccato pesantemente chi dovrebbe essere responsabile delle buona amministrazione, dagli apparati dei partiti ai ministri, passando per ogni grado di amministrazione: ne ha messo in luce l’inettitudine, la corruzione, lo scarso senso di responsabilità. Un attacco tra i più pesanti, che pur riprendeva i discorsi precedenti, chiarissimi nella richiesta del sovrano di agire per il miglioramento delle condizioni dei marocchini, nell’impegno di progetti e di finanziamenti già stanziati per l’adeguamento delle infrastrutture, per il sostegno alle zone più marginali, come quella di Al Hoceima, ‘Faro del Mediterraneo’1.
Si sentono chiari gli effetti di questo discorso regale che più di una predica è sembrata un’invettiva. Le amministrazioni sono persino spaventate, forse in alcuni casi l’intervento regale ha sortito l’effetto opposto, immobilizzando invece di stimolare l’azione costruttiva. è certo, come ben ha spiegato l’analista politica e professoressa di Scienze Politiche all’Università di Losanna, Mounia Bennani Chraibi su Tafra2, che il sistema paga il prezzo di alcuni pesanti interventi del sovrano, prima Hassan II ed oggi Mohammed VI, sulla democratizzazione pilotata del Paese, nel quadro di quello che viene definito un ‘autoritarismo elettorale’. Con l’accordo tra Hassan II e il primo socialista capo di governo Youssoufi, è stata indebolita la valenza critica e costruttiva dell’opposizione politica, già contrastata in decenni di repressione durissima, attraverso la cooptazione dell’Unione Socialista delle Forze popolari al governo. I partiti, da allora, dimostrando una grande capacità di adattamento al sistema, avrebbero sempre più trovato la loro forza nella propria debolezza: la proliferazione e frammentazione di par ...[continua]
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