Tu sei stato amministratore di Wikipedia. Ci puoi raccontare?
Conoscevo da qualche anno l’esistenza di Wikipedia, mi interessava la questione delle enciclopedie "contributive” e avevo già partecipato a qualche esperienza di questo tipo, anche se mai a un progetto così ambizioso come Wikipedia. Un giorno sono andato su Wikipedia e ho visto un articolo che volevo modificare: ho cliccato e con grande stupore ho visto che potevo farlo direttamente. Pensavo che mi avrebbero chiesto un’iscrizione. Ho cambiato l’articolo e subito è cambiato on line. La cosa mi ha molto colpito, soprattutto per la flessibilità dello strumento, che però si prestava a degli interrogativi: se tutti possono cambiare qual è lo statuto della "verità”? Mi sono lanciato e ho redatto molti pezzi, abbastanza da poter essere un po’ conosciuto nella comunità ed essere eletto amministratore. Quindi gli amministratori sono eletti?
Sì. E per essere eletto bisogna fare una sorta di campagna: bisogna raccontare la visione che si ha di Wikipedia e su quella base le persone ti votano. Non tutti, solo quelli che ne hanno voglia. Ma anche per votare bisogna avere contribuito un minimo. Comunque, per essere eletto, bisogna aver partecipato alle discussioni, bisogna saper gestire i conflitti. Gli amministratori non hanno un ruolo editoriale, non decidono se un articolo è buono o meno, sono lì per fare ordine, ma hanno anche compiti di "polizia”. Per ordine intendo che la soppressione di pagine può essere fatta solo da un amministratore e solo dopo che la comunità ha votato perché la pagina venga soppressa. L’amministratore è un esecutore. E poi è anche un "poliziotto” perché, ad esempio, quando emergono dei conflitti può bloccare le pagine in modo che nessuno le possa toccare per un periodo. Se la comunità lo ha deciso si possono anche bloccare delle persone. Io l’ho fatto per quattro anni, poi ho smesso perché non avevo molto tempo: è un incarico molto tecnico e facevo sempre più fatica a occuparmi di nuovi articoli. Mi sembrava ipocrita partecipare senza partecipare veramente.
Quindi non c’è gerarchia?
No, affatto. Tutti sono uguali, quelli che scrivono e quelli che leggono. Una persona può avere entrambi i ruoli. Ci sono diversi tipi di utilizzatori: quelli totalmente anonimi e quelli che sono iscritti e hanno un nome; la sola differenza in questo secondo caso è che si può vedere cos’hanno fatto. Ci sono quelli che danno il loro nome e il loro contatto email: questi hanno il diritto di caricare delle immagini (funziona così per una questione di diritti di autore e di responsabilità). Poi, tra i contributori, ci sono gli amministratori, che hanno il diritto di cancellare degli articoli o di bloccare degli utilizzatori. Ma non sono capi: non decidono nulla, eseguono le decisioni di tutti. Poi ci sono gli steward, che sono quelli che possono creare delle Wikipedia in lingue nuove. Ma nessuno è superiore agli altri. In teoria, ma anche in pratica, ad avere del potere su Wikipedia sono quelli che vogliono fare delle cose, che partecipano. Se partecipi molto alla fine ti crei un nome. Visto che le persone mi conoscono quando cambio un articolo nessuno mi viene a dire: perché lo cambi? Se sono anonimo mi succede. La differenza è qui. Infatti a volte contribuisco senza identificarmi e vedo che quando sono anonimo mi si chiede conto di più di quello che faccio. È normale, è una questione di fiducia.
Tu racconti che nel processo del farsi di Wikipedia capitano spesso delle cose spiacevoli: la comunità di chi contribuisce tende a chiudersi su se stessa...
E' vero. Credo che sia una dinamica che interessa un po’ tutte le comunità e tutti i "grandi cantieri” come questo. Dopo un po’ qualcuno matura un senso di possesso, di proprietà verso quello che fa. Per esempio, uno redige un articolo che vuole mettere a disposizione di tutti e però lo considera talmente ben fatto che diventa molto suscettibile al fatto che qualcuno possa modificarlo. Ho notato che spesso le persone che operano su Wikipedia possono essere -parlo anche per me nel momento in cui ero più impegnato- un po’ aggressive o sospettose verso i nuovi. Si sospetta che chi arriva e propone cose "nuove” abbia "cattive intenzioni”. Diciamo che può essere un ambiente a volte non così piacevole. E' una delle ragio ...[continua]
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