Il terzo settore in questi anni ha conosciuto uno sviluppo tumultuoso, si sono fatte leggi ad hoc, se ne discute come una delle grandi prospettive del futuro. Senza sottovalutare assolutamente l’importanza di tale settore, che è abbastanza evidente, noi vorremmo discutere con voi in particolare degli aspetti controversi o delle vere e proprie patologie che il settore sta mettendo in mostra.
Di Padova. Tutti sanno che il volontariato nel nostro paese è drogato, nel senso che si utilizzano persone che sono alla ricerca di lavoro e che nel fare volontariato presso case di cure, istituti, anche cooperative, trovano un’immediata risposta occupazionale. Il pagamento di questa forza lavoro avviene attraverso il cosiddetto rimborso spese, che a volte può essere sostitutivo di uno stipendio vero e proprio. Ma l’entità del rimborso è del tutto discrezionale, perché non c’è un potere contrattuale tra le parti.
Riguardo poi alle cooperative c’è la questione del socio lavoratore, che permette alle cooperative di partire avvantaggiati, dal punto di vista del costo del lavoro, nelle gare d’appalto che la pubblica amministrazione indice per la gestione dei servizi socio-assistenziali e nelle quali vige la regola del massimo ribasso. Questo rischia di far crollare la qualità del servizio da fornire alla pubblica amministrazione. Per esempio, associazioni che questa qualità potrebbero offrirla, perché hanno operatori tecnicamente preparati, ma il cui rapporto di lavoro è regolato dal contratto nazionale, è talmente penalizzata in partenza da potersi risparmiare di presentarsi alla gara. L’Anffas, un’associazione non profit con un’esperienza ormai decennale in questo settore, se partecipa alla gara d’appalto al Comune di Milano con i suoi costi sicuramente non potrà mai competere con una cooperativa. Io cito il Comune di Milano, ma non per una sorta di pregiudizio ideologico nei confronti della giunta di Milano, anche le amministrazioni di altro colore hanno come primo obiettivo quello di spendere il meno possibile.
Creston. Luciano è partito in quarta e ha messo in evidenza le patologie di un certo modo d’intendere il volontariato da una parte e la cooperazione sociale dall’altra. Quest’ultima, aggiungo io, è una patologia che sta invadendo non solo la cooperazione sociale, ma tutto il mondo cooperativo.
Però io credo che sia più giusto partire dagli aspetti anche positivi che ci sono nell’esperienza del cosiddetto terzo settore, del non profit. Noi seguiamo in particolare il settore del socio-assistenziale educativo privato, cioè di quella parte di lavoratori che, anche contrattualmente, sono dipendenti privati che operano in cooperative sociali, in associazioni come l’Anffas, l’Ampas, l’Avis, l’Aias e via dicendo. Allora mi pare importante evidenziare un primo aspetto: il cosiddetto terzo settore in questi anni si è sviluppato e ancor più lo farà nei prossimi anni, sia in termini di quantità d’interventi che di tipologia di prestazioni e, conseguentemente, è destinato a crescere anche il numero degli addetti interessati, sia lavoratori che volontari.
Questa crescita è dovuta in primo luogo al fatto che cresce la domanda di servizi nel paese e, in secondo luogo, al fatto che la pubblica amministrazione sta ridefinendo il proprio ruolo nella risposta alla domanda di servizi, il che in sé è inevitabile. Abbiamo le amministrazioni di centrodestra che pensano che il pubblico si debba occupare solo del cosiddetto governo, degli indirizzi da dare, mentre la gestione e la risposta effettiva alla domanda andrebbero affidate al privato; ma anche chi, come noi, continua a pensare che il servizio pubblico deve svolgere un ruolo primario non solo nel governo, nella programmazione e nel controllo, ma anche negli interventi, nella gestione, ha la consapevolezza che solamente attraverso un’integrazione tra intervento pubblico e privato non profit, si può dare una risposta più efficace ed efficiente a questa crescente domanda di servizi.
Credo, fra l’altro, ...[continua]
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