Il lavoratore, che è tipicamente anche migrante, viene ammesso sempre in ritardo e con cautela a far parte della nazione, che però si costruisce proprio con la migrazione, interna o estera; qualche volta, nelle emergenze, nelle crisi del mercato globale, viene di nuovo espulso dalla nazione -meglio, dalla cittadinanza, dal consorzio civile, dall’umanità.
Uno degli argomenti principali di questa espulsione degli stranieri è, in questo momento, in Europa, l’antislamismo, che non si può estendere a tutti i lavoratori, ma li divide; relega i lavoratori provenienti da una vasta area del mondo in un ghetto fermo, legato al passato, ad una religione presentata come immutabile, proprio mentre il mondo si muove. Ciascuno dei saggi affronta i temi e sostiene le tesi generali riferendosi ad una situazione particolare: due saggi di Justin Akers Chacon sui lavoratori latini nel sud degli Stato Uniti e sulle tragedie ai due lati della barriera costruita sul Rio Grande; due saggi di Dirk Vogelskamp sui lavoratori ospiti e i rifugiati in Germania; due saggi di Dino Costantini sugli immigrati di origini coloniali e sul disastro nei campi di passaggio all’Inghilterra a Calais; due saggi di Fabio Perocco sul razzismo e l’islamofobia in Italia. E poi Biagio Borretti su Castel Vulturno e Rosarno; Luigi Di Noia sui rom; Luigi Ferrajoli sul razzismo istituzionale in Italia; Marco Ferrero sul "pacchetto sicurezza”; Iside Gjergij sulla socializzazione dell’arbitrio nella gestione autoritaria dei movimenti migratori; Arun Kundnani sulla politica antislamica in Gran Bretagna; Dario Lopreno sulla politica antirom in Europa; Marco Pettinò sulla violenza nei confronti di immigrate e immigrati -i morti alle frontiere della Fortezza Europa; Tobias Pieper e Giovanna Russo sui campi. E, naturalmente, l’inquadramento introduttivo, il saggio sui tre temi chiave del razzismo di stato -la cui parte più interessante e originale è la critica all’antislamismo- e la conclusione, di Pietro Basso, che, con Fabio Perocco ha già curato due raccolte su temi connessi: Immigrazione e trasformazione della società (2004) e Gli immigrati in Europa. Disuguaglianze, razzismo, lotte (2008).
è ovvio che di una tale complessa, intrecciata, ricchezza di interventi non si può fare un sunto; meno che mai una recensione vera e propria, che dovrebbe essere insieme mirata sul singolo intervento e complessiva sulla tenuta generale dell’argomentazione. Si possono dare però alcune istruzioni per l’uso; si può aggiungere qualche commento sulle tesi generali; si possono sottolineare alcuni approfondimenti insoliti e benvenuti.
Quasi tutti gli interventi hanno il carattere di denuncia e di proposta. Non sono rassegne di legislazioni o analisi comparate di legislazioni. Non sono però neppure invettive senza contenuto empirico. Se un operatore o un ricercatore, attento ai particolari locali, vuole i dettagli significativi delle norme che regolano l’immigrazione in Europa, o in Italia, fa bene a cercarli altrove: in rete, sul sito di Briguglio, negli atti parlamentari. Ma se vuole farsi un’idea, operativamente utile, di come vanno le cose e del perché vanno così, nei vari casi, ma con un esplicito riferimento al complesso, fa bene a leggere il libro, o i contributi che lo interessano. Se non ne può più di chiedersi perché si facciano sempre norme assurde, fatte per finta, per essere violate, di cui tutti sanno che non corrispondono a ciò che accade realmente, come la sanatoria dei datori di lavoro di due governi fa, o i decreti flussi che si sono susseguiti da allora; se è stufo di cerca ...[continua]
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