L’intervista che pubblichiamo nella pagina accanto apparve nel n.79 di Una città. Nella foto si vede la carta di identità del padre di Anna, Renzo, con il nome contraffatto per proteggere la clandestinità della famiglia durante la persecuzione antisemita.
Recentemente Anna ci aveva rilasciato un’altra intervista, sull’esperienza della malattia, che è pubblicata nel n.117 del novembre 2003. Ce l’aveva proposta lei stessa in una lettera che pubblichiamo qui sotto, insieme a un pezzo, quasi una pagina di annotazioni, che aveva allegato. Nella lettera Anna fa riferimento alla psicologia oncologica e in questo numero pubblichiamo l’intervista allo psicologo che ci aveva consigliato. L’intervista alla nostra amica tedesca, Karin Mahn, che tanto aveva colpito Anna apparve nel n. 73, dicembre 1999.
Anna Segre seguiva da anni con simpatia e sostegno la nostra rivista. I suoi consigli ci sono stati sempre molto utili. Era una cara amica che ci mancherà molto. A suo marito Claudio le condoglianze di tutta la redazione di Una città.

Nel ringraziarvi ancora per la vostra visita a Rimini che mi ha fatto molto piacere, voglio farvi una proposta.
Ormai sono 5 anni che, a periodi più o meno alterni, mi sto curando per una malattia di cui so benissimo che non guarirò, ma che, con le opportune cure, può farmi continuare a vivere nessuno sa quanto.
Dato che il “servizio” che Una Città ha fatto con il racconto di quella vostra amica tedesca a me era sembrato molto utile e nessuno (su nessuna rivista) lo ha mai rifatto, io mi propongo a voi. Non ho nessuna intenzione di scrivere le mie memorie, infatti non ho tenuto un diario in tutto questo tempo, ma incamero un mare di sensazioni che non comunico, che sono difficili da comunicare, che sono comprensibili, forse, solo ai malati. Ma i malati sono tanti, ahimè! Immaginate di averne tra i vostri lettori, immaginate che sarebbe “una buona pratica” raccontare quello che si vive quando si è gravemente malati, ma ci si cura e gli altri, quasi, non se ne accorgono? A me, uno dei miei medici, ha chiesto di partecipare ad un gruppo di auto-aiuto sorto di recente proprio perché anche i medici sanno che c’è questa difficoltà di trasmissione di pensiero e di sensazioni anche tra medico attento e paziente, mentre non c’è o c’è meno tra malati. Non ho ancora partecipato perché è in un ospedale molto lontano da casa mia ed è un impegno andarci, però sono contenta che comincino ad esistere queste cose. O, un’altra scoperta che ho fatto di recente, e di cui sto usufruendo, è che esiste la Psicologia Oncologica, e chi la pratica è un medico che, con una preparazione adeguata, riesce già a capire molto di più le problematiche che non uno psicologo normale. Ce n’è uno, anzi c’è tutta una scuola di psicologi di questo genere all’Ospedale di Orbassano dove vado a farmi seguire su questo versante.
Insomma, se voi siete d’accordo, mi piacerebbe fare qualcosa su questi temi, che non sia solo un’intervista all’anno, qualcosa di più continuativo, sempre compatibile con le pagine del giornale.
Vi ho detto che non scrivo memorie, ma, ogni tanto scrivo un non so che, un punto esclamativo su qualcosa che mi colpisce un determinato giorno. Vi mando questo sulle “Borse” che estraggo dal mio fascicolo personale perché non ho mai avuto il coraggio di mandarlo a qualcuno tranne ad Anna Bravo.
Aspetto che mi diciate qualcosa su tutta la faccenda, e se pensate che il tutto non possa interessare i lettori di Una Città, non abbiate problemi a dirmelo: io vivo quello che vi ho scritto come desiderio di rendere un servizio a qualcun altro, niente di più.
Un abbraccio. Anna



Borse
Di plastica, di carta, di stoffa.
Bertolini, Linearia, Jack Emerson, la Rinascente, Coin, ma anche Carrefour, Auchan, Pam, Dì per Dì. Questi sono i nomi dei negozi che appaiono sulle tante, differenti borse che affollano una comune mattina di attesa al Day Hospital dell’IRCC di Candiolo.
Borse grandi che hanno contenuto oggetti ingombranti e che oggi contengono cose grandi (lastre di radiografie, Tac, scintigrafie), borse medie in cui sono stati riposti, dopo l’acquisto, capi di abbigliamento, un golf, una gonna e oggi ospitano gli esiti di tanti esami clinici, di tante visite, di tanti interventi, borse piccole, della spesa quotidiana da cui oggi escono il vasetto con i campioni da esaminare, due arance o un enorme panino al prosciutto crudo.
Borse, contenitori strabordanti, ma anche cartelle ordinate.
Solitament ...[continua]

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