Pier Paolo Poggio lavora come storico presso la Fondazione "Luigi Micheletti" di Brescia. E’ autore di L’obscina: Comune contadina e rivoluzione in Russia, edito da Jaca Book nel 1978, un tema di cui ha continuato ad interessarsi pubblicando dei saggi su riviste. Recentemente ha pubblicato Nazismo e revisionismo storico, edito da Manifestolibri.

Il dibattito filosofico, storico e sociologico sulla comunità torna periodicamente alla ribalta, e parlando di comunità non si può non parlare dell’obscina, ma cos’era esattamente?
L’obscina era la specifica forma di democrazia contadina che, fino ai primi decenni del ’900, vigeva nelle comunità rurali della Russia. La base dell’obscina era il villaggio, la cui vita era governata dall’assemblea dei capi-famiglia -chiamata mir, che vuol dire "pace", ma anche "mondo"- che decidevano i principali aspetti della vita del villaggio e in particolare della ripartizione delle terre. Sostanzialmente, ciò avveniva suddividendo in strisce i vari tipi di terreno che facevano parte del territorio del villaggio, le quali erano poi attribuite, in base a diversi criteri (il numero dei componenti la singola famiglia, i suoi bisogni, la sua capacità lavorativa, eccetera), alle varie famiglie, in modo tale che ciascuna avesse terre di buona qualità come anche terreni scadenti. La stessa famiglia doveva quindi lavorare in più appezzamenti i quali, come hanno dimostrato anche ricerche recenti, non erano di loro proprietà, ma erano solo posseduti sulla base dell’uso. Questo sistema comunitario era molto sentito e favoriva delle forme di lavoro in comune fra gli stessi contadini come, col nome di artel, fra gli artigiani o fra i lavoratori itineranti tipo i boscaioli o i battellieri. La diffusione della forma comunitaria forse spiega anche da dove abbiano tratto origine i soviet, che sembrano nascere quasi miracolosamente nelle fabbriche durante le rivoluzioni del 1905 e del 1917: gli operai urbanizzati delle fabbriche, che in gran parte provenivano dai villaggi di campagna, quasi sicuramente ricordavano queste forme democratiche che nelle campagne organizzavano la produzione materiale e la riproduzione della vita sociale ed erano così spinti a riproporle nelle fabbriche e nelle città.
Questa diffusione di un "immaginario comunitario" mostra anche che le teorizzazioni del "mutuo appoggio", inteso come dimensione naturale della convivenza umana, fatte da un teorico anarchico come Kropotkin, erano tutt’altro che delle fantasie intellettuali. Kropotkin era certamente un intellettuale, ma un intellettuale che si rapportava a un retroterra storico, a una sensibilità condivisa.
Va poi detto che, anche se l’obscina è probabilmente la forma di comunità rurale più nota, non vuol dire che fosse l’unica ed infatti forme simili erano diffuse sia in tutto l’est europeo, che in Cina, in Giappone, in India, in America Latina e in Europa occidentale, compresa l’Italia. Non a caso quando Marc Bloch ha analizzato la storia dell’agricoltura francese ha messo in luce come il passaggio all’individualismo proprietario sia stato molto lungo, molto sofferto, attraversato da grandi conflitti.
Ma quali erano i rapporti tra l’obscina e il governo zarista?
Il governo autocratico zarista utilizzò, attraverso la sua burocrazia, queste forme comunitarie per raccogliere risorse, cioè le imposte, ma proprio tale sfruttamento fu causa di grandi tensioni perché le obscina non aspettavano che l’occasione per autonomizzarsi. I contadini russi, infatti, vedevano lo stato zarista come uno stato straniero e non riconoscevano assolutamente allo stato e ai proprietari terrieri il diritto di raccogliere queste imposte. Questo succedeva perché nell’est europeo non è assolutamente penetrata la concezione della reciprocità feudale (il contadino paga le imposte al nobile che, col suo castello, deve però proteggerlo) che, invece, innerva la società medievale nell’Europa occidentale.
Il mondo russo è completamente diverso, anche dal punto di vista della geografia, del territorio, da quello occidentale. Non a caso nell’oriente europeo non ci sono i castelli integrati ad un borgo e a un contado, ma i "cremlini", cioè le fortezze, in cui risiedeva il nobile che dominava su un territorio.
In tale contesto il nobile era solo un predatore e un dominatore ed è anche per questo che la storia dell’Europa orientale è piena di insurrezioni contadine sanguinosissime come quelle di Sten’ka Razin o di Pugacev. Questo tipo di rappor ...[continua]

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