In effetti non c’è mancato poco. C’è il 2% di voti complessivi di differenza. Se Corbyn e i suoi avranno testa ed entusiasmo, se i giovani manterranno il loro impegno, questo è l’inizio di un percorso, che avrà bisogno di precisione sui problemi, di successi locali, di capacità politica interna ed estera, di rapporti stretti con gli elettori. Ma la nave è partita.
Se, a qualche settimana di distanza, si vuole riflettere sulle caratteristiche e i possibili sviluppi del voto, oltre che alla cronaca della difficile navigazione della May, si può ricorrere a una mappa interattiva del "New York Times” e a una indagine campionaria di YouGov su 50.000 elettori, di cui do i link. Per me sono stati utili anche i commenti di John Lanchester e Tom Crewe leggibili sui numeri 21 e 23 della "London Review of Books”.
Struttura e caratteristiche sociali del voto
La struttura del voto è cambiata. Dopo mezzo secolo di riduzione del peso dei due partiti maggiori che nel ‘51, quando i laburisti vinsero di misura, rappresentavano insieme il 96,7% degli elettori ma erano diminuiti fino al 55,1 % nel 2010, a perdere sono stati i partiti minori, scesi, nel loro complesso, al 17%. La caratteristica positiva non sta nel ritorno del bipartitismo, quasi imposto dal sistema elettorale uninominale a un solo turno, che lascia esistere solo minoranze concentrate localmente, come Plaid Cymru o gli Unionisti e lo Sinn Fein, ma nella sconfitta frontale dei partiti d’occasione, o monotematici, come Ukip. Forse, allora, è possibile sconfiggerli, se si affrontano i problemi veramente importanti, come ha fatto il Manifesto dei laburisti.
La mappa interattiva illustra visivamente la prevalenza laburista tra i giovani, la cui partecipazione è salita, pur restando minore di quella degli adulti. L’indagine a campione consente di precisare che la prevalenza laburista è stata travolgente: dal 66 al 63% tra i 18 e i 30 anni; il 55% fino ai 40; ancora al 44% contro 39% fino ai 50. Bisogna andare oltre i 70 per avere una situazione speculare a quella dei ventenni. L’inesperienza che secondo alcuni commentatori italiani porterebbe i giovani a credere al "bizzarro” Corbyn (l’aggettivo è di Giuliano Amato) riguarderebbe in realtà anche adulti ben maturi.
Non è confortante che la partecipazione diventi veramente alta (84%) solo oltre i 70 e che in generale salga con l’età; ma quella media è al 69%, lontano dal disastro della Francia, il cui Presidente, portato in trionfo dalla stampa italiana, è stato votato al secondo turno dal 17% degli aventi diritto, e dal disastro italiano che si profila.
I laburisti hanno una grande maggioranza (64%) tra gli studenti (che sono anche giovani); una netta maggioranza tra i disoccupati (54%); sono in vantaggio sui conservatori sia tra i lavoratori a tempo pieno (45 contro 39) che a tempo parziale (44 contro 40). Sono in netto svantaggio (24 contro 63) solo tra i pensionati. Hanno una percentuale crescente al crescere del livello d’istruzione e più alta tra le donne che tra gli uomini. Leggono il "Guardian”, l’"Independent” e il "Mirror” e non il "Telgraph”, l’"Express” e il "Mail”. E non ne siamo stupiti. Sono alla pari tra i lettori del "Financial Times”.
I commenti e le cause
Anche i commentatori seri di giornali seri in inglese erano molto pessimisti sull’esito del voto. Il numero di seggi da conquistare era semplicemente troppo alto e i media, gli economisti, gli ambienti culturali erano tutti contro. Infatti i laburisti non hanno vinto. Il risultato è stato però abbastanza sorprendente da indurre alcuni commentatori a una riflessione autocritica. Tra i commenti interessanti quello di Lanchester sulla "London Review of Books”, scritto subito prima del voto, sulla crescente disuguaglianza sociale e la speculazione edilizia. Nulla che non si veda in Italia, ma su scala maggiore. Da un lato la riqualificazione, anche solo cosmetica, delle cas ...[continua]
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