Cari amici,
la Festa del Sacrificio è stata celebrata in Marocco il 12 settembre scorso. Quest’anno la data ha coinciso col periodo di apertura delle scuole, per questo i consumi delle famiglie marocchine hanno avuto un’improvvisa impennata. Si è calcolato che il prezzo medio di un montone sia arrivato a quasi duecento euro, ma per moltissime famiglie ha potuto toccare i quattrocento. L’inizio dell’anno scolastico è pure motivo di ingenti spese per le famiglie, anche per quelle che non scelgono le onerose scuole private. Infatti, se in Marocco è previsto sulla carta un sistema di accesso gratuito all’istruzione, nella realtà studiare costa abbastanza anche nella scuola pubblica, tra l’altro screditata agli occhi della maggioranza dei marocchini, in quanto anche in questo ambito dell’amministrazione la corruzione ha raggiunto livelli insostenibili. Secondo l’Alto Commissariato nazionale per la Pianificazione, alcune famiglie, segnatamente le più povere, hanno visto aumentare questo mese quasi dell’80% il livello di spesa. È curioso notare come siano in special modo le famiglie più povere a spendere maggiormente per la Festa del Sacrificio. Sono infatti i ceti più bassi e le persone meno istruite che abitualmente aderiscono in massa a questa tradizione religiosa, mentre le famiglie più agiate e i ceti più istruiti spesso evitano il sacrificio del montone (in una percentuale del 10%, contro il 2% dei più poveri).
Come sempre sono i temi economici quelli che valgono maggiormente nelle sfide elettorali, così sarà il prossimo mese di ottobre, per le elezioni legislative, quando si confronteranno principalmente il modernista e filo monarchico Pam, fondato dall’amico di Mohammed VI, Fouad Ali Al Himma, e oggi guidato dall’agguerrito Ylias El Omari, presidente della regione di Tangeri/Tetouan, all’opposizione, e il governativo islamista Partito Giustizia e Sviluppo del primo ministro Benkirane, a capo di una coalizione sfaccettata da quando nel 2011 conquistò la maggioranza relativa dei seggi in parlamento ed ebbe dunque l’incarico di formare il governo nazionale.
Purtroppo soltanto per una ridotta parte più illuminata dell’opinione pubblica i temi centrali saranno la distribuzione della ricchezza, l’efficienza del sistema sanitario e dell’istruzione pubblica e il rispetto non solo formale dei diritti umani e civili.
La scuola pubblica è in grave disagio, lo dice persino l’Unesco. Violenza a scuola, insegnamento in arabo standard e privatizzazione sono i temi che potrebbero spiegare tale crisi. Viene stimato un ritardo di settant’anni nella scuola marocchina in un rapporto indipendente voluto dall’importante Istituzione internazionale. Se la proporzione di bambini scolarizzati sembra crescere, non segue lo stesso andamento la qualità dell’istruzione, con una conseguente elevata percentuale di abbandono scolastico e mancato completamento del ciclo di studi. Con, tra l’altro, disparità sociale e di genere, che vede sfavoriti i più poveri e le ragazze, soprattutto nei cicli secondari della formazione scolastica. S’aggiunga la tendenza alla privatizzazione della scuola, che il governo marocchino sostiene sull’onda delle indicazioni della Banca africana di sviluppo, la quale considera buona pratica di risparmio delle risorse il ricorso al settore privato (solo negli ultimi mesi si è cominciato da parte istituzionale a mettere in dubbio la qualità dell’insegnamento privato, generalmente preferito dall’opinione pubblica a fronte della poca credibilità dell’offerta scolastica pubblica). E resta nell’aria, senza mai veramente essere affrontato, il problema dell’insegnamento in lingua materna, che è pregiudizialmente scartato in Marocco in favore dell’arabo standard. Il rapporto dell’Unesco segnala che il 40% dell’umanità non ha ancora accesso all’istruzione in lingua materna, quando sarebbe proprio essa, secondo l’istituzione internazionale, quella da favorire. Contro l’opinione governativa favorevole all’arabo, incomincia una levata di scudi da parte di alcuni intellettuali, anche del Consiglio superiore dell’educazione, che sarebbero favorevoli all’insegnamento in Darija, l’arabo marocchino parlato.
La situazione della sanità pubblica versa ancora in peggiori condizioni e chi deve curarsi difficilmente può fare a meno di servirsi delle costose prestazioni delle cliniche private, le uniche dotate delle necessarie strumentazioni. Pena la mancanza di cure adeguate.
Chi, come Khadija Ryadi, la battaglier ...[continua]

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