Potete raccontare la storia di “DoppioFondo”?
Tiziano. Come associazione siamo nati nel 2014. Le esperienze mie e di Vanessa risalgono a qualche anno prima: entrambi abbiamo fatto studi accademici, cinque anni, specializzandoci in grafica d’arte. La nostra ricerca sulle tecniche di stampa atossiche è iniziata tra il 2011 e il 2012, quando in Accademia di Belle Arti abbiamo seguito un corso di grafica d’arte. Lì abbiamo imparato varie tecniche per realizzare appunto incisioni e stampe eco-sostenibili. Sono seguiti due, tre anni di sperimentazioni in Accademia, in collaborazione con un docente e con alcuni studenti che frequentavano il corso, così da avere uno spettro più largo su cui lavorare, per verificare che il materiale e le tecniche che applicavamo rispondessero anche ad altre esigenze. Una delle prime difficoltà emerse è stata infatti quella di trovare dei materiali eco-sostenibili da utilizzare però in “grande scala”.
Finiti questi due, tre anni di ricerca abbiamo continuato a lavorare con queste tecniche al laboratorio Libero43, con sede a Forte Marghera, fino a quando, nel 2014, ci siamo trasferiti a Venezia e abbiamo dato vita a questa nuova associazione, “DoppioFondo”, dove abbiamo ulteriormente affinato le tecniche. Ormai le padroneggiamo bene. Resta in parte da indagare la tenuta nel tempo dei risultati, se quello che abbiamo stampato funziona o no.
Voi lavorate con inchiostro non-toxic: cosa significa?
Tiziano. Il mondo della stampa è una realtà molto complessa: noi parliamo di eco-sostenibilità in quanto riduciamo molto l’uso di materiali tossici, che possono esserlo sia per l’utilizzo, ma anche per la produzione. Preciso che in un laboratorio di stampa si producono comunque un tot di rifiuti, è difficile arrivare a un livello zero. Quindi essere eco-sostenibili, nel nostro campo, significa semplicemente utilizzare materiali meno nocivi sia per chi li utilizza sia per chi li produce. Ad esempio, gli inchiostri che utilizziamo vengono definiti “atossici” perché sono a base d’acqua. È un po’ lo stesso passaggio che c’è stato dalle vernici a solvente a quelle all’acqua e che ti permettono di non utilizzare l’acquaragia, il diluente nitro; puoi lavare tutto con acqua e sapone.
Comunque, intendiamoci, uno straccio sporco di colore resta uno straccio sporco di colore, nel nostro caso sarà molto meno velenoso rispetto a uno imbevuto di solvente, però comunque ti ritrovi con un tot di scarto.
La differenza rispetto ai colori tradizionali è che questi, pur garantendo gli stessi risultati, sono solubili in acqua. Con i colori tradizionali invece, per pulire il piano di lavoro (solitamente vengono stesi sul marmo) si utilizzano dei solventi. In realtà il colore tradizionale si potrebbe comunque pulire usando dell’olio d’oliva, che spezza la densità, la vischiosità, e uno sgrassatore, però tradizionalmente il colore a olio viene pulito con l’acqua ragia o con la nitro. Comunque, nel momento in cui escludi il solvente, non compri più l’acquaragia e quindi ne disincentivi la produzione.
Forse il passaggio più importante in questo campo è però quello riguardante l’utilizzo dei mordenti, oltre ai vari prodotti chimici che si usano per fare questi passaggi di acidatura.
Ad esempio, per l’incisione su metallo si utilizza l’acido nitrico che, oltre a provocare esalazioni, è un liquido abbastanza pericoloso, perché è ustionante per la pelle. Ecco, noi abbiamo sostituito questo acido con un sale, il solfato di rame. Questo per noi è stato un cambiamento rilevante.
Il solfato di rame è poi il verderame che viene utilizzato nell’agricoltura. Neanche questo è un materiale innocuo, bisogna usarlo con attenzione, però non ha esalazioni e quindi non hai vapori nel laboratorio. In più ti permette di rinnovarlo continuamente, perché alla fine è un liquido disciolto in acqua e prima che sia completamente esausto può passare anche un anno. Per un laboratorio è anche un risparmio perché, anziché comprare ogni volta l’acquaragia o la benzina (metodi ancora utilizzatissimi), trattandosi di una soluzione concentrata, la vai ad aggiungere alla soluzione precedente. Invece, col vecchio mordente, dovevi sostituirlo continuamente e quindi smaltire gli avanzi.
Puoi s ...[continua]
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