c’è un libro incredibilmente sottovalutato, della straordinaria ma poco conosciuta Penelope Fitzgerald, dal titolo "La libreria”. Narra di Florence Green, una vedova di buon cuore e con un’eredità modesta che rischia tutto per aprire l’unica libreria di una cittadina marittima dell’Anglia orientale. Questa donna tranquilla fa del suo negozio un luogo di successo -radunando persone, aprendo menti, trasformando vite- e tale successo inaspettato attira le ostilità dei commercianti dalle attività meno fiorenti. Avendo osato ampliare le vite dei suoi vicini, la donna finisce per scontrarsi con la fabbrica di privilegi del posto, che si adopera per annientare lei e la libreria. Durante la storia, Mrs Gamart, donna molto snob e malvagia dotata di un enorme senso di superiorità, riesce a farle chiudere questo luogo di pensieri indipendenti.
Il libro mette a nudo lo snobismo che è ancora parte integrante della vita inglese e l’insularità di cui sono intrise la Brexit e l’elezione di Trump. Mrs Gamart non è poi così lontana dall’uomo con cui mi sono trovata a discutere in un’altra libreria, nel Sud-Est, che difendeva Trump con questa illuminante argomentazione: ha fatto un sacco di soldi, quindi è per forza a) intelligente, b) onesto, c) indiscusso.
In un certo senso, la storia della libreria Book Hive di Norwich, sebbene completamente diversa, presenta sfumature simili a quelle del romanzo. Tanto per cominciare, questa libreria indipendente si trova a Norwich, che della propria diversità fa un vanto. La città è una minuscola isola di anti-Brexit in un mare di pro-Brexit. La libreria è stata votata ai British Book Awards come migliore libreria indipendente. È una splendida cornucopia di parole, davvero indipendente e assortita di libri meravigliosi che coprono ampie distanze, pieni di magia e intelletto, il meglio del meglio; un edificio insolito e ben costruito, di oltre tre piani, nel cuore di una città letteraria. Ospita letture di autori e lanci di libri, supporta l’attività letteraria locale e ha deciso di appoggiare un’iniziativa partita a San Francisco, dove un benefattore anonimo ha comprato mucchi di copie di 1984, di George Orwell, e de Il racconto dell’ancella, di Margaret Atwood, allo scopo di donarle gratuitamente a coloro che queste opere distopiche non le avevano lette. Un modo fantasioso per affrontare l’America di Trump. A Norwhich, un gruppo di lettura guidato da un accademico in pensione ha scelto la Book Hive per fare la stessa cosa: comprare diverse copie di Orwell e della Atwood e donarle gratuitamente alla gente. Chi l’avrebbe detto che Susan Hill, l’autrice di La donna in nero, che alla Book Hive doveva lanciare il suo nuovo libro, si sarebbe sentita così offesa da questo atto di generosità, da questa distribuzione di verità immaginata, da questa libertà di parola. Invece è stato così, e con scarsissimo preavviso l’autrice ha annullato la sua presenza, adducendo vaghe motivazioni di carattere personale.
Dopodiché Susan Hill ha scritto un articolo su "The Spectator Magazine” criticando la libreria "anonima” in quanto "anti-Trump”, in quanto sprovvista di libri a favore di Trump o dei suoi sostenitori e fornita di sole opere a lui contrarie, anche se lei in quella libreria non è mai entrata. A difesa della Book Hive sono accorsi altri autori, più che consci dell’ironia di una libreria che viene condannata perché promuove la libertà di parola. La Book Hive ha replicato esponendosi con una lettera inviata allo "Spectator” in cui il proprietario Henry Layte ha brillantemente confutato le dichiarazioni della donna. Val la pena di leggerla questa difesa nei confronti del ruolo delle librerie indipendenti, dei servizi resi alle comunità locali ma anche dei valori promossi contro chi vuol rendere ogni cosa più piccola e meschina. Ciò che rende davvero indipendenti queste librerie è senza dubbio la capacità di essere diverse, di avere opinioni proprie, di decidere da sé cosa fare e cosa vendere o, è il caso di dirlo, distribuire gratuitamente.
La reazione della comunità è stata commovente. Gli autori si sono stretti attorno alla "Book Hive” e la gente del posto ha espresso il proprio supporto con i tweet e su Facebook. Questa città ama le librerie indipendenti perché ama le menti indipendenti. E nessuna Mrs Gamart riuscirà a chiuderle.
La reazione di Susan Hill all’azione sociale di una piccola libreria indipendente ricorda le reazioni isteriche a certe domande inde ...[continua]
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