A fine agosto ho letto l’ultimo numero di "Democrazia e diritto” che ha per tema principale Il trionfo della rendita urbana ed apre con un articolo del direttore Umberto Allegretti intitolato Sulla gravità della situazione italiana all’avvio del secondo decennio del secolo. Ho trovato il numero, che è estremamente pessimistico, come si capisce dai titoli, molto confortante. Per venir fuori da un disastro bisogna almeno capire di che disastro si tratti; per guarire, posto che si possa guarire, ci vuole una diagnosi; ci vuole una critica, forse un’autocritica. A me sembra che nel numero la diagnosi ci sia, ed anche la critica. La successione dei titoli consente di capire come il tema viene affrontato. Apre l’articolo di Walter Tocci, L’insostenibile ascesa della rendita urbana, seguono quello sulla promozione dell’edilizia residenziale (Paolo Urbani) e quello sulla depianificazione del territorio (Vincenzo Cerulli Irelli e Luca De Lucia). Poi i tre articoli sulla resistibile trasformazione totalitaria della protezione civile (Georg Josef Frisch, L’Aquila. Il trionfo dell’"urbanistica di emergenza”; Roberto De Marco, La Protezione Civile: una mutazione genetica; Teresa Crespellani, La "resistibile ascesa” della Protezione Civile). Si potrebbe aggiungere l’articolo, ancora di Tocci, sull’Università, ma lì siamo alla critica della rendita accademica, non più di quella urbana.
Per dare un’idea più espressiva di un sommario o di un sunto del quadro tracciato trascrivo poche frasi dell’inizio e della fine dell’articolo principale e del primo degli articoli sull’Aquila.
"Nella fase dell’espansione urbana che va dalla ricostruzione del dopoguerra alla fine degli anni Settanta ha prevalso la rendita marginale prodotta dal progressivo ampliamento dei tessuti edilizi. La decisione pubblica di spostare i confini dell’edificato valorizzava i terreni limitrofi sottraendoli all’uso agricolo... La finanza entrava nel processo nel modo semplice e tutto sommato subalterno del credito bancario, che consentiva al costruttore di sopportare i costi di costruzione per poi incamerare con la vendita degli immobili una rendita di gran lunga superiore a un ordinario profitto industriale… E’ stato il trionfo della speculazione immobiliare che tanti guasti ha prodotto nelle nostre città lasciando segni indelebili… trovando perfino una rappresentazione artistica, per esempio, nella letteratura con La speculazione edilizia di Italo Calvino e nel cinema con Le mani sulla città di Francesco Rosi…
Con la rivoluzione terziaria degli anni Ottanta cambiò il verso della trasformazione. Si tornò ad operare all’interno delle città per rispondere ai bisogni… delle nuove funzioni terziarie utilizzando le aree liberate nel frattempo dalla dismissione industriale e dalle funzioni pubbliche. Prevalse quindi la cosiddetta rendita differenziale... la valorizzazione di immobili interni alla città, dotati di vantaggi posizionali diversi tra loro e comunque superiori a quelli marginali…
La dismissione industriale fece scoprire ai capitalisti i vantaggi immeritati delle plusvalenze immobiliari, un modo più semplice di arricchirsi senza dover fare i conti con l’organizzazione del ciclo produttivo… Emerse quindi la nuova figura dell’immobiliarista finanziere … sicché oggi bastano pochi nomi, quasi sempre legati alla proprietà dei giornali più diffusi, per riassumere le vicende urbanistiche delle maggiori città italiane.” (Walter Tocci)
All’Aquila tutto è stato aggravato dall’emergenza, dai morti, dalla distruzione del centro, dai poteri assoluti della Protezione Civile: "Si tratta dello sconvolgimento della struttura fisica e sociale della città… che paradossalmente può essere interpretato come un gigantesco abuso edilizio di necessità commesso da parte dello Stato.” (Georg Josef Frisch)
Sono nato da quelle parti e la primavera scorsa ho provato ad arrivare all’Aquila, da Sulmona, in macchina, con un amico. Siamo arrivati ad Onna verso le quattro. Al centro non siamo mai arrivati perché, su una strada stretta, il confuso agitarsi per le necessità della vita – la spesa, il riprendere i figli a scuola, il ritorno alle case nuove, follemente situate in mezzo alla campagna o a mezza montagna, lontano da tutto, e quindi accessibili solo in macchina, con accessi a una sola corsia -rendeva semplicemente impossibile procedere; e un po’ alla volta si è fatto buio. Abbiamo visto, abbiamo capito l’enormità del disastro prodotto dalla Protezione Civile, in aggiunta al terremoto, e abbiamo imboccato il primo stradino verso Assergi -via, lontano da lì, dato che potevamo farlo.
Francesco Ciafaloni