Quel giorno mio cognato era venuto a chiamarmi per giocare due numeri al lotto. Siamo usciti per andare dal tabaccaio, nel palazzo che chiamano "spondatore", tra corso Bruno Buozzi e corso Sirena, e ci siamo messi in fila; d’improvviso abbiamo sentito delle femmine del corso Sirena che noi conoscevamo che gridavano "chiurite, chiurimmece aint, se stanno sparanno, se stanno sparanno, sul marciapiede sul marciapiede, ’int ’o giardino, int ’o giardino". Queste donne hanno creato il panico, per cui tutta la gente si è chiusa dentro, perché effettivamente si stavano sparando. Mio cognato tutto imballato è rimasto dentro, io sono uscito sul marciapiede, perché abito proprio là, e sono andato verso casa mia perché la cosa mi preoccupava. Una signora è entrata dal tabaccaio dicendo che avevano sparato a un ragazzo piccolo, "è nu guaglione, è piccerillo". Là tutte le famiglie sono numerose, io ho tre o quattro cugini, allora sono corso a vedere, ma tutti scappavano con dei visi pallidi, senza dire un’acca, con una paura esagerata, mentre quelli dei negozi abbassavano tutti le serrande...
Si era subito pensato che fosse stata una sparatoria di camorra. Anch’io all’inizio ho pensato questo, però, visto che è successo dove abito io, là non ce ne abitano più di camorristi pericolosi perché chi arrestato, chi ucciso, come dire, è stato pulito il posto. Però mi preoccupavo che qualcuno ci fosse andato di mezzo, perché è assai facile... Chiudere i negozi comunque è l’unica per evitare di vedere chi scappa, per evitare che la polizia venga e ti faccia delle domande; è la prima cosa che fanno i negozianti in questi casi, è sempre così. Allora mi sono avvicinato e ho visto che tutte le persone di dove abito io erano accorse a vedere chi era stato colpito; ognuno andava a vedere se si trattava di qualche parente, qualche figlio, perché noi stiamo sempre per strada, tutti quanti, al bar, al salone... La folla si era fermata proprio attorno a questo ragazzo, volevano vederne il viso, ma lui aveva del sangue che usciva dalla testa ed era difficile riconoscerlo. C’erano delle donne che gridavano "mamma mia, è nu guagliuncello" e si sentivano svenire; qualcuna aveva proprio delle manifestazioni di svenimento, dovetti prenderla per un braccio...
Effettivamente anche a me dette l’impressione di avere quindici o sedici anni, molto ben vestito... Così tutti noi di corso Sirena abbiamo fatto la stessa cosa: andare vicino, vedere e poi andarcene con tanto di dispiacere, perché era un ragazzo, e non sapevamo ancora di chi era, che tipo di sparatoria. Anche se la prima cosa che balzò sulle labbra di tutti era: non lo conosciamo. Effettivamente non era di Barra, forse era di San Giovanni, ma è difficile che una persona nota di San Giovanni passi per Barra. La gente del mio palazzo, mia zia, il barbiere, avevano visto che il ragazzo che aveva sparato se n’era andato via senza correre, con in mano la pistola, a piedi. Tutti quanti l’avevano visto, parecchi lo conoscevano, perché lo conosciamo tutti Ciro, tutti sanno che ha dei problemi psichici, ma nessuno l’ha nominato. Per un paio d’ore non si è saputo chi aveva sparato.
Poi è Arrivata la polizia, e ha bloccato il corso Sirena; è trapelata la notizia che l’ucciso era un finanziere che era venuto a prendere la fidanzata, che abitava lì. Io volevo sapere come era stato ucciso, perché era stato ucciso in un palazzo dove abita un contrabbandiere, ma non di quelli che potrebbero ammazzare un finanziere. Sono passato tra la folla e la polizia e sono andato al bar che frequento, per vedere se girava qualche voce. Lì ho incontrato Maurizio che mi ha detto: "Ma tu hai capito chi è stato?", "No, chi è stato?", "E’ stato Ciro, o frate de Cavallaro". Così mi ha raccontato che lui aveva chiesto il motorino al Grillo (un altro nostro amico). Il Grillo gli aveva dato uno spintone "famme sta quieto", e si era messo sul motorino per andarsene. Allora lui aveva preso la pistola e gliel’aveva puntata dietro la testa. Quelli che stavano attorno allora hanno gridato "oh, chello Grillo è cumpagno!" e lui sentendo questa parola aveva abbassato la mano, però la pistola era scarica, poi si venne a sapere. Che fece lui allora? Entrò nel rione Mario Pagano e si fermò fuori al bar; ma nel frattempo tutta la gente si era spostata sul marciapiede di fronte, perché lui aveva detto a Maurizio, con una voce un poco alta "aggia acciso a uno, l ...[continua]
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