Cari amici,
un altro Ramadan sta passando con apparente leggerezza, come d’abitudine. In questi anni si tratta di Ramadan lunghi e difficili: digiunare e non bere dall’alba al tramonto con alte temperature per moltissime ore diurne, dato che il mese sacro cade nel periodo estivo con le giornate più lunghe, è davvero un’ardua impresa. Per lo meno, nell’opinione di chi non lo fa. La maggior parte dei musulmani e dei marocchini pare invece avvezza a questo sacrificio che dura per un mese lunare di 29 o 30 giorni e che cade ogni anno con circa dieci giorni in anticipo. La prima volta che visitai il Marocco era Ramadan. Nel 1990 non era ancora un Paese totalmente vocato al turismo com’è invece oggi: avevo dunque incontrato difficoltà nel procurarmi cibo durante le ore diurne e mio malgrado avevo beneficiato di una dieta improvvisata quanto imposta, dimagrendo di sei chili in sei giorni!
La maggior parte di chi pratica il digiuno rituale sostiene che faccia bene, che sia un momento di grande purificazione, di vicinanza a Dio e alla comunità umana, soprattutto ai poveri, a chi soffre. Ed è questo infatti anche il mese della massima pratica dello Zakat, l’elemosina, di cui beneficiano i meno abbienti. È evidente per chi si trovi a condividere questo mese quanto esso sia importante per l’identità non solo religiosa. Il giornalista Omar Saghi si chiedeva, proprio all’inizio del Ramadan, quanto fosse credibile la richiesta di laicità in Marocco facendo riferimento all’obbligo di digiunare per tutti i musulmani. Un obbligo dettato dalla legge, con pene per chi trasgredisce, com’è capitato a due lavoratori affaticati dal caldo torrido di Zagorà, profondo sud nella Valle del Draa: avendo bevuto in pubblico sono stati arrestati il 13 giugno scorso. L’articolo 222 del Codice penale prevede pene fino a sei mesi per chi interrompa pubblicamente il digiuno durante il mese di Ramadan.
Saghi conclude il suo excursus sul desiderio di laicità in Marocco, sostenendo che esso possa affermarsi ed essere riconosciuto solo come un movimento minoritario, rinunciando all’aspirazione a essere norma universale.
Il Ramadan è anche un forte propulsore economico: le spese alimentari in questo mese salgono puntualmente e quest’anno ben del 16% e c’è da attendersi un aumento di quelle del vestiario (diminuite in favore di quelle alimentari) alla fine del mese, quando in occasione della piccola festa (Aid L-Fitr) i genitori regaleranno ai bambini abiti nuovi, come da tradizione.
Aumentano persino le importazioni. Per la prima volta quest’anno il Marocco ha importato 4.000 tonnellate di uova dalla Spagna per far fronte all’aumento dei consumi!
L’economia si muove, il Marocco sembra sempre in crescita, si vede che il denaro gira e che la gente consuma e tutto questo insieme di cose fa ben sperare. Ma alla prova dei dati statistici, si riscontra che da trent’anni l’indice della disuguaglianza non è cambiato, la forbice tra ricchissimi e poveri non è diminuita, anzi.
Mentre paesi di grandi disuguaglianze, come il Brasile, hanno visto diminuire il tasso di disparità negli ultimi decenni, in Marocco questo purtroppo non sembra essere avvenuto. Anche se certamente i più poveri sono meno poveri di prima, le distanze restano immense e la ricchezza dei già estremamente ricchi aumenta vertiginosamente. Lo stesso re, definito re dei poveri, ha ammesso questa sconfitta in un discorso tenuto il 30 luglio 2014: "Anche se il Marocco ha conosciuto una crescita tangibile, la realtà conferma che di questa ricchezza non beneficiano tutti i cittadini”. Un discorso che non pare abbia avuto effetti sulle politiche marocchine degli ultimi anni. Lo stesso governo populista di Benkirane si è limitato, secondo gli esperti, a mere "manovrine”, inefficaci per i destini della porzione povera e poverissima della popolazione.
Eppure il Paese, tradizionalista e conservatore, s’apre sempre di più, anche grazie al sovrano e ai politici più vicini alla monarchia, a ideali progressisti. Quest’anno sono stati ritirati dalle scuole 147 manuali scolastici che verranno revisionati per aprire a una visione più laica ed equa: le immagini dei testi di educazione religiosa che riproducano solo donne velate verranno sostituite per dare spazio alla presenza di donne non velate. Le persone diversamente abili non verranno più associate ai mendicanti. Si tenderà a valorizzare la figura femminile contro testi ritenuti sessisti. Si è ancora lontani dal tentativo vene ...[continua]

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