Le elezioni amministrative in Italia e il referendum sull’uscita dall’Unione Europea nel Regno Unito hanno rovesciato, per molti aspetti, comportamenti e aspettative. Si è parlato, in tutti e due i casi, di vittoria delle periferie. Si tratta piuttosto di peso determinante, di vittoria, della classe sociale degli elettori sulle appartenenze partitiche e sulle indicazioni dei leader (Farage ha il 13% dei voti, non il 52). Che differenza fa parlare di classe sociale o di periferia? Se si parla di classe si chiarisce che non se ne possono migliorare le condizioni (il lavoro, il reddito, la funzione) con misure di arredo urbano. Per migliorare la condizione sociale di chi sta male, ed abita in periferia, bisogna almeno migliorare i trasporti pubblici, i servizi sanitari, le scuole, gli asili, l’ambiente, la viabilità, l’accesso al lavoro. Se quelli che abitano nelle periferie si mobilitano per eleggere a rappresentarli dei propri simili (o rifiutano la continuità con un passato per loro negativo, come nel Regno Unito) è un primo, drammatico, passo che può mutare la politica in Europa. Poi si vedrà. Ma vediamo cos’è successo, vicino e lontano.

Torino
La inattesa sconfitta del sindaco uscente Fassino e del suo partito a Torino è già nota a tutti. È meno noto che la sconfitta del partito si estende a Ciriè, San Mauro, Nichelino (dove ha vinto una coalizione di sinistra contrapposta, non sussidiaria al Pd), Pinerolo; alla città metropolitana ed oltre. Bisogna anche riflettere sulla quantità e la distribuzione dei voti che mi hanno colpito molto, anche se non proprio sorpreso. Cinque anni fa, nel primo e unico turno, Fassino, eletto col 56,66% dei voti, prese 255.242 voti. Questa volta ha preso al primo turno 160.023 voti, 95.219 in meno, più di un voto in meno su tre, e al secondo 168.880. Il commento prevalente ha riguardato l’evidente massiccio trasferimento dei voti degli esclusi su Chiara Appendino dei 5stelle. Io sono rimasto molto più colpito dalla perdita dei voti assoluti e dalla distribuzione della perdita per circoscrizione (e dal complementare successo della Appendino, assai differenziato per circoscrizione) al primo turno, quando non c’è l’influenza dell’afflusso degli esclusi, per lo più di una qualche destra.
Dato che le 10 circoscrizioni del 2011 sono diventate 8, ma le più emblematiche sono rimaste identiche, mi limito ad alcune rimaste invariate: il Centro-Crocetta, che viene considerata quella più benestante, da un lato, e quelle che includono Vallette e Falchera, considerate tra le più disagiate, dall’altro. Nel 2011, nella circoscrizione Centro, Fassino aveva preso 20.934 voti, pari al 50,55%, la sua percentuale più bassa. Alle Vallette aveva preso il 58,04, alla Falchera il 55,77, per non parlare del 59,30 al Lingotto e del 61,81 a Mirafiori Sud (dove il confronto col 2016 non è possibile per gli accorpamenti). I 5stelle avevano qualche per cento. Nel 2016 il mondo si è capovolto. Al Centro Fassino prende ancora il 50,18% contro il 23,68% della Appendino, ma, al secondo turno, il 59,46 contro il 40,54. Alle Vallette, al primo turno, prende il 36,13% contro il 34,58 della Appendino (un solo punto e mezzo di differenza) e a Falchera 35,49 contro 32,62 (meno di 3 punti di differenza); al secondo perde col 35,24 contro il 64,76 e col 37,77 contro il 62,83. Persino Airaudo, al solo primo turno naturalmente, conferma la tendenza: 2,66 a Vallette; 3,35 a Falchera; 4,72 al Centro. Evidentemente i torinesi, soprattutto i giovani, i disoccupati, i cassintegrati, lo hanno considerato una variante raffinata del Pd. La Appendino si è esposta molto di più; e non con toni razzisti. Non mi fa piacere, perché se votassi a Torino avrei votato per Airaudo, e al secondo turno sarei andato in crisi, ma è andata così. E non si può dare la colpa ai giovani disoccupati che non capiscono.

Regno Unito
Nel Regno Unito la spaccatura non è così semplice perché al separatismo dall’Europa si sovrappone il separatismo scozzese e la tendenza alla riunificazione irlandese, ma se si dà per scontato l’europeismo antibritannico degli scozzesi, ricchi e poveri, anche se solo i più poveri e disastrati (il centro di Glasgow e poco altro) votarono a maggioranza per la secessione, e la frattura tra gli irlandesi, si riscopre la coincidenza tra la mappa sociale e quella del voto.  Vi risparmio le cifre perché l’ottima mappa interattiva della Bbc, che si può interrogare in rete in dettagli ...[continua]

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