La guerra civile in Siria e in Iraq, i colpi di Stato e le guerriglie seguite alla speranza della Primavera araba, il richiamo costante alle prime generazioni di islamici, ai loro atti e scritti, le atrocità usate come spot, il numero dei morti -250.000 in Siria, si legge- i nomi stessi delle città perdute e conquistate (Raqqa, per esempio) inducono a fare confronti col lontano passato. Come andarono le cose quando, una ventina d’anni dopo l’Egira, a metà del settimo secolo, Amr bin Al-Ass, forse forzando la mano al Califfo (quello vero, Omar, il secondo successore di Maometto), dopo aver preso Raqqa, durante una terribile carestia in Arabia, poco dopo una pestilenza partita da Emmaus (la città della cena coi discepoli di Cristo risorto), conquistò Alessandria e dilagò a occidente? Perché i Copti di Alessandria scelsero di aprire le porte ai Musulmani?
Invece di provare a scrivere un bignami, ho pensato di copiare qualche pagina sulla conquista dell’Egitto scritta un secolo fa da uno studioso italiano importante, Leone Caetani, poi emigrato (e morto) in Canada per sfuggire al fascismo. Le pagine sono prese dagli Annali dell’Islam, vol. IV, p. 80 e successive, reperibili in rete digitando il nome dell’autore e il titolo, se si vuole leggerne di più. C’è molto di più da leggere, anche per noi uomini della strada, a cominciare da Maometto e le grandi conquiste arabe, di Francesco Gabrieli, ma gli Annali, ovviamente datati, sono reperibili in rete e bastano a suscitare qualche dubbio e domanda.
Occorre premettere, per rendere comprensibile il testo, che l’Egitto, all’inizio del settimo secolo, era stato governato brevemente dai persiani (che erano zoroastriani, yazidi, come alcuni ancora adesso) sotto il regno di Cosroe e durante una crisi profonda a Bisanzio. Poi a Bisanzio aveva preso il potere Eraclio, che aveva riorganizzato l’esercito, anche promettendo ai soldati parte delle terre conquistate, come, qualche secolo prima, facevano i romani (vicino a Torino, a Valperga Caluso, ci sono ancora i confini di allora, le centuriazioni) e aveva quindi sconfitto e ucciso Cosroe, riprendendo il controllo dell’Egitto. Gli egiziani erano, come ancora adesso i copti, monofisiti. Credevano cioè che Cristo avesse una sola natura, quella divina. A Bisanzio, col Concilio di Calcedonia, aveva prevalso il monoteletismo, cioè la tesi che Cristo avesse due nature, quella umana e quella divina, ma un solo fine, una sola volontà. Ai capi copti il compromesso non piaceva. Bisanzio mandò ad Alessandria Ciro, come governatore e patriarca (la somma nella stessa persona di poteri politici e religiosi non l’ha inventata Maometto).
Leggiamo dagli Annali di Caetani:
"L’insuccesso di Ciro fu evidente fin dal principio. Nessuno volle neppure trattare con lui la questione religiosa. Gli ortodossi stessi fecero tutto ciò che era possibile per indurlo a desistere dal tentativo; ma invano, perché Ciro volle fare la prova, a dispetto di tutti. I Copti apertamente e risolutamente si rifiutarono di prendere in considerazione l’artificioso accomodamento, che nascondeva non già un interesse nella felicità spirituale dei Copti ma solo un desiderio di unificare la Chiesa Cristiana a solo e unico profitto del patriarca di Costantinopoli e dell’imperatore bizantino, di cui il patriarca era la creatura. Vista la sua cattiva riuscita, Ciro abbandonò i mezzi pacifici della persuasione oratoria e della logica sofistica, e, sia per dispetto sia perché credesse realmente di domare i Copti, si abbandonò alla politica ben pericolosa e sempre inefficace della persecuzione. Ebbe allora inizio la grande persecuzione dei Copti, cominciata, crede il Butler, uno o due anni dopo il Concilio di Alessandria, nell’ottobre del 631 E.V. E terminata solamente con l’invasione araba.
§157. I particolari della persecuzione non hanno rilievo per il nostro particolare argomento […]. A noi importa però rilevare che la persecuzione fu realmente rigorosa e a volte ben crudele: pare accertato che a volte il patriarca Ciro, o forse più correttamente i suoi dipendenti e agenti, non esitassero a ricorrere persino alla tortura: in alcuni casi [...] molte persone furono mandate a morte dai soldati, senza giudizi di sorta. Questi furono nondimeno i casi estremi e non sembrano essere stati frequenti: talvolta l’azione energica e sanguinosa del governo fu motivata da una pretesa rivolta: gli uccisi sono accusati di aver attentato alla vita del patriarca Ciro. Questa accusa ...[continua]

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