La Regione Lombardia ha adottato, dal gennaio ’98, una legge di riordino del servizio sanitario, che sancisce la parificazione di tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private, e la netta separazione di funzioni tra le Asl, che comprano le prestazioni da tutti i soggetti erogatori, e le Aziende ospedaliere che producono le prestazioni. Il cittadino è ora libero di soddisfare ovunque il suo bisogno di salute, che sarà poi pagato, in base alle tariffe del Drg, dall’Azienda Sanitaria Locale.
Ne abbiamo parlato con Manuela Vanoli, infermiera professionale all’azienda ospedale Fondazione Macchi di Varese, Rosa Pavanelli, della segreteria della Funzione Pubblica Cgil Lombardia, Angelo Costanzo, segretario della Funzione pubblica Cgil di Sondrio e Massimo Stroppa, tecnico della prevenzione all’Azienda sanitaria locale Milano 2.
Dopo l’introduzione del nuovo sistema di finanziamento degli ospedali, a prestazione e non più a giornate di degenza, e la successiva liberalizzazione della concorrenza coi privati, qual è oggi la situazione negli ospedali lombardi?
Manuela Vanoli. Faccio l’infermiera professionale ormai da 11 anni in un reparto di terapia intensiva cardiologica.
Nel lavoro all’interno del reparto stanno cambiando tante cose. Già da tempo, ad esempio, ci siamo dovuti abituare a fare un po’ i conti con quello che costano le varie prestazioni, mentre prima nessuno, né infermieri né medici, sapeva quanto effettivamente costassero. Come sapete, da qualche anno gli ospedali vengono retribuiti a Drg, (il Drg è la tariffa che viene applicata ad ogni tipo di prestazione; c’è un tariffario nazionale, e poi anche un tariffario regionale, un po’ diverso da quello nazionale, ndr) e ora stiamo assistendo all’aumento di alcune prestazioni. Inoltre, in base alla nuova legge regionale, tutte le aziende pubbliche devono ora confrontarsi con la cosiddetta libera concorrenza con il privato, così anche nel pubblico, da parte dell’amministrazione, comincia a prevalere l’indirizzo verso le prestazioni che rendono di più. E teniamo presente che il pubblico è no profit, immaginiamoci dunque quello che può succedere in un privato profit!
I medici sono ormai bene addestrati a distinguere i Drg che rendono da quelli che non rendono, anche se qualcuno, sentendosi spinto verso prestazioni che non risultano le più appropriate, bensì le più redditizie, comincia a porsi dei problemi di etica professionale. Io lavoro in una unità coronarica, da noi c’è una cardiochirurgia rinomata in tutta Italia, che lavora molto e, quindi, inevitabilmente, ha lunghe liste d’attesa. Purtroppo, ultimamente numerosi pazienti della nostra lista d’attesa si sono spostati verso il privato nella zona di Milano, cosa che preoccupa molto l’ospedale perché la prestazione cardiochirurgica rende molto. Viene da sé allora che si tengano in maggiore considerazione, potenziandoli, quei reparti che offrono prestazioni particolarmente redditizie e che, di fatto, si comincino a trascurare le unità operative che offrono prestazioni, magari utilissime, però scarsamente redditizie.
Rosa Pavanelli. Indubbiamente il meccanismo del pagamento delle aziende sanitarie in base ai Drg, ha comportato una trasformazione della mentalità degli operatori che, però, in assoluto, non è negativa. Operare sapendo quali sono i costi delle prestazioni che si erogano è importante, sia per poter programmare le attività, che per garantire le prestazioni a tutti quanti, con risorse che non sono moltiplicabili all’infinito, sia, infine, per responsabilizzare tutti gli operatori. E’ davvero difficile pensare che nella Sanità si possa realizzare un libero mercato nel quale si possa sviluppare concorrenza tra soggetti pubblici e privati: se il privato, infatti, operando scelte discrezionali tipiche della gestione aziendale, seleziona quali prestazioni fornire anche in base alla loro redditività, il pubblico deve invece continuare a garantire un’intera gamma di prestazioni, da quelle che rendono poco a quelle che rendono di più, da quelle che vanno fornite ai soggetti che possono permettersi di pagare all’extracomunitario che non ha la copertura assicurativa, ma che de ...[continua]
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