Un rapporto del McKinsey General Institute del luglio scorso (vedi link), citato da Federico Rampini su "Repubblica” del 13 agosto, confronta il reddito lordo e il reddito disponibile (dopo le tasse e i sussidi) nel decennio 2005-2014 con quello del decennio precedente in 6 Paesi: Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Olanda, Francia e Belgio.
Non sorprende che, dopo la crisi, ci sia un declino dei redditi in quasi tutti i paesi. Sorprende l’entità e la pervasività del declino, la distribuzione per decili di reddito della popolazione (le persone nello stesso decile di reddito, a distanza di dieci anni, non le stesse persone più vecchie di dieci anni). Sorprendono le differenze tra paesi e tra reddito lordo e reddito disponibile nei vari paesi, che sono una sorta di indicatore complessivo delle politiche sociali. Si commentano più di frequente gli andamenti del Pil e della produttività, o le clamorose e crescenti differenze di reddito e di ricchezza, sulla strada aperta da Piketty. Gli andamenti del reddito disponibile ci sono meno familiari.
Il McKinsey General Institute ha scelto di misurare le differenze di reddito dello stesso decile a distanza di dieci anni perché ritiene che le differenze tra le varie classi sociali possano anche non sconvolgere la società se il reddito di chi sta più in basso cresce, ma che la caduta permanente del reddito della stessa classe sociale nel tempo difficilmente possa essere tollerata senza scosse.
Ma veniamo ai dati essenziali. In Italia la caduta del reddito lordo ha riguardato il 97% della popolazione; negli Stati Uniti l’81%; nel Regno Unito il 70%; in Olanda il 70%; in Francia il 63%; in Svezia il 20%.
Per il reddito disponibile, dopo le tasse e i sussidi, in Italia il declino riguarda il 100% (3 punti in più che per il lordo); negli Stati Uniti meno del 2% (80 punti in meno); nel Regno Unito il 60% (dieci punti in meno); in Olanda il 70% (livello immutato); in Francia il 10% (53 punti in meno); in Svezia meno del 2% (18 punti in meno). In sostanza Stati Uniti, Francia, Svezia, in misura minore Regno Unito, hanno una politica sociale di sostegno al reddito. Italia e Olanda non ce l’hanno.
Come hanno fatto Stati Uniti, Francia, Svezia, Gran Bretagna, a sostenere il reddito? Gli Stati Uniti, secondo il Rapporto, hanno sostenuto il reddito delle famiglie con 350 miliardi di dollari che, insieme con le cifre ancora maggiori usate per sostenere le  banche, hanno portato il loro debito pubblico vicino al 100% del Pil. In misura minore hanno fatto la stessa cosa la Francia e la Gran Bretagna. L’Olanda non ha fatto nulla. La Svezia, con una situazione assai più equilibrata, ha accresciuto il debito pubblico nell’immediato, ma poi lo ha riportato vicino al 40% precedente.
L’Italia, con un debito pubblico molto alto e lo spread in crescita rispetto ai bond tedeschi, come ricordiamo, ha preso misure restrittive che hanno peggiorato la situazione.

Le differenze in dettaglio
Se si guardano i mutamenti del reddito lordo e di quello disponibile paese per paese e decile per decile (o quintile per quintile) si trovano varie conferme e qualche novità.
L’Italia ha una situazione peggiore, e un effetto negativo delle tasse e sussidi, anche prima della crisi. La Francia tampona (non del tutto) il peggioramento del quintile più basso. La Svezia annulla in media il peggioramento, ma lascia immutati i maggiori aumenti dei quintili più alti.
In tutti i paesi il tasso di occupazione dei molto qualificati è maggiore di quello dei meno qualificati (ma con dieci punti, o venti per le qualifiche medie) di differenza tra Svezia e Italia.
La precarietà è aumentata per tutti, ma con grandi differenze tra paesi.
In genere il quintile più basso ha avuto una caduta maggiore del reddito lordo, compensata dall’intervento pubblico.
In Olanda il quintile più basso ha resistito alla crisi passando al lavoro autonomo.
In generale si può osservare che non c’è un’importanza magica dei settori di punta. Non c’è stato l’aumento di produttività atteso dall’automazione, che inoltre distrugge posti di lavoro senza crearne altrettanti di nuovi. Conta di più l’intreccio e l’equilibrio tra settori.

Dove stiamo andando
Il Rapporto è solo uno di moltissimi contributi, ricerche e libri, che mettono in guardia dal considerare la crescita continua come un dato permanente. di natura (vedi anche secondo link). Ricchi per sempre?, si è chiesto Pierluigi Ciocca degli italiani. Rober ...[continua]

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