Due dei poeti-personaggi che a Roma hanno esemplificato meglio questa tendenza furono Valentino Zeichen e Carlo Bordini, nati entrambi nel 1938. Analoghi e opposti erano i loro anarchismi letterari. Zeichen venne subito adottato dall’establishment della neoavanguardia dei Novissimi, mentre Bordini rimase a lungo in ombra e quasi sempre ignorato perfino dalle antologie militanti di allora. Nel Pubblico della poesia, per esempio, Zeichen è sia antologizzato che intervistato e naturalmente incluso nello schedario biobibliografico finale a cura di Franco Cordelli. La sola presenza di Bordini era invece nello schedario, ma Cordelli mostra di sapere allora ben poco di lui perché fa parlare Enzo Siciliano, il quale a sua volta lo ritrae riassumendo, elencando dati di contenuto reperibili nei poemetti che Bordini aveva stampato a proprie spese:
"Da quel che leggo mi pare di capire che ha fatto la sua Università, che insegna, che è innamorato di una ragazza che si chiama Graziella. Scrive dei suoi amici: ‘Sono dolci, ingenui, / collerici pazzi. / Vogliono cambiare / il mondo, / non sanno cambiare se stessi./ Le loro anime si contraggono / di dolore, / di spasimo, / ombre; / preoccupazione. / E si chinano su di sé / come vogatori stanchi’. Di questi amici ci racconta la vita in comune: i pranzi macrobiotici, le crisi di fine estate, la filosofia zen e lo yoga centellinati davanti al mare, mescolati al marxismo, a Reich, alla marijuana, all’acido, ai film da cineteca. Roba troppo dichiarativa, all’apparenza spogliata dei panneggi delicati della forma, nutrita di scarne idealità morali – si sa, l’ironia impoverisce! – epperò densa di notizie. Così specifiche che sono qui ancora sorpreso di averle trovate con tanta tempestività”.
Siciliano si meraviglia di tanta semplicità, ma anche di quel tanto di inafferrabile mistero che permette a Bordini di scrivere una poesia così nuda, spoglia di formalità, di formalizzazioni poetiche e, sembrerebbe, quasi priva di intenzioni letterarie. Anche per questo, forse, la presenza di Bordini, che viveva e teorizzava i vantaggi paradossali della marginalità, rimase per decenni una presenza marginale, non esibita e quindi spesso ingiustamente ignorata. La sua generazionale esemplarità consisteva tuttavia proprio in questo, cosa che si comincerà a capire solo molto più tardi.
Zeichen, al contrario, ebbe fin dall’inizio autorevoli e convinti protettori. In realtà li cercava, arrivando a elaborare una ironica ma astuta identità pubblica di poeta, coltivando una sua manieristica mondanità nello stesso tempo da libertino e cortigiano, che non avendo fonti e mezzi di sostentamento cerca di farsi "invitare a cena” non sol ...[continua]
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