Massimo Canevacci insegna Antropologia Culturale all’Università di Roma.

Cos’è una cultura giovanile?
Io vorrei partire inquadrando il fenomeno della cultura giovanile anzi, delle culture giovanili, all’interno della trasformazione profonda che è avvenuta nelle grandi metropoli occidentali. Infatti la modificazione del vivere metropolitano è basata su un tipo di comunicazione che ha totalmente smantellato, eliminato non solo i tradizionali mezzi di comunicazione, ma anche i modi di interpretare la condizione metropolitana e in particolare la condizione giovanile. E se non si tiene conto di questa radicale trasformazione della vita metropolitana si ha difficoltà ad intendere le profonde trasformazioni avvenute nei comportamenti giovanili.
La seconda premessa è il fatto che la condizione giovanile attualmente si sta dilatando sempre più, attraverso un processo abbastanza complesso di integrazione e differenziazione con le altre classi di età. Attualmente è diventato difficilissimo non essere giovani. Teniamo presente che la percezione della gioventù è un fatto profondamente storico, l’autopercezione e la valutazione dell’alterità come giovane varia profondamente, soprattutto a partire dal dopoguerra. Questa mutazione raggiunge il suo momento più acceso negli anni ’80 per alcune ragioni: il calo del tasso demografico, fortissimo, non solo in Italia; il narcisismo come tratto determinante di moltissimi atteggiamenti che comporta un processo autoreferenziale da parte del singolo, e un senso di “immortalità” del soggetto, con incapacità di invecchiare, di concepire addirittura la dimensione della morte; i processi produttivi come la terziarizzazione crescente. Tutto questo fa sì che la condizione giovanile sia sempre più al centro di comportamenti di fasce di età che una volta ne erano totalmente escluse. Allora un codice, legato a un determinato costume -che può essere l’alimentazione, il vestiario- partito da una classe di età molto giovane, entra in un processo di inglobamento e di differenziazione, e quindi in un conflitto semiotico forte, con le altre classi di età che cercano sempre più di appropriarsene spingendo poi le fasce più giovani a inventare nuovi codici per produrre nuove differenziazioni. E così si estende, per classi di età successive, un complesso gioco di mimesi e di differenziazione che è uno dei conflitti contemporanei più interessanti dal mio punto di vista: se potessimo avere una sorta di pianta geografica in cui collocare queste differenti classi di età, anche a livello topografico, per esempio in una grande metropoli, ebbene, allora sarebbe interessante vedere come questa mappa geografica comportamentale, si modifica con il tempo.
Si sente sempre parlare di giovani tutti uguali, vittime delle mode...
Nessun jeans è identico a se stesso ma viene sempre più caricato di piccoli segni che lo differenziano non solo dalla classe successiva ma anche da un gruppo di pari differente, a volte anche antagonista, per cui si assiste, anziché a una piatta omologazione come ancora tanta gente continua a dire, a una crescente scelta soggettiva, attentissima alla decodifica altrui e alla costruzione della propria immagine corporale. Nessun tratto del modo di esposizione in pubblico del corpo giovanile è estraneo a una attentissima scelta semiotica da parte del giovane, sia a livello del vestiario, ma ancor più con i tatuaggi, la modifica dei capelli, la trasformazione sempre più esplicita, pubblica, del corpo in senso fisico. Credo che sia possibile definire i comportamenti giovanili come un atto di semiotica applicata tra le più attente, sottili e coscienti, e proprio questo gioco semiotico non è di pura forma, ma assume al suo interno profonde valenze politiche, amicali, sessuali, etniche; è una vera e propria costruzione pubblica della propria identità attraverso cui il giovane rappresenta se stesso in pubblico. E attenzione, questo è un processo pubblico, ma parallelo a quello privato: se uno entra nella stanza privata di un giovane vede che è addobbata, con scelta mirata e precisa, con un insieme di codici tra i più variegati a volte, ma che sono in strettissima correlazione con i codici dell’esposizione pubblica. Un processo caratterizzato da una grande mobilità, da una identità mobile, non più fissa, ben delimitata nel tempo, coi riti di passaggio da una fascia d’età all’altra. Le identità giovanili, e non solo quelle giovanili, esprimono una forte tensione disaggregante ed aggre ...[continua]

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