La candidatura a sindaco di Marco Rossi Doria, già presidente dell’Onlus Maestri di Strada, sembra aver innescato uno strano cortocircuito di cui ora proprio Chance rischia di rimanere vittima. E’ così?
Marco si è messo in aspettativa da Chance molto prima del dovuto, perdendo lo stipendio di tasca sua, per incompatibilità tra l’appartenenza a un progetto istituzionale e la presentazione ad una carica di simile rilievo. Altrettanto ha fatto rispetto alla presidenza della Onlus per incompatibilità tra una organizzazione di cittadinanza e di volontariato e la proposta a sindaco. Questo soprattutto per la sua salda convinzione sulla distinzione tra ruoli e per il netto rifiuto di qualsiasi seppur remota possibilità di “cinghie di trasmissione”.
Purtroppo abbiamo sottovalutato il degrado della vita civile a Napoli e nel Paese. Già dalle prime reazioni di assessori in carica si poteva intuire la possibilità di “vendette trasversali”, infatti molti del “popolo di sinistra” che di queste cose si intendono bene, hanno paventato che qualcuno potesse togliere l’acqua al pesce, ossia danneggiare Chance. Ero convinto e ho scritto che una ipotesi del genere mi pareva facesse disonore più a chi la pensava che non a chi potesse farla. E resto di questa idea. Tuttavia, anche se ritengo assurde le vendette trasversali, queste ci sono eccome. Forse, come spesso capita, sono più gli scherani a farsi attuatori di un messaggio espulsivo che non i capi, tuttavia la cosa c’è, e diventa piuttosto urgente chiarire come stanno le cose, anche se nel campo della comunicazione non c’è nulla di più difficile che convincere chi per definizione non ti ascolta, perché scambia il suo mal di pancia per pensiero.
Le cose, lo dirò pubblicamente appena riusciamo ad organizzare una conferenza stampa, stanno in questo modo: una organizzazione della società civile o un progetto istituzionale hanno la libertà e il dovere di fare delle proposte riguardo agli argomenti di cui si occupano: sto facendo questo da circa vent’anni con il Ministero della pubblica istruzione ed ho oggettivamente e soggettivamente collaborato con ministri democristiani, confindustriali, di destra, di sinistra, e persino con la simpatica Letizia: raramente le mie proposte sono state accolte, soprattutto non sono state mai accolte quelle che si riferiscono al progetto, se non in modo marginale. La stessa cosa ho fatto con tutte le amministrazioni comunali, con risultati analoghi. In particolare, il progetto Chance è fermo al palo da otto anni: la città non ha bisogno della nostra testimonianza, noi non abbiamo bisogno di soddisfare la nostra vanità. Intanto ci sono migliaia di giovani che ogni anno rinunciano (o sono costretti a rinunciare) al diritto elementare all’istruzione di base, per non parlare delle decine di migliaia che rinunciano al diritto alla formazione: noi e la città dobbiamo rispondere a questi. Nessun discorso predicatorio contro la camorra ha senso finché non si mette mano a questo problema assumendolo come prioritario, non di un settore, ma per la città, e direi per il Paese intero.
Marco si è proposto sindaco perché questa situazione è intollerabile, e non è una candidatura di settore, come avrebbero voluto i suoi avversari, ma una candidatura a tutto campo: in questi anni abbiamo sperimentato come la politica della formazione e dell’educazione attraversi orizzontalmente ogni aspetto della città, una città che ha più giovani di qualsiasi altra in Italia, e abbiamo imparato a capire quali sono le logiche perverse con cui si amministra, e quali sono le cose semplici che occorre fare per costruire decisioni condivise e, in quanto tali, effettivamente politiche. Questo è già tantissimo.
Di conseguenza occorre ristabilire la verità della orografia politica: Chance e Maestri di strada stanno a monte e Marco Rossi Doria sta a valle: non è in suo potere inquinare la nostra acqua. Non solo, ma chiunque altro desideri abbeverarsi alla fresca fonte di quell’acqua non solo è benvenuto ma è richiesto. Solo una perversione del pensiero e una sua prostituzione al gioco delle parti può ritenere che una buona idea possa essere appropriata da una parte: la verità, il bello e il bene, mi hanno raccontato al liceo, sono universali, cioè appropriabili da tutti.
E questo basterebbe. Dobbiamo chiederci per quali meandri di pensiero passi invece un’attitudine della sinistra al nepotismo spinto, alla preferenza per le parentele di sangue, per gli uomini-sì, per l’odio alla competenza e all’indipendenza. Forse il pensiero unico, di una totalità uniformante e tendenzialmente carceraria non è estranea a ciò. Anche per questo è necessario che il Progetto Chance e la Onlus Maestri di Strada proclamino la propria indipendenza e facciano capire a tutti che la libertà di pensiero è un bene troppo prezioso per essere svenduto a una candidatura politica.
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