Uno dei dati positivi del nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici è che abbiamo visto i tre sindacati di nuovo insieme.
Sì, uno degli elementi importanti di questa firma è stato proprio il fatto unitario. Tanto più che non era affatto certo che si arrivasse a questo esito. All’inizio di questa discussione contrattuale c’erano due piattaforme sindacali, una della Fiom e una di Fim e Uilm, e per la prima volta nella storia c’era anche una piattaforma di Federmeccanica, totalmente in linea col modello Fiat, che è stata fortunatamente sconfitta. La trattativa è durata oltre un anno, con ventiquattro ore di scioperi unitari.
Il primo sciopero unitario, dopo otto anni, si è tenuto il 20 aprile del 2016; era stato preceduto da assemblee nelle grosse città, Torino, Bologna; assemblee unitarie, che erano anni che non si facevano. Non era scontato che non diventassero luoghi di conflitto, perché un conto è il gruppo dirigente che tratta, un conto sono poi i delegati nelle fabbriche, che hanno patito sulla propria pelle le divisioni sindacali. Considera che abbiamo ormai una generazione di delegati, forse due, che sono cresciuti con la divisione sindacale, che non hanno conosciuto il sindacato unitario. Lo spirito dell’assemblea torinese è stato inizialmente di diffidenza, però poi c’è stata, non dico una liberazione, ma certo un ritrovarsi. Con le legittime diffidenze, ovviamente.
La strada verso un vero spirito unitario su metodi e contenuti resta lunga, però qui c’è stata una svolta.
Ovviamente resta aperta la questione della Fiat, che non applica il contratto nazionale. Alle assemblee questo problema è emerso con prepotenza e proprio il dato unitario costringe a una riflessione.
L’altro dato importante del nuovo contratto è che si restituisce potere ai lavoratori: anche Federmeccanica ha riconosciuto che la validità del contratto è condizionata al referendum; referendum che può essere indetto anche da una sola organizzazione o raccogliendo le firme del 30% dei lavoratori. Uno dei nodi al centro delle divisioni del decennio precedente diventa un tema assunto da tutte le parti sul tavolo.
Non solo, molti aspetti che nel contratto Fiat sono diventati a esclusiva disposizione dell’azienda, e che non possono essere elemento di contrattazione o di sciopero delle parti firmatarie, qui vengono riconsegnati anche all’Rsu. Il contratto Fiat (Ccsl) ha tolto potere contrattuale all’Rsu su alcune tematiche, come la gestione dell’orario di lavoro, lo straordinario, i cali produttivi, che ora vengono semplicemente comunicati.
Riassumendo: le cose buone sono, intanto, aver ridato in mano ai lavoratori il potere di scelta, e in secondo luogo aver ridato in mano all’Rsu la contrattazione. Una bella sfida. Ovviamente non mancano aspetti negativi. Il quadro normativo di riferimento è il contratto separato del 2012, che nella sua struttura d’insieme non è il miglior contratto possibile. La speranza è di poterlo scardinare, migliorare, in qualche modo, giorno per giorno.
Poi c’è il salario: come sappiamo, alla fine i lavoratori guardano la cifra in basso a destra della busta paga. Ecco, quella cifra non è brillante. Da questo punto di vista è stato introdotto un nuovo meccanismo di calcolo degli aumenti, che è vero che è posticipato, però anno su anno, a giugno, prevede una rivalutazione dei minimi sulla base dell’inflazione reale. È una sperimentazione: a un certo punto si dovrà tirare una riga e fare un bilancio. Se non funziona si proverà a inventarsi altri meccanismi.
Complessivamente, in base all’accordo, è previsto un aumento salariale di circa 90 euro mensili in parte derivanti dall’inflazione, in parte dalla previdenza, dalla sanità, dal welfare e dal diritto alla formazione continua.
L’assistenza sanitaria integrativa è totalmente a carico delle aziende. Ora, come Fiom, abbiamo chiesto che anche la Fiat, dove invece c’è una quota aziendale e una quota a carico del lavoratore, si adegui.
Quali sono le principali differenze tra il contratto nazionale dei metalmeccanici, Ccnl e quello Fiat, il Ccsl?
Intanto il minimo contrattuale Fiat è più basso del minimo contrattuale di Federmeccanica. Parliamo di circa 76 euro mensili. Se ci aggiungiamo le differenze relative a sanità e previdenza integrativa la distanza cresce parecchio. C’è anche da dire che dal 2013 in Fiat non ci sono stati aumenti in retribuzione base. Cert ...[continua]
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