Cari amici,
da quando è morto Kim Jong Il, nel dicembre del 2011, si cerca di capire chi sia Kim Jong Un, suo figlio (nemmeno l’età è del tutto chiara: trent’anni?), e soprattutto, in che modo vorrà gestire le relazioni con il resto del mondo. Finora, come avrete visto, la cosa non si presenta benissimo, dato che anzi un mese sì e uno no ci si ritrova qui in Asia nel pieno di una crisi, mentre il piccolo Kim minaccia di far diventare Seul un "mare di fuoco”, di lanciare missili nucleari a destra e a manca, e chiude tutti i canali di comunicazione.
Ancora, non so bene perché, si guarda alla Cina con la speranza che questa voglia usare quel poco di influenza che ha per portare il dittatore bambino a più miti consigli, ma la Cina o non può, o non vuole, e sotto banco continua a infrangere le sanzioni Onu, mentre il massimo di condanna dei giochi nucleari che pronuncia è un poco convincente "tutte le parti in causa mantengano la calma”.
E quindi, qui, stiamo un po’ coi nervi tesi: ma dici che un missile lo lancia davvero? Nucleare?
Ci si chiede sempre come possa avvenire un cambiamento e, vista la scarsità di contatti con il resto del mondo, non è facile capirlo: cosa succede davvero all’interno della Corea del Nord? Se chi comanda è poco chiaro (Kim è matto di suo, o i militari lo tengono in ostaggio?) quello su cui davvero sappiamo pochissimo è come vivono le persone, cosa pensano, cosa vorrebbero.
Sono stata a Seul per seguire da lì cosa stava succedendo con il Nord, e ho incontrato alcuni rifugiati scappati dalla Corea del Nord, che come sempre offrono una visione un po’ zoppa della realtà, ma che almeno è una visione. E ho scoperto chi è l’eroe inaspettato di molti nordcoreani: il contrabbandiere cinese. Tramite il fitto scambio -quasi tutto illegale- di beni di consumo alla frontiera fra la Corea del Nord e la Cina, ecco che vengono immesse nel Paese ogni sorta di meraviglie: ci sono le medicine che vengono date in aiuto al Nord dalla Corea del Sud e da altri paesi, che il governo si rivende sottobanco e che rientrano dalla frontiera a prezzi di contrabbando. Ci sono le meraviglie introvabili, come i biscotti al cioccolato e gli orsi di peluche, ma soprattutto, fra le cose più desiderabili al mondo ci sono piccoli laptop con lettore di dvd, nei quali mettere copie piratate di film e serie televisive della Corea del Sud. Una signora con cui ho cenato una sera mi dice con gli occhi pieni di entusiasmo di aver deciso che in un modo o nell’altro sarebbe scappata, proprio dopo aver visto una soap opera contrabbandata dalla Cina, in cui le case, le strade, i vestiti della Corea del Sud le sembravano di uno splendore senza paragoni. Un uomo sulla cinquantina invece dice che ancora un po’ e lasciava perdere la fuga al sud, per la quale aveva già pagato diverse centinaia di euro a un gruppo di trafficanti cinesi, dopo aver visto un film sudcoreano in cui a un certo punto una ragazza dà uno schiaffo al fidanzato. E visto che le donne in Corea del Nord sono poco più che bestie da soma, era scandalizzato, inorridito, e quasi pronto a restarsene sotto la dittatura. La signora, invece, aveva scoperto lì, nello schermo del laptop contrabbandato, che non era una condizione di vita inevitabile essere schiave dei propri mariti, padri e fratelli, e un universo nuovo le si è aperto davanti agli occhi.
Qualche anno fa ero stata a Dandong, l’ultima città cinese prima della frontiera con la Corea del Nord verso Sinuiju, e avevo chiacchierato con i pensionati che facevano ginnastica al parco che dà sulla frontiera con la Corea del Nord, proprio dall’altra parte del fiume. Quasi tutti erano veterani della guerra di Corea, dove la Cina aveva combattuto a fianco del Nord contro la Corea del Sud, l’Onu e gli Usa (era stato il Nord ad attaccare, ma facevano finta fosse il contrario). Tutti dicevano che dopo aver rischiato di morire per i "fratelli coreani”, gli si spezzava il cuore a vedere che ora erano alla fame e facevano il possibile per aiutarli -mandando cibo e nascondendo i rifugiati. Poi è cominciata la diffusione di dvd e ora qualcosa di più profondo potrebbe incrinarsi in Corea del Nord.
Ilaria Maria Sala
LETTERA DALLA CINA - 202
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Ilaria Maria Sala, giornalista, vive a Hong Kong, scrive per Le Monde, Diario e il Sole 24 ore. Recentemente ha pubblicato Il Dio dell’Asia, Il Saggiatore, 2005.Partiamo dalla Cina. Si parla molto del boom economico, ma la popolazione come sta reagendo a ...
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